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  • Mercoledì 29 novembre 2023

Un modo meno noto per prevenire la violenza di genere

Sempre più questure lavorano con servizi di recupero per gli uomini violenti, intercettandoli prima che diventino casi penali

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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Nelle ultime settimane, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, sui giornali sono emersi molti discorsi sulle possibili azioni concrete che andrebbero messe in atto per prevenire e ridurre il problema della violenza di genere. I due temi di cui si parla più spesso sono quello dell’educazione all’affettività per le giovani generazioni e quello delle misure da adottare per permettere alle vittime di denunciare più facilmente ed essere più protette.

Un argomento di cui si parla meno spesso è quello delle misure applicate per riabilitare uomini che hanno compiuto maltrattamenti o atti persecutori prima che vengano coinvolti in procedimenti penali. Da pochi anni quello di collaborare con i servizi psicologici del territorio è diventato un approccio sempre più diffuso nelle questure che gestiscono segnalazioni di violenze domestiche e stalking, e probabilmente si rafforzerà con l’entrata in vigore della più recente legge su questi temi, approvata lo scorso 22 novembre.

Per intervenire in casi di violenze domestiche o stalking considerati di gravità medio-bassa esiste da alcuni anni in Italia una misura amministrativa, l’ammonimento, che fa la questura e che non deve essere approvata da un magistrato. È un avvertimento formale che viene fatto convocando la persona di cui sono stati riportati comportamenti violenti o persecutori, e invitandola ad astenersi dal commetterne altri.  

L’ammonimento può essere fatto dalla questura in tre casi: per atti persecutori (cioè stalking), per maltrattamenti (o violenze domestiche), e per bullismo o cyberbullismo. In quest’ultimo caso può essere fatto solo in casi di minorenni che bullizzano altri minorenni, mentre in caso di stalking e maltrattamenti non ci sono limiti d’età. A differenza di quanto avviene per lo stalking, per cui l’ammonimento può essere fatto solo su richiesta della vittima (e solo se non ha già fatto una querela per cui è iniziato un procedimento penale), per i maltrattamenti la questura può procedere anche di sua iniziativa o su segnalazione di una terza persona, a cui viene garantito l’anonimato. Nel caso di maltrattamenti, se c’è una querela, l’ammonimento può anche procedere in parallelo con il procedimento penale, che però ha tempi più lunghi.

Di recente, con la diffusione di protocolli per contrastare la violenza di genere, l’ammonimento è diventato sempre più spesso anche un’occasione per raccomandare all’uomo convocato l’inizio di un percorso psicologico di “recupero comportamentale”, con buoni risultati.

Come spiega Marco De Nunzio, responsabile della divisione anticrimine della questura di Monza, l’ammonimento è un intervento che funziona solo in «situazioni non gravi e non compromesse» e deve essere fatto in tempi rapidi: per la sua esperienza tra le 48 e le 72 ore. «Valutiamo le informazioni che abbiamo in brevissimo tempo e convochiamo l’uomo davanti a un ufficiale di pubblica sicurezza di grado elevato, solitamente un commissario o dirigente della polizia. Questo è importante perché il momento dell’ammonimento è l’unico in cui vediamo il maltrattante davanti a noi». 

In questa occasione, oltre a sollecitarlo a non commettere di nuovo gli atti per cui è stato segnalato, la questura può invitare l’uomo a iniziare un percorso comportamentale e indirizzarlo in un centro dove poterlo fare, prendendo il primo appuntamento e mettendolo in contatto con una persona che lo seguirà. De Nunzio spiega che per la sua esperienza il 90 per cento degli uomini che vengono ammoniti acconsente a iniziare un percorso di recupero, ma che «per garantire questa adesione abbiamo dovuto creare dei protocolli, perché vanno invogliati».

Nel caso di Monza è il cosiddetto “Protocollo Zeus”, che è stato inaugurato a Milano per sancire la collaborazione tra la questura e i servizi del territorio ed è poi stato adottato anche in altri comuni, ma non è il solo. Secondo i dati più recenti della Direzione centrale Anticrimine della Polizia di Stato a marzo del 2022 protocolli di questo tipo erano stati formalizzati in 36 questure, a fine di maggio 2023 erano già 83.

Negli ultimi anni è aumentato anche il numero degli ammonimenti totali per violenze domestiche e stalking: nel 2020 erano stati 2398, nel 2021 2898 e nel 2022 3559. Sempre secondo i dati nazionali, la percentuale di uomini ammoniti che sono poi stati denunciati per gli stessi comportamenti è passata dal 20 per cento nel 2020 al 9 per cento nel 2022: nelle città dove sono impiegati protocolli come quelli citati sopra la percentuale è scesa in quello stesso anno al 7 per cento. 

«Naturalmente quello che facciamo durante l’ammonimento è un invito e rimane tale, perché non possiamo sottoporre nessuno a trattamento sanitario obbligatorio», spiega ancora De Nunzio: «l’uomo si può rifiutare ma in quel caso per noi il suo grado di pericolosità sociale sale, che significa che se continua con gli stessi comportamenti interveniamo chiedendo la sorveglianza speciale, una misura ben più drastica». Gli ammonimenti infatti sono misure di prevenzione legate non tanto al concetto di colpevolezza quanto di pericolosità sociale, «e puoi essere pericoloso anche se non commetti reati».

Il protocollo Zeus prevede anche che dopo l’ammonimento la questura rimanga periodicamente aggiornata sul percorso degli uomini che ha inviato ai servizi di recupero, e mantenga un rapporto di monitoraggio anche con le vittime.

De Nunzio spiega che «l’ammonimento può essere fatto anche nei confronti di una donna (per esempio per atti persecutori tra vicini di casa), ma non per una donna che ha commesso violenze domestiche». «Quello su cui vogliamo intervenire», spiega, «è il fenomeno noto per cui sono gli uomini che hanno un’escalation negativa. Non è che le donne non lo fanno ma hanno numeri statisticamente irrilevanti e sono comunque casi diversi, che vanno trattati in modo diverso: i professionisti da cui li mandiamo sono preparati a trattare casi di violenza di genere, commessa da uomini nei confronti di donne».

In Italia, uno dei servizi più attivi tra quelli che si occupano di prendere in carico uomini con comportamenti violenti o persecutori è il Centro Italiano per la Promozione della Mediazione (CIPM). Di recente il CIMP è stato protagonista di accordi tra le questure e i comuni (tra cui quello di Monza) che permettono ai loro servizi di ricevere finanziamenti pubblici e, per esempio, spazi del comune in cui poter operare sul territorio. Per il momento comunque il finanziamento pubblico di questi servizi è lasciato alla discrezione del singolo comune e sono pochi quelli che lo fanno.

La legge sul contrasto alla violenza degli uomini nei confronti delle donne che è stata approvata in via definitiva lo scorso 22 novembre ha esteso la possibilità di disporre dell’ammonimento a molti più casi. Tra le novità c’è anche il fatto che ora l’uomo possa richiedere la revoca dell’ammonimento dopo tre anni, ma solo se ha partecipato a un percorso con esito positivo. Secondo De Nunzio «oltre a essere un incentivo a fare un percorso di recupero coscienziosamente, questo aspetto della nuova legge ha istituzionalizzato e dato validità a un percorso che fino a ora era una prassi istituita semplicemente per una buona volontà delle questure».