Le conseguenze che vedremo e quelle che non vedremo dello sciopero di Hollywood

Attori e sceneggiatori sono tornati al lavoro, ma smaltire gli arretrati è complicato e molti film e serie sono già stati rinviati

(AP Photo/Chris Pizzello)
(AP Photo/Chris Pizzello)
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La recente fine dello sciopero degli attori e prima di quello degli sceneggiatori di Hollywood ha riportato tutto il settore del cinema e della televisione statunitense al lavoro. Per circa cinque mesi non era stato possibile girare film o serie che non fossero indipendenti, cioè non affiliati ai grandi studios, le aziende contro le quali era rivolto lo sciopero. In questo periodo inoltre non sono state scritte serie o film, né c’è stata promozione, causando il rinvio di diverse uscite in sala.

Le conseguenze economiche di questa interruzione della normale attività per quasi sei mesi saranno avvertite per i prossimi due anni circa, non solo in California (dove si trova Hollywood) e non solo negli Stati Uniti. Due anni è infatti il tempo lungo il quale verranno ridistribuiti film e serie rinviati o le cui riprese sono state interrotte, o ancora che non sono stati sceneggiati. Anche se a breve tutta Hollywood tornerà al lavoro, non sarà infatti logisticamente possibile che tutto riparta esattamente da dove era stato interrotto.

Per non rimanere interi mesi senza lavoro molti professionisti dell’audiovisivo, il cui mestiere può essere esercitato anche in altri settori, si sono occupati d’altro. In particolar modo, come era già avvenuto durante la pandemia, tutte le persone che lavorano alla parte informatica degli effetti visivi hanno cercato lavoro nel settore dei videogiochi o della programmazione in generale. Tutte le persone che hanno a che fare con l’allestimento dei set hanno cercato lavoro nel settore dello spettacolo dal vivo, soprattutto concerti. Chi invece non poteva riciclare la propria professionalità ha lavorato in produzioni indipendenti non affiliate con gli studios (pratica consentita dai sindacati), altri nella pubblicità o ancora nel teatro.

Ora che gli scioperi sono terminati i primi impegni di attori e attrici più noti saranno nella promozione dei loro film, sia quelli in uscita che quelli già usciti che ambiscono a concorrere per la stagione dei premi. Tra i primi c’è stato Timothée Chalamet, alla trasmissione comica Saturday Night Live con un monologo iniziale in cui ha preso in giro proprio il ritorno della «promozione svergognata dei film», elencando in una canzone i progetti che ora inizierà a promuovere (Dune – Parte 2 e Wonka).

In questi giorni immediatamente successivi all’annuncio della fine dello sciopero, mentre vengono allestiti nuovi piani di produzione, vengono anche prenotate location, noleggiate attrezzature, assunti tecnici, troupe e attori. Se non ci fosse stato lo sciopero infatti molti a questo punto dell’anno avrebbero finito una lavorazione e sarebbero alle prese con l’impegno successivo. Un esempio è Harrison Ford, impegnato con due serie tv nello stesso anno, Shrinking e 1923, che non potrà ricominciare a girare contemporaneamente.

Anche per questo non tutte le produzioni potranno riprendere, perché non c’è personale a sufficienza. Quelle più ricche potranno pagare di più i tecnici per sottrarli a quelle meno finanziate. La stessa cosa accadrà per la prenotazione degli spazi in cui girare all’interno degli studi di produzione. A differenza della sospensione del lavoro in periodo pandemico infatti questa volta non c’è stato un ritorno graduale sui set né una data nota in anticipo per la fine dell’astensione dal lavoro: tutti hanno ripreso a fare telefonate non appena è arrivata la notizia della fine dello sciopero.

Le serie tv
La produzione di serie e di film seguirà regole diverse che dipendono dalla diversa natura della loro distribuzione. Per entrambe vale l’unica priorità stabilita dal sindacato, cioè che film o serie le cui riprese erano state interrotte dall’inizio dello sciopero potranno partire per prime. Chi aveva un impegno con queste produzioni dovrà per prima cosa tornare a lavorare a quelle e portarlo a termine.

A poter partire per seconde secondo Variety saranno le sit-com che producono molti episodi in un anno, spesso in una sola location, come uno studio di produzione in cui vengono ricreati interni ed esterni. Questo perché per la loro natura hanno una realizzazione più rapida ma durano di più e quindi sono in onda per un tempo maggiore. Queste potranno essere programmate in televisione non prima di tre mesi dopo l’inizio delle riprese (è il tempo tecnico necessario a realizzare un numero di puntate sufficiente a iniziare la messa in onda mentre vengono ultimate le restanti), ma non è chiaro al momento se riusciranno ad essere sul set e quindi iniziare le riprese a fine novembre o a inizio dicembre (dipenderà dalla velocità con la quale riusciranno a organizzarsi). Di sicuro quel tipo di serie che hanno solitamente 20 o 24 episodi a stagione, e partono in autunno per terminare a maggio, come Grey’s Anatomy, Chicago Fire o Law And Order, quest’anno ne produrranno la metà per finire comunque a maggio e non causare ritardi a catena.

