Gli stipendi dei bancari italiani aumenteranno un bel po’

Di 435 euro lordi al mese entro tre anni: il rinnovo dei contratti è stato molto favorevole anche perché le banche se la passano bene

(Dan Kitwood/Getty Images)
(Dan Kitwood/Getty Images)
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Giovedì è stato trovato un accordo per il rinnovo del contratto collettivo del lavoro del settore bancario, che era scaduto a dicembre del 2022 e riguarda i circa 270mila lavoratori dipendenti delle banche con sede in Italia. Era molto atteso e ci stavano lavorando da mesi i principali sindacati dei bancari (FABI, FIRST, FISAC, UILCA e UNISIN) in rappresentanza dei lavoratori, insieme alla principale associazione delle banche, l’ABI, e a Intesa San Paolo. L’accordo dovrà essere approvato definitivamente dalle assemblee delle parti. È un accordo notevole per due motivi: sia perché prevede condizioni particolarmente favorevoli per i lavoratori per quanto riguarda gli stipendi e l’orario di lavoro, sia perché tipicamente i rinnovi contrattuali degli altri settori arrivano anni dopo la scadenza e con cambiamenti non così vistosi.

L’accordo prevede 435 euro di aumento medio mensile dello stipendio lordo entro il 2026. L’aumento avverrà in quattro tranche, con la prima già da dicembre gli stipendi aumenteranno in media di 250 euro, la seconda prevede un aumento di 100 euro da settembre 2024, la terza di 50 euro dal primo giugno 2025, la quarta da 35 euro da marzo 2026.

Questi sono aumenti medi: saranno più consistenti per i lavoratori con ruoli più alti, come per chi ha un contratto da quadro, ossia il livello sotto la dirigenza, mentre saranno minori per quelli con ruoli più operativi. I contratti collettivi del lavoro generalmente prevedono che per ogni ruolo e mansione sia previsto un cosiddetto “minimo tabellare”, una retribuzione lorda minima che deve essere corrisposta per ogni inquadramento: l’aumento salirà con l’aumentare del livello.

Questi aumenti consistenti arrivano in un settore, quello bancario, in cui ci sono già gli stipendi più alti tra i dipendenti italiani.

Il precedente contratto era scaduto a dicembre del 2022 e per questo l’accordo prevede che i datori di lavoro pagheranno anche una parte degli arretrati accumulati negli scorsi mesi in cui l’adeguamento non era in vigore: si faranno carico di quelli per i mesi da luglio a novembre, per una media di 1.250 euro che saranno pagati già a dicembre. Anche in questo caso gli arretrati varieranno in base al livello contrattuale.

Cambierà anche la modalità di calcolo del TFR, il trattamento di fine rapporto che viene pagato quando un lavoratore lascia l’azienda, dopo che la somma è stata accumulata mese dopo mese durante il suo periodo di lavoro: in sintesi il nuovo metodo sarà più generoso di quello precedente. È prevista anche una riduzione dell’orario di lavoro. Per il settore bancario attualmente è di 37,5 ore settimanali: i sindacati avevano chiesto di ridurlo a 35 ore settimanali, ma il compromesso è stato raggiunto a 37, con una riduzione di 30 minuti alla settimana a partire da luglio del 2024.

In generale l’accordo adegua gli stipendi all’aumento del costo della vita che c’è stato negli ultimi due anni (e che ha impoverito molto chi ha un reddito fisso). Ma la ragione principale del fatto che il cambiamento sia così favorevole è legata ai grandi profitti che le banche stesse stanno facendo grazie all’aumento generale dei tassi di interesse su prestiti e mutui, oltre ai sindacati del settore che sono particolarmente efficaci e incisivi. A fronte di insistenti richieste dei sindacati le associazioni dei datori di lavoro erano più propense a fare concessioni visto che i bilanci sono molto buoni.

Per molti settori è spesso la norma che i contratti restino scaduti per anni in attesa di accordi tra sindacati e associazioni dei datori di lavoro. In Italia circa il 50 per cento dei lavoratori lavora con un contratto collettivo scaduto da almeno due anni, con la conseguenza che i salari crescono pochissimo nel tempo. Generalmente gli esperti riconducono questo problema al fatto che i sindacati di alcune categorie non hanno sufficiente potere contrattuale per evitare che i lavoratori lavorino a lungo con un contratto collettivo scaduto: non è il caso dei bancari, visto che il rinnovo è arrivato poco meno di un anno dopo la scadenza.

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