Pure le scimpanzé vanno in menopausa

Come le donne e le femmine di pochissime altre specie, ha provato uno studio che può aiutarci a capire meglio l'evoluzione umana

Una scimpanzé in Guinea (Dan Kitwood/Getty Images)
Una scimpanzé in Guinea (Dan Kitwood/Getty Images)
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Sono pochissime le specie animali di cui le femmine, passata una certa età, non sono più fertili e continuano a vivere ancora a lungo senza riprodursi. La menopausa è documentata da tempo, oltre che tra le donne, solo in cinque specie di mammiferi marini: le orche, le pseudorche, i globicefali, i narvali e i beluga. Un nuovo studio approfondito però ha dimostrato che si può verificare anche tra gli scimpanzé, una delle specie di primati più simili agli esseri umani.

Questa scoperta potrebbe aiutare a comprendere meglio le ragioni evolutive della menopausa, che in generale è stata studiata poco finora. Apparentemente è un fenomeno incoerente con il principio della selezione naturale, che dovrebbe favorire gli individui a riprodursi il più possibile, e quindi per tutta la vita, al fine di diffondere i propri geni. Dato che è così rara tra i mammiferi, è stato ipotizzato che la menopausa abbia avuto un ruolo rilevante nell’evoluzione umana.

L’articolo che dimostra che anche le scimpanzé possono andare in menopausa è stato pubblicato sull’autorevole rivista Science ed è stato scritto da un gruppo di scienziati che dal 1995 studia la cosiddetta comunità di scimpanzé Ngogo, che vive in un’area particolarmente isolata nel Parco nazionale di Kibale, in Uganda. Sono gli scimpanzé a cui è stata dedicata la recente serie documentario di Netflix L’impero degli scimpanzé. Nel corso degli anni i ricercatori che lavorano con loro si sono accorti che all’interno della comunità c’erano diverse femmine anziane e in salute che non avevano più gravidanze. Tra loro c’è ad esempio Garbo, una delle scimpanzé protagoniste di L’impero degli scimpanzé: ha 67 anni e l’ultima volta che ha avuto una gravidanza ne aveva 38.

Sholly Gunter, biologa del McLennan Community College tra gli autori dello studio, ipotizzò che le femmine anziane fossero in menopausa, cioè che avessero smesso di ovulare e che i loro livelli di ormoni nel sangue fossero cambiati. Per verificarlo lei e gli altri ricercatori del gruppo hanno raccolto campioni di urina di 185 femmine della comunità di Ngogo (piazzando dei teli di plastica sotto gli alberi su cui le scimmie dormivano, o recuperandoli da foglie su cui avevano urinato) per poi analizzare quali ormoni contenessero e in quale concentrazione. Così facendo il gruppo di ricerca ha appurato che tra le scimpanzé di Ngogo i livelli ormonali cambiano nel corso della vita come succede alle donne. Anche le scimpanzé più anziane hanno bassi livelli di estradiolo e alti livelli di ormone luteinizzante (LH), che nelle donne indicano lo stato di menopausa.

Confrontando i dati sui livelli ormonali con quelli demografici raccolti in anni di studio della comunità Ngogo gli scienziati sono giunti alla conclusione che le scimpanzé della popolazione vanno in menopausa attorno ai 50 anni. Poi vivono ancora a lungo senza più riprodursi, fino a un quinto della propria vita adulta.

Sono state fatte varie ipotesi su quale sia il vantaggio evolutivo della menopausa. Per quanto riguarda gli esseri umani la più condivisa è la cosiddetta “ipotesi della nonna”: una donna faciliterebbe la sopravvivenza dei propri discendenti e quindi la trasmissione dei propri geni non soltanto prendendosi cura dei figli ma anche dei nipoti; si parla in questo caso di “selezione parentale”. I giovani esseri umani hanno bisogno di molto tempo per diventare indipendenti perché il grande cervello della nostra specie si sviluppa lentamente ed è utile che il lavoro di cura e istruzione sia portato avanti da più adulti insieme. Dato che peraltro più una donna invecchia più diventa rischioso portare a termine una gravidanza, sarebbe più vantaggioso, passata una certa età, che aiutasse a crescere i propri nipoti invece che i propri figli, dando peraltro modo alle proprie figlie o figli di allevare un maggior numero di bambini.

A sostegno di quest’ipotesi di spiegazione per la menopausa ci sono vari studi su alcune società di cacciatori-raccoglitori contemporanei in cui i bambini che ottengono più cure e risorse alimentari grazie al lavoro delle proprie nonne hanno più probabilità di superare l’infanzia.

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Per gli scimpanzé tuttavia l’ipotesi della nonna non funziona. Gli autori dello studio pubblicato su Science non hanno osservato le scimpanzé in menopausa portare del cibo in più ai propri nipoti. Peraltro a differenza dei bambini i giovani scimpanzé non sono così dipendenti dall’aiuto degli adulti.

Il gruppo di ricerca ha quindi preso in considerazione altre possibili spiegazioni, paragonando gli scimpanzé di Ngogo ai cetacei. Gli studi sulle orche dicono che i figli delle orche più anziane hanno meno possibilità di sopravvivere perché le madri più giovani sono più abili a trovare da mangiare e spuntano più facilmente eventuali conflitti per il cibo all’interno del proprio gruppo familiare. Si pensa dunque che le orche vadano in menopausa per non sprecare risorse e al tempo stesso aiutare la propria famiglia allargata nella caccia perché grazie alla loro memoria più lunga conoscono un maggior numero di territori di caccia.

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Uno degli autori dello studio, Kevin E. Langergraber, ha ipotizzato che la menopausa possa essere un fenomeno sviluppatosi anche tra alcuni primati per scopi simili: gli esseri umani l’avrebbero ereditata dai propri antenati (magari gli ultimi antenati comuni tra noi e gli scimpanzé, vissuti sette milioni di anni fa) e sarebbe diventata un tratto ancora più vantaggioso grazie alle necessità richieste dalla crescita dei bambini.

Però le cose potrebbero anche stare diversamente. Sono poche le popolazioni di scimpanzé in natura che sono state studiate così a lungo come la comunità Ngogo e nelle altre non è stata osservata la menopausa. Può darsi che l’isolamento di questo specifico gruppo di scimpanzé sia tale da permettergli di condurre una vita “naturale”, lontana dai condizionamenti imposti dai cambiamenti ambientali causati dagli esseri umani: in tal caso la menopausa sarebbe effettivamente una caratteristica della vita degli scimpanzé per come dovrebbe essere.

Oppure gli scimpanzé di Ngogo potrebbero essere anomali rispetto al resto della specie. È sicuramente vero che vivono particolarmente lontani da città e insediamenti umani, in una zona con pochi predatori perché i leopardi del Parco di Kibale sono stati in larga misura sterminati dai cacciatori. Gli scimpanzé di Ngogo sono poi accuratamente protetti da virus e batteri che causano patologie agli umani, perché i ricercatori che li studiano fanno attenzione a non trasmetterglieli (anche usando mascherine). È per queste ragioni probabilmente che in media vivono più a lungo di altri scimpanzé che vivono in natura. Per capire davvero il senso della menopausa delle scimpanzé bisognerebbe capire se la vita di quelli di Ngogo è più o meno simile a quella che gli scimpanzé avrebbero senza l’influenza umana. Per farlo bisognerà continuare a studiare sia la comunità di Ngogo che altre popolazioni di scimpanzé.

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