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Tra le serie tv di profilo più alto ci sarà quindi chi potrà essere pronto a girare a febbraio per tentare una messa in onda a maggio, ma è difficile perché queste tendono a essere più complicate, ad avere riprese in tante città diverse e prima di poter essere messe in onda o online devono aver completato la lavorazione di tutte le puntate. L’impressione generale riportata dalle testate di settore è che ci sia reticenza a far partire delle riprese più tardi di febbraio, perché una messa in onda che inizi in estate potrebbe causare ritardi a catena nella stagione successiva.

Alcune produzioni sceglieranno quindi di scalare direttamente all’autunno del 2024. Tra le più famose e attese a saltare un anno (da questo autunno all’autunno prossimo) ci sono The Last of Us, The White Lotus, House of the Dragon, e Stranger Things, per la quale il problema è doppio. Non solo c’è la questione della disponibilità e della logistica, come per tutti, ma anche una legata all’età dei protagonisti adolescenti, che la obbligherà a cambiare la sceneggiatura per giustificare la loro crescita.

I film
Non avendo delle stagioni come le serie i film non sono vincolati a certi momenti dell’anno, nonostante anche qui esistano periodi migliori di altri per l’uscita. Anche queste produzioni non potranno essere sul set tutte contemporaneamente e quindi non potranno poi uscire in sala tutte insieme (cosa che sarebbe comunque dannosa: la strategia migliore è sempre spalmare e dare a ogni film il tempo di incassare con il minimo delle sovrapposizioni).  Sicuramente le produzioni più importanti pagheranno qualcosa in più per poter essere le prime a stipendiare tecnici, maestranze e cast. La catena più grande di sale negli Stati Uniti, AMC Entertainment, ha dichiarato 10% di ricavi in meno per via dello sciopero ed è chiaro che per i prossimi due anni i loro ricavi saranno inferiori al previsto per effetto di una carenza di film. Tutte le altre sale cinematografiche (incluse quelle non americane, influenzate comunque dall’uscita dai grandi film di Hollywood) sono nella stessa situazione.

Ragionando in base agli slittamenti dei film importanti già annunciati, il 2024 sarà il primo anno da diverso tempo in cui i Marvel Studios, cioè la principale società che produce film di supereroi, farà uscire un solo film: Deadpool 3. Per riuscirci sarà necessario rimettere in piedi la produzione in tempi molto stretti, circa due settimane, così da partire prima del giorno del Ringraziamento, a fine novembre. Se non dovessero riuscirci è probabile che un altro momento buono per andare in sala per Deadpool 3, uno cioè che favorisca un grande incasso per la sua tipologia di produzione, sarebbe nel 2025. Nonostante i film di supereroi non sempre incassino come in precedenza, si tratta comunque di film di grande impatto e ottimi guadagni per le sale.

Alcuni film dovranno ripartire dalla fase di casting, cioè dal momento in cui si scelgono gli attori e in base a quello, cioè ai nomi che vogliono avere, dovranno aspettare che siano liberi (perché come detto le lavorazioni interrotte hanno la priorità), oppure adattarsi. Secondo molti uno dei primi a cominciare il casting e che spenderà molto per ripartire in fretta sarà The Movie Critic, l’annunciato ultimo film di Quentin Tarantino. Insieme a questo proverà a partire subito anche Superman: Legacy, con cui riprenderà la saga sul più noto dei supereroi che ha già annunciato gli attori principali (David Corenswet sarà Clark Kent e Rachel Brosnahan, cioè la protagonista di La fantastica signora Maisel, Lois Lane). Deve però completare il casting di tutti i comprimari, i ruoli secondari e le comparse, di cui c’è ugualmente scarsità.

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Invece tra quelli che hanno la priorità perché lo sciopero ha interrotto delle riprese già iniziate c’è Mission: Impossible 8, fermato temporaneamente per la promozione del settimo capitolo e poi mai ripartito per via dello sciopero (la stessa cosa era accaduta anche al settimo film della serie, interrotto dalla pandemia). L’uscita è ora prevista per il 2025. La parte di doppiaggio del terzo film animato di Spider-Man (che negli Stati Uniti si fa prima di tutto e non quando il film è pronto) intitolato Spider-Man: Beyond the Spider-Verse a sua volta è stata interrotta a metà e dovrà ripartire, ma non c’è una data di uscita ipotizzata. Altri film erano quasi terminati, come Beetlejuice 2, sequel del film del 1988 sempre diretto da Tim Burton, a cui mancavano solo due giorni di riprese per chiudere la produzione. Il film ha mantenuto la data di uscita originale, settembre 2024, perché essendo praticamente stato girato quasi tutto durante i mesi di sciopero la parte di post produzione (montaggio, effetti visivi, colonna sonora…) ha potuto lavorare normalmente.

