È finito lo sciopero di chi lavora nei teatri lirici

I dipendenti di 12 fondazioni lirico-sinfoniche protestavano da settimane per il rinnovo del contratto, fermo dal 2001

La protesta dei lavoratori del Teatro Regio di Torino, lo scorso 21 ottobre
La protesta dei lavoratori del Teatro Regio di Torino, lo scorso 21 ottobre (ANSA/ Tino Romano)
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Il sindacato dei lavoratori della comunicazione SLC-CGIL ha fatto sapere che è stata sottoscritta «un’ipotesi di intesa» per il rinnovo del contratto dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane, che nelle ultime settimane avevano organizzato una serie di scioperi per chiedere condizioni contrattuali migliori. In un comunicato, il sindacato ha fatto sapere che alla luce della «pre-intesa» saranno perciò annullati i prossimi scioperi programmati.

L’ultimo contratto dei dipendenti delle fondazioni è del 2001 e da allora non è mai stato adeguato: gli stipendi minimi furono rivisti solo nel 2006 per adeguarli al passaggio dalla lira all’euro. Nel comunicato si dice che l’ipotesi di accordo raggiunta tra i sindacati SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL e l’Associazione nazionale delle fondazioni lirico-sinfoniche (ANFOLS) «recupera il triennio 2019-2021» e pone le basi per il rinnovo del triennio successivo. Il comunicato chiarisce che il testo definitivo dell’intesa sarà completato entro fine mese, per poi essere sottoposto alle assemblee dei lavoratori.

Dallo scorso 21 ottobre coristi, musicisti, tecnici e amministrativi di 12 delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane avevano bloccato le prime di ogni spettacolo per chiedere il rinnovo e l’adeguamento del loro contratto, fermo da oltre vent’anni. Gli scioperi non riguardavano le persone che lavorano all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e alla Scala di Milano, che hanno un contratto autonomo, con condizioni migliori e stipendi più alti.

I sindacati e l’ANFOLS avevano raggiunto un accordo per rinnovare il contratto nel 2014, ma la Corte dei Conti lo aveva bloccato perché le fondazioni non avevano nelle loro casse i soldi per pagare gli aumenti. Nella gran parte dei casi, anzi, i teatri erano indebitati, con il risultato che negli anni seguenti dieci fondazioni furono commissariate e sottoposte a severi piani di risanamento, con tagli alle spese e riduzioni di personale. Il comunicato della SLC-CGIL chiarisce che per quanto riguarda i periodi precedenti al triennio 2019-2021 «le parti hanno deciso di rinviare la discussione in attesa di condizioni di copertura economica che lo consentano».

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