Il presidente della Guinea-Bissau Umaro Sissoco Embaló ha sciolto il parlamento

Il presidente della Guinea-Bissau Umaro Sissoko Embaló alla COP28 di Dubai, il primo dicembre 2023 (AP Photo/Peter Dejong)
Il presidente della Guinea-Bissau Umaro Sissoko Embaló alla COP28 di Dubai, il primo dicembre 2023 (AP Photo/Peter Dejong)

Lunedì il presidente della Guinea-Bissau Umaro Sissoco Embaló ha sciolto il parlamento del paese dell’Africa occidentale per la seconda volta da quando è entrato in carica nel 2020. Secondo Embaló gli scontri violenti che ci sono stati la settimana scorsa a Bissau, la capitale, tra due fazioni dell’esercito sono stati un tentativo di colpo di stato: ha detto di aver sciolto il parlamento perché il governo non avrebbe fatto nulla per fermare le violenze. Ha anche detto che saranno organizzate nuove elezioni, ma senza specificare quando.

Domingos Simões Pereira, presidente del parlamento e uno dei principali oppositori politici di Embaló, ha detto che lo scioglimento dell’assemblea ordinato dal presidente è incostituzionale: infatti un articolo della Costituzione della Guinea-Bissau dice che il parlamento non può essere sciolto meno di un anno dopo essere stato eletto e le ultime elezioni legislative sono state a giugno. Il partito di Pereira, il Partido Africano para a Independência da Guiné e Cabo Verde (PAIGC), è quello che le ha vinte. In questi mesi la maggioranza del PAIGC in parlamento ha impedito a Embaló di portare avanti una riforma per aumentare i poteri del presidente.

La Guinea-Bissau è un paese con 1,6 milioni di abitanti che confina con Senegal e Guinea. È stato una colonia del Portogallo fino al 1974 ed è una repubblica semipresidenziale. Embaló aveva già sciolto il parlamento nel maggio del 2022, qualche mese dopo il tentativo di colpo di stato di febbraio in cui sei persone erano morte; negli scontri della settimana scorsa ne sono morte due.

Oggi varie decine di persone si sono radunate fuori dalla sede del parlamento per protestare contro il suo scioglimento, dicendo di essere stanche di votare.