Invece slitterà al 2029 Avatar 4. Nella passata stagione era uscito in sala Avatar: La via dell’acqua, secondo film della saga, mentre il terzo è ora in post produzione. Il quarto invece aveva iniziato la lavorazione nel settembre del 2022 con una ipotetica data di uscita che era già stata spostata dall’iniziale 2024 al 2026 a causa della pandemia. Adesso sembra che per la natura molto complicata delle riprese, e dell’unione di performance reali degli attori e ampio utilizzo di effetti visivi di natura particolarmente avanzata, il film non potrà essere pronto prima del 2029. Molti ipotizzano che a questo punto probabilmente sarà prodotto insieme al già annunciato Avatar 5.

Una delle produzioni più aggressive riguardo alla prenotazione di attori e maestranze, sempre secondo Variety, sembra essere quella di Il gladiatore 2, che aveva già un mese di riprese all’attivo. La produzione infatti non può ripartire subito perché il regista Ridley Scott è ora impegnato a promuovere l’uscita del suo film precedente, Napoleon, e pretende dai suoi attori Paul Mescal, Pedro Pascal e Denzel Washington che si tengano liberi e attendano fino a inizio 2024 quando potranno riprendere le riprese, così da non compromettere l’uscita pianificata a novembre del 2024.

Nei mesi in cui questi film verranno girati usciranno in sala quelli che avrebbero dovuto essere distribuiti tra luglio e novembre del 2023 ma che sono stati rimandati per non mandarli in sala senza che gli attori potessero promuoverli. Uno su tutti è Challengers, il film della Sony con Zendaya diretto da Luca Guadagnino, che avrebbe dovuto aprire la Mostra del cinema di Venezia del 2023 e uscire quasi contestualmente nelle sale il 15 settembre. Il film è stato invece ritirato dal festival e spostato al 26 aprile 2024. Dune: Parte 2, che doveva uscire in autunno, uscirà a marzo del 2024. Molti dei film che più di un anno fa avevano previsto un’uscita in primavera saranno quindi spostati più avanti causando altri spostamenti in avanti a catena.

Come si capisce nel complesso la produzione sarà inferiore a quella che sarebbe stata prevista, il che implica non solo che le sale cercheranno di compensare con programmazioni alternative (il successo del film concerto di Taylor Swift e l’accordo per la distribuzione in sala di uno ugualmente importante come quello di Beyoncé sono un esempio) ma anche che le televisioni dovranno riempire i palinsesti con programmi che non sono le serie tv.

Il danno economico
Secondo le prime stime riportate dal Los Angeles Times gli scioperi sono costati più di sei miliardi di dollari allo stato della California, dove ha sede Hollywood e quindi anche dove cinema e televisione hanno il grosso degli affari. Nonostante infatti a non lavorare e manifestare siano stati 11.000 iscritti al sindacato degli sceneggiatori e i circa 160.000 iscritti a quello degli attori, il blocco delle produzioni ha causato un’interruzione di lavoro per tutte le categorie professionali che lavorano a un film o una serie, anche se non erano coinvolte dalle negoziazioni di un contratto migliore. Tutti i nomi che vengono presentati nei titoli di coda (costumisti, truccatori, elettricisti, montatori, team di effetti visivi, autisti, falegnami, addetti alla sicurezza, assistenti eccetera) e in più tutte le aziende che prestano servizi alle produzioni (da quelle che si occupano del catering a chi cura l’immagine delle star a fiorai, hotel e ristoranti fino a chi noleggia limousine) sono state coinvolte.

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Al di fuori della California l’impatto economico sul resto degli stati secondo NPR è di 158 miliardi, cioè la cifra che solitamente le produzioni spendono in un anno per gli stipendi di 1,7 milioni di professionisti. In alcuni stati come il Montana, in cui si gira Yellowstone, una serie tv molto popolare, e il suo prequel 1923, l’improvvisa mancanza di questi soldi ha creato scompensi per le piccole comunità che avevano iniziato a contare su quelle commissioni. In Georgia, lo stato con il sistema di agevolazioni fiscali migliore per la produzione di audiovisivi e in cui quindi tutti cercano di girare almeno una parte delle loro serie o film, l’ammanco (calcolato in base ai proventi dell’anno scorso) dovrebbe essere di 3,5 miliardi di dollari.

La stagione dei premi
Gli attori e le attrici iniziano ora anche la campagna di promozione per i vari premi. Di regola questa inizia con la Mostra del cinema di Venezia a settembre e culmina con la serata di consegna degli Oscar, quest’anno prevista per il 10 marzo. Il divieto di promuovere produzioni degli studios durante lo sciopero ha tenuto gli attori fermi anche in quell’ambito. Alcuni film come Maestro di Bradley Cooper, Barbie, Oppenheimer e Povere creature puntano molto su un premio e dovranno incastrare la consueta attività promozionale con i molti impegni di lavorazione sui set già citati. E tutto, anche in questo caso, concentrato nell’inizio del 2024.

A partire dagli Emmy, spostati a gennaio, le altre serate di premiazione si sono adeguate (Grammy Awards, Golden Globes e via dicendo) fino a quella che convenzionalmente è l’ultima: gli Oscar. Saranno quindi tutte compresse nei tre mesi tra gennaio e marzo invece che nei consueti sette, tra settembre e marzo.