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  • Sabato 2 dicembre 2023

Trent’anni fa morì Pablo Escobar 

Con il traffico di cocaina diventò uno dei criminali più ricchi e conosciuti al mondo, al punto che oggi in Colombia organizzano tour turistici incentrati sulla sua storia

(AP Photo/Fernando Vergara)
(AP Photo/Fernando Vergara)
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Il 2 dicembre del 1993 Pablo Escobar stava scappando scalzo per i tetti di Los Olivos, un quartiere di Medellín, in Colombia. Era insieme alla sua guardia del corpo, Álvaro de Jesús Agudelo, detto “El Limón”, e circa cinquecento agenti di polizia li stavano circondando. Escobar era ricercato da un anno e mezzo perché era evaso dalla Catedral, la prigione privata che fece costruire dopo un compromesso con il governo colombiano per consegnarsi: prigione in effetti è un termine improprio, dentro c’erano un campo da calcio, un bar, una cascata e una vasca idromassaggio, tra le altre cose. Mentre tentava di scappare, quel 2 dicembre di trent’anni fa, ci fu una sparatoria con gli agenti di polizia. Escobar fu colpito da un proiettile alla testa e morì.

All’epoca aveva 44 anni, e aveva fatto in tempo a diventare uno dei trafficanti di droga più temuti, potenti, ricercati e soprattutto ricchi al mondo. Proprio a Medellín, Escobar aveva costruito il suo impero criminale ed economico, ancora oggi in città si vendono souvenir e si organizzano tour turistici per visitare i luoghi della sua storia: la casa della famiglia Escobar, la sua tomba, la prigione Catedral. Negli anni il cartello criminale di Escobar costruì e trasformò il paesaggio urbano della città – c’è persino un quartiere che porta informalmente il suo nome – e si guadagnò anche un certo consenso nelle comunità locali riciclando enormi quantità di denaro in opere pubbliche e case per famiglie povere. Anche per questo, Escobar veniva chiamato “Robin Hood”.

Turisti visitano un edificio che apparteneva a Pablo Escobar (AP Photo/Luis Benavides)

Ma il soprannome più noto e più calzante di Escobar è “re della cocaina”: nel momento della sua morte si stima che avesse accumulato un patrimonio da oltre 30 miliardi di dollari grazie al traffico di stupefacenti. Il cartello di Medellín che aveva fondato comprendeva decine di migliaia di persone impegnate in una vasta rete di attività criminali che si estendeva dal Sudamerica agli Stati Uniti all’Europa. Fu proprio quel cartello a consolidare ed estendere le rotte di traffico di cocaina tra la Colombia e gli Stati Uniti, di cui tra gli anni Ottanta e Novanta si era sostanzialmente assicurato il monopolio.

Fino agli anni Sessanta la Colombia aveva mantenuto un ruolo piuttosto marginale nel traffico internazionale di cocaina, gestito soprattutto dall’Argentina, dal Brasile e dal Cile. In quegli anni la cocaina raggiungeva gli Stati Uniti soprattutto in piccole quantità, contrabbandate in piccole imbarcazioni o pescherecci o infilate nei rivestimenti di valigie sui voli commerciali.

Le cose cambiarono proprio con Escobar: già nel 1975 la Colombia esportava negli Stati Uniti circa 4 tonnellate di cocaina l’anno. Nel 1978 il socio di Escobar, Carlos Lehder, comprò alcune proprietà a Norman’s Cay, una piccola isola delle Bahamas, che in seguito divenne uno scalo fondamentale per il rifornimento di voli carichi di cocaina diretti verso gli Stati Uniti. Anche Haiti, Panama e il Messico divennero parte della rotta del cartello Medellín. Negli anni Ottanta, nel picco della sua attività, il cartello forniva circa l’80 per cento della cocaina sul mercato globale, ed Escobar era diventato uno degli uomini più ricchi del mondo.

Souvenir di Pablo Escobar in vendita a Doradal, in Colombia, nel 2021 (AP Photo/Fernando Vergara)

Pablo Emilio Escobar Gaviria era nato il primo dicembre del 1949 a Rionegro, in Colombia, in una famiglia molto numerosa: suo padre era un piccolo agricoltore, sua madre un’insegnante, e aveva sei fratelli e sorelle. Crebbe in povertà proprio a Medellín. Nel 1966 abbandonò la scuola e cominciò a contrabbandare sigarette e commettere altri piccoli reati, che gli fecero guardagnare i primi soldi. Anni dopo si iscrisse all’università, ma non la terminò mai. Le sue prime attività criminali riguardarono soprattutto furti di automobili e rapimenti con richieste di riscatto, e successivamente il traffico di stupefacenti.

Escobar riuscì a consolidare il proprio potere attraverso metodi tutto sommato semplici. Plata o plomo, argento o piombo, è un esempio in questo senso, reso peraltro celebre in tutto il mondo dalla serie di Netflix Narcos, che racconta appunta la vita di Escobar e lo sviluppo della sua attività criminale. In pratica gli affiliati al cartello offrivano tangenti a funzionari, politici e forze dell’ordine per corromperli e ammansire il contrasto alla criminalità, e se loro rifiutavano venivano uccisi. Un altro metodo consisteva nel limitare la concorrenza delle bande rivali con estrema violenza e spietatezza: omicidi, attentati con autobombe, massacri e rapimenti.

Nel corso degli anni Escobar e il cartello di Medellín guadagnarono anche una certa influenza politica, estendendo la propria rete di corruzione a diversi politici e funzionari di governo per poter continuare indisturbati le proprie attività criminali. Alle elezioni parlamentari colombiane del 1982 Escobar fu eletto deputato per il Partito Liberale, partito di centrosinistra colombiano, e in quel periodo guadagnò molta popolarità e consenso costruendo case popolari, distribuendo denaro nelle baraccopoli di Medellín e facendo campagna elettorale insieme ai preti cattolici della zona. La sua carriera politica però durò poco, e terminò pochi anni dopo con il suo arresto.

L’accordo con il governo che portò alla sua consegna venne fatto nel 1991, dopo lunghe trattative e negoziazioni: Escobar accettò di trascorrere alcuni anni in detenzione in cambio dell’impegno del governo a non estradarlo negli Stati Uniti. Il sacerdote Rafael García Herreros, che aveva rapporti molto stretti con Escobar, fece da intermediario.

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