I titoli di testa stavano stretti alla Pantera Rosa

Il celebre personaggio d'animazione comparve per la prima volta 60 anni fa nell'omonimo film di Blake Edwards, e da lì prese vita propria

(MGM Animation)
(MGM Animation)
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Sessant’anni fa uscì al cinema La Pantera Rosa, film di culto diretto dal regista statunitense Blake Edwards che avrebbe introdotto uno dei personaggi animati più famosi del Novecento, e che secondo critici e addetti ai lavori aprì un nuovo corso nel modo di concepire il cinema comico a Hollywood. In particolare, a Edwards viene riconosciuto il merito di avere saputo unire in maniera efficace i due filoni della sophisticated comedy (le commedie brillanti spesso ambientate in contesti mondani e altolocati) e della slapstick comedy, che si basavano su un linguaggio comico caricaturale, su una fisicità esasperata espressa spesso in inseguimenti, risse o gesti rocamboleschi, e in cui l’effetto comico era quasi sempre riconducibile a codici e gestualità in qualche modo ripetitivi, facilmente identificabili e familiari al pubblico.

Primo di una serie di undici film, La pantera rosa fu la prima apparizione del personaggio di Jacques Clouseau (interpretato dall’attore e cantante britannico Peter Sellers), un goffo ispettore della polizia francese che si mette sulle tracce del ladro di gioielli Sir Charles Lytton (David Niven) per impedirgli di impossessarsi di un prezioso diamante di proprietà della principessa ereditiera Dala (Claudia Cardinale), chiamato per l’appunto “pantera rosa”.

Oltre al cast e alla famosa colonna sonora realizzata dal compositore statunitense Henry Mancini, caratterizzata da un riff di sassofono entrato nella storia, La pantera rosa è ricordato anche per la prima apparizione dell’omonimo personaggio animato: una pantera antropomorfa, slanciata e dal pelo rosa, che nei titoli di testa fuma una sigaretta col bocchino e interagisce con i nomi che scorrono sullo schermo: di lì a qualche anno sarebbe entrata a far parte dell’immaginario collettivo, diventando la protagonista di fumetti, film d’animazione e centinaia di cortometraggi animati, oltre che di molto merchandising.

La Pantera Rosa fu disegnata da Friz Freleng, un importante e influente animatore statunitense che negli anni Venti aveva lavorato per Laugh-O-Gram, il primo studio di animazione fondato da Walt Disney, al fianco di colleghi che avrebbero contribuito allo sviluppo industriale del settore come Ub Iwerks e Hugh Harman.

Dopo la fine dell’esperienza a Laugh-O-Gram, Freleng iniziò a lavorare per la principale concorrente di Disney, la Warner Bros: dalla seconda metà degli anni Trenta e fino agli inizi degli anni Sessanta partecipò alla creazione e allo sviluppo di alcuni dei più celebri personaggi di Looney Tunes, la popolare serie animata della Warner, come Titti, Gatto Silvestro, Yosemite Sam, Porky Pig e Speedy Gonzales.

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Nel 1963, dopo la fine della sua lunga collaborazione con Warner, Freleng decise di mettersi in proprio e aprì il suo primo studio di animazione insieme al produttore cinematografico David DePatie, chiamato DePatie-Freleng Enterprises. Il loro primo lavoro fu proprio la realizzazione della Pantera Rosa: Edwards li aveva contattati per chiedergli di realizzare delle animazioni da inserire all’inizio e alla fine del film, che a suo dire avrebbero potuto rendere più accattivanti e coinvolgenti i titoli di testa e quelli di coda.

Nelle intenzioni iniziali la presenza di una pantera animata avrebbe dovuto rappresentare un semplice elemento di contorno, ma la sequenza realizzata da Freleng, accompagnata dall’inconfondibile tema musicale di Mancini, si rivelò un successo di pubblico e critica e uno dei momenti più apprezzati e ricordati del film.

Nel 1964, grazie agli ottimi riscontri del pubblico, DePatie e Freleng realizzarono The Pink Phink, il primo corto animato con protagonista la Pantera Rosa, apprezzato dalla critica per il suo stile surrealista. In The Pink Phink fece la sua prima comparsa il goffo antagonista della maggior parte dei cartoni della Pantera Rosa, The Little Man (“Il piccolo uomo”), un omino con un naso molto pronunciato, un cappello da imbianchino e dei vistosi baffetti. The Pink Phink è ricordato soprattutto per la comicità dell’interazione tra la Pantera Rosa e The Little Man, che nel corto fanno a gara per decidere di che colore dipingere una parete.

Negli anni questa sequenza avrebbe fatto scuola e sarebbe stata ripresa e citata dalle generazioni di animatori successive: ad esempio in un episodio di Il laboratorio di Dexter, la sua serie più famosa, l’animatore Genndy Tartakovsky la omaggiò piuttosto esplicitamente.

