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  • Mercoledì 6 dicembre 2023

Anche Frontex ora dice che le ONG non sono un “pull factor” per i migranti

Il direttore Hans Leijtens ha detto che «non ci sono fatti che lo dimostrino», superando una tesi a lungo sostenuta dall'agenzia

(AP Photo/Jeremias Gonzalez, File)
(AP Photo/Jeremias Gonzalez, File)
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Uno dei motivi presentati dal governo di Giorgia Meloni per giustificare la sua ostilità contro le ONG che soccorrono i migranti nel Mediterraneo è il presunto effetto di “pull factor” delle loro navi: la loro sola presenza al largo delle coste libiche e tunisine, secondo questa tesi, aumenterebbe le partenze e quindi i rischi per i migranti. La tesi è stata a lungo sostenuta anche da alcuni rapporti di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ma è stata a smontata da tempo da diversi esperti, e da oltre un anno non viene più citata nemmeno dall’agenzia nei documenti interni che condivide coi governi europei.

Mercoledì per la prima volta anche Frontex, attraverso il suo direttore esecutivo Hans Leijtens, ha detto espressamente che «non ci sono fatti che dimostrino che le ONG sono fattori di attrazione per i migranti».

Leijtens ha parlato durante un’audizione del cosiddetto “Comitato Schengen”, un comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen (che regola la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione Europea), sull’attività di Europol, e in generale sulle questioni che riguardano l’immigrazione. Ha detto che non esistono prove per sostenere la tesi delle ONG come “pull factor”: «Non so se i migranti pensino che valga la pena rischiare perché c’è una nave umanitaria. Fossi in loro non rischierei a salire su barche costruite in 24 ore».

Frontex è un’agenzia europea potente e influente, e negli ultimi anni è stata molto coinvolta nel condizionare e applicare la politica migratoria dell’Unione Europea. E il tema del “pull factor” viene ripetutamente citato non solo dal governo italiano ma anche da diversi politici europei, ed è alla base dell’ostilità promossa dagli ambienti conservatori alle ONG che soccorrono le persone nel Mediterraneo, accusate sostanzialmente di favorire l’immigrazione irregolare verso l’Europa.

La posizione di Frontex riguardo alla tesi delle ONG “pull factor” sembra essere cambiata da quando ad aprile 2022 si era dimesso il controverso direttore dell’agenzia Fabrice Leggeri, accusato di avere un approccio ideologico molto conservatore e soprattutto di avere coperto alcuni respingimenti di massa di richiedenti asilo – illegali secondo le norme europee – compiuti dal personale di Frontex o dagli stati membri. Da quando Leggeri se n’è andato, nei documenti di Frontex non compare più alcun riferimento al “pull factor”.

Il direttore esecutivo di Frontex Hans Leijtens (AP Photo/Boris Grdanoski)

L’olandese Leijtens ha sostituito Leggeri da dicembre del 2022. Nella stessa audizione di mercoledì ha comunque espresso critiche all’operato delle ONG nel Mediterraneo parlando di «sfiducia istituzionale» reciproca fra l’ente europeo e le organizzazioni non governative: «Credono di fare la cosa giusta, ma non possono farla come soggetti indipendenti nel Mediterraneo centrale. Se non agiscono di testa loro possono essere utili, altrimenti complicano molto le cose».