El Salvador ha iniziato a far pagare una tassa di circa mille euro ai migranti che arrivano nel paese per andare negli Stati Uniti

Un volontario assiste delle persone che sono appena entrate negli Stati Uniti dal confine col Messico (AP Photo/Matt York, File)
Un volontario assiste delle persone che sono appena entrate negli Stati Uniti dal confine col Messico (AP Photo/Matt York, File)

El Salvador, un piccolo paese del Centro America, ha iniziato a far pagare una tassa in dollari pari a circa mille euro a chi transita dall’unico aeroporto internazionale del paese (per recarsi in un altro stato) con il passaporto di uno fra 57 paesi: la lista comprende tutti gli stati africani e l’India. La tassa, ufficialmente «per il miglioramento degli aeroporti», è molto probabilmente un modo per cercare di scoraggiare gli arrivi di persone che cercano poi di entrare irregolarmente negli Stati Uniti. Interessa solo i viaggiatori di paesi piuttosto poveri, a prescindere dal loro luogo di residenza o dalla città di partenza del volo.

Negli ultimi mesi i migranti che arrivano al confine meridionale degli Stati Uniti sono tornati al centro del dibattito politico statunitense: di recente il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva chiesto ai governi dei paesi centroamericani di «fare di più» per limitare il transito di migranti. Secondo l’agenzia per l’aviazione civile di El Salvador, la maggior parte delle persone interessate dalla tassa passa dal paese per andare nel vicino Nicaragua, che ha regole sui visti poco stringenti e dove quindi transitano molte persone provenienti dall’Africa, da Cuba e da Haiti che vogliono arrivare negli Stati Uniti.

Secondo alcuni, il governo di El Salvador avrebbe deciso di applicare la tassa per limitare le critiche degli Stati Uniti sulla decisione del discusso presidente salvadoregno Nayib Bukele di partecipare alle elezioni del 2024, nonostante i dubbi sollevati da molti sulla costituzionalità della sua candidatura. Secondo Associated Press la ricandidatura di Bukele non è stata particolarmente criticata dai rappresentanti dell’amministrazione statunitense, che invece in passato avevano condannato in maniera più decisa l’erosione della democrazia e le violazioni dei diritti umani compiute nella grande campagna ordinata da Bukele per contrastare le bande criminali che avevano reso El Salvador un paese estremamente violento.

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