Per realizzare il personaggio animato della Pantera Rosa, Freleng utilizzò la tecnica del rotoscopio, brevettato dai fratelli Max e Dave Fleischer (autori di personaggi famosi come Braccio di Ferro e Betty Boop) nel 1915: in sostanza, venivano girate delle scene vere e proprie, con la partecipazione di attori reali, che poi venivano proiettate su un pannello di vetro traslucido e ricalcate, fotogramma per fotogramma, per ottenere delle figure disegnate più realistiche e dinamiche.

In particolare, Freleng prese ispirazione dalle movenze di due degli attori più famosi del periodo, Cary Grant e James Dean, per conferire al suo personaggio uno stile ricercato e riconoscibile. A questo proposito, nel saggio Pink Panther: The Ultimate Guide to the Coolest Cat in Town!, lo storico dell’animazione statunitense Jerry Beck ha definito la Pantera Rosa come «l’ultimo grande personaggio animato di Hollywood», lodando tra le altre cose l’audacia di Freleng, che riuscì a emanciparsi dalle convenzioni stilistiche tipiche delle due concezioni dominanti di animazione del tempo, quella della Warner e quella della Disney, per creare un personaggio meno infantile e più sofisticato, sagace e disposto anche a concedersi qualche vizio, come le sigarette.

Nel 1964 The Pink Phink vinse l’oscar come miglior cortometraggio animato, e nel 1969 sulla rete NBC iniziarono le trasmissioni del The Pink Panther Show, un contenitore di cartoni animati prodotti da Freleng che avevano come protagonisti la Pantera e una versione animata dell’ispettore Clouseau. Due anni dopo la casa editrice Gold Key Comics iniziò a pubblicare una serie a fumetti della Pantera Rosa disegnata da Warren Tufts, le cui pubblicazioni andarono avanti fino al 1984. Nello stesso anno Freleng fu messo sotto contratto dalla Hanna-Barbera Productions, una delle più importanti case di produzione di cartoni animati statunitensi, per la realizzazione di Pink Panther and Sons (“I figli della Pantera Rosa”), una serie animata incentrata sui due figli della Pantera Rosa, Pinky e Panky.

Nel 1993 la Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) creò una nuova serie dedicata al personaggio, la prima senza alcun coinvolgimento diretto di Freleng: si intitolava La Pantera Rosa, era basata sulle sue interazioni con The Little Man, andò in onda per 60 episodi fino al 1995 ed è ricordata in particolare per il doppiaggio dell’attore canadese Matt Frewer. Nel 2010 la MGM rilanciò il personaggio con una nuova serie, Pink Panther and Pals, trasmessa da Cartoon Network.

Oggi il primo film della saga di La pantera rosa è ricordato anche per l’interpretazione di Sellers, ma Edwards lo scelse come protagonista soltanto in un secondo momento: inizialmente il ruolo di Clouseau avrebbe dovuto essere interpretato da un altro attore britannico, Peter Alexander Ustinov, che quattro anni prima aveva vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per Spartacus. Ustinov avrebbe dovuto essere affiancato dall’attrice americana Ava Gardner, che nel film avrebbe dovuto interpretare la compagna di Clouseau e che lasciò il film perché Edwards rifiutò di assumere alcune maestranze che avevano collaborato con lei nei film precedenti.

Dopo l’abbandono di Gardner, anche Ustinov lasciò il set a pochi giorni dalle riprese: Edwards decise così di affidare il ruolo a Sellers, che in quegli anni stava emergendo come grande attore comico di Hollywood dopo il successo ottenuto nel Regno Unito con la trasmissione radiofonica di BBC The Goon Show. Negli anni precedenti aveva recitato in Lolita di Stanley Kubrick e in La miliardaria assieme a Sophia Loren, e La pantera rosa contribuì a renderlo uno dei volti comici più celebri degli anni Sessanta assieme ai successivi Il dottor Stranamore e Hollywood Party, considerato il capolavoro di Edwards. Sellers recitò in altri cinque film della Pantera Rosa: furono tutti diretti da Edwards, ma per successo e influenza non riuscirono a eguagliare il primo.

Nel 1980 Sellers morì, e il ruolo di Clouseau fu interpretato da Roger Moore in Pantera rosa – Il mistero Clouseau (1983) e da Steve Martin nei due remake realizzati nel 2005 e nel 2006, La Pantera Rosa e La Pantera Rosa 2. Nel 1993 era uscito invece Il figlio della Pantera Rosa, l’ultimo film della saga diretto da Edwards, in cui Roberto Benigni interpretava Jacques Gambrelli, il figlio illegittimo di Clouseau. Nel 1968 era stato girato anche L’infallibile ispettore Clouseau?, film non canonico e slegato dalla serie originale con protagonista l’attore statunitense Alan Arkin.