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  • Martedì 19 dicembre 2023

I genitori di Saman Abbas sono stati condannati all’ergastolo

È la ragazza uccisa vicino a Reggio Emilia nel 2021 perché probabilmente non aveva accettato un matrimonio combinato: il padre si è detto innocente

La Corte di Assise di Reggio Emilia durante la lettura della sentenza
(ANSA/ARTIOLI)
La Corte di Assise di Reggio Emilia durante la lettura della sentenza (ANSA/ARTIOLI)
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Martedì il tribunale di Reggio Emilia ha condannato in primo grado all’ergastolo per omicidio i genitori di Saman Abbas, la 18enne pakistana che abitava a Novellara (Reggio Emilia) e scomparve nella primavera del 2021. Il corpo di Abbas fu poi ritrovato il 29 novembre 2022 in un casolare. Il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen sono stati ritenuti colpevoli di avere ordinato l’uccisione della ragazza. L’uomo che secondo il tribunale ha materialmente ucciso la ragazza, cioè suo zio Danish Hasnain, è stato invece condannato a 14 anni di carcere. Fu Hasnain nel 2022 a indicare agli investigatori dove aveva seppellito la ragazza.

Sono stati invece assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, il cui ruolo nella vicenda non è mai stato esattamente chiaro.

Nel 2021 la sparizione di Abbas era stato uno dei casi di cronaca più seguiti in Italia. Secondo la tesi dell’accusa Saman Abbas fu uccisa perché aveva rifiutato un matrimonio combinato con un uomo residente in Pakistan. Il padre, estradato dal Pakistan nel settembre del 2023, si è sempre dichiarato innocente e lo ha ripetuto anche nell’ultimo giorno del processo. La madre rimane latitante in Pakistan.

Saman Abbas scomparve da Novellara alla fine di aprile del 2021. Inizialmente la scomparsa venne trattata dalle forze di polizia come una possibile fuga o un sequestro. I carabinieri scoprirono però che nei mesi precedenti la ragazza si era opposta al tentativo dei genitori di organizzare un matrimonio combinato con un suo cugino in Pakistan, e per questo motivo aveva denunciato i genitori alla polizia. Da allora era stata ospite di una struttura gestita dai servizi sociali nel bolognese.

L’11 aprile del 2021 aveva deciso di lasciare la comunità educativa per tornare a casa dei genitori, forse per chiedere di riavere i suoi documenti. Il 5 maggio, quando i carabinieri erano andati a casa di Abbas per concordare una nuova sistemazione con i servizi sociali, non avevano però trovato nessuno. Tutta la famiglia aveva lasciato l’Italia tranne il fratello piccolo di Saman, affidato a conoscenti.

È stato proprio attraverso il racconto del fratello, l’acquisizione dei video di sorveglianza dell’azienda agricola in cui lavorava il padre della ragazza e in cui si trova la casa dove viveva la famiglia, e il racconto del fidanzato della ragazza, Saqib Ayub, osteggiato dai genitori e dagli altri parenti, che gli investigatori si convinsero che la ragazza era stata uccisa. Un video del 29 aprile alle 19:15, un giorno prima della scomparsa, mostra lo zio e i due cugini della ragazza andare verso i campi con una pala e un piede di porco.

Nei mesi successivi alla scomparsa tutti gli imputati tranne la madre furono rintracciati e portati in Italia. Lo zio Danish Hasnain, interrogato dalla procura, diede le indicazioni che permisero di trovare il corpo di Saman Abbas. Anche se nella sua testimonianza disse che la ragazza era stata uccisa dal padre, gli investigatori lo ritengono l’esecutore materiale dell’omicidio. L’autopsia eseguita sul cadavere ha rilevato una frattura al collo, compatibile con un possibile strangolamento.

All’udienza di martedì Shabbar Abbas ha nuovamente negato di aver ucciso la figlia, nel corso di una testimonianza di oltre un’ora e mezza.

– Leggi anche: L’inizio del processo per l’omicidio di Saman Abbas