La mobilitazione contro la chiusura della Magneti Marelli a Crevalcore

I sindacati e i 229 lavoratori si oppongono alla chiusura della sede bolognese, inevitabile secondo i manager del gruppo proprietario

magneti marelli
(Michele Nucci/LaPresse)
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Martedì 3 ottobre tutti i lavoratori della Magneti Marelli faranno sciopero contro la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, in provincia di Bologna, dove lavorano 229 operai che rischiano il licenziamento. Due settimane fa, quando la dirigenza del gruppo ha annunciato la chiusura, è iniziata una mobilitazione con un presidio costante di fronte ai cancelli.

Il gruppo Magneti Marelli fu fondato nel 1919 con un accordo tra l’azienda elettromeccanica Ercole Marelli e la Fiat: da sempre Magneti Marelli produce componenti per le auto, soprattutto ammortizzatori e batterie. Dal 1967 la Fiat prese il controllo totale dell’azienda che si espanse all’estero grazie all’apertura di stabilimenti in tutti i continenti. Nel 2017 l’azienda aveva un fatturato di 8,2 miliardi e nei suoi stabilimenti lavoravano 43mila persone, di cui poco più di 10mila in Italia.

Nel 2018, poco prima della fusione tra Fiat Chrysler (FCA) e il gruppo francese PSA, la Magneti Marelli fu venduta al gruppo giapponese CK Holdings per 5,8 miliardi di euro. CK Holdings è a sua volta controllato dal fondo americano KKR. Negli accordi legati alla cessione il gruppo FCA e la famiglia Agnelli, che lo controllava, assicurarono che i nuovi proprietari avrebbero mantenuto gli stabilimenti e i posti di lavoro in Italia. Ora Magneti Marelli in Italia ha 11 stabilimenti produttivi e circa 7.200 addetti. KKR ha scaricato sul gruppo i debiti miliardari contratti per acquisirlo e così facendo ha fortemente limitato gli investimenti, soprattutto quelli relativi alla transizione verso i motori elettrici.

A metà settembre i manager di Magneti Marelli Giorgio Rossi e Dario Lauri hanno annunciato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, definendola inevitabile a causa del calo degli affari dovuto alla transizione energetica dai motori a combustione a quelli elettrici. I manager hanno detto che dal 2017 la Magneti Marelli di Crevalcore ha avuto un calo del fatturato del 30 per cento a cui potrebbe aggiungersi un ulteriore calo del 50 per cento dei ricavi nei prossimi anni. Il gruppo vorrebbe trasferire la lavorazione dei componenti di plastica nello stabilimento di Bari, mentre la produzione dei componenti in alluminio sarà esternalizzata. Non ci sono conseguenze, invece, per lo stabilimento di Bologna, all’ex Weber di via del Timavo, dove lavorano 560 persone soprattutto nel settore progettazione e ricerca.

Negli ultimi giorni ci sono stati alcuni incontri tra l’azienda e la Regione Emilia-Romagna. Il presidente Stefano Bonaccini ha definito inaccettabile il comportamento dell’azienda e ha assicurato la disponibilità della regione a sostenere eventuali investimenti per convertire la produzione della fabbrica. L’azienda ha sospeso la procedura di chiusura, ma non l’ha ritirata come chiesto dalla Regione e dai sindacati. La regione ha anche chiesto un piano di reindustrializzazione dello stabilimento, maggiori tutele per i lavoratori e chiarezza sulle eventuali ricadute sull’occupazione della sede di Bologna.

Diversi politici e leader sindacali hanno incontrato gli operai per mostrare solidarietà. «Il tema del cambiamento della mobilità verso l’elettrico richiede una politica di sistema, non di lasciar fare al mercato», ha detto il segretario della CGIL Maurizio Landini.

Sabato 30 settembre ai cancelli della sede di Crevalcore si è presentato anche il leader di Azione, Carlo Calenda, che negli ultimi giorni ha criticato i sindacati e Stellantis, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA. «La Fiat se ne sta andando, anzi se ne è già andata», ha detto Calenda. «Guardate i numeri della produzione negli stabilimenti. Nessuno sta dicendo niente oggi sul fatto che le macchine sono diminuite del 30 per cento dall’epoca di Marchionne. Non lo si sta dicendo, perché la Fiat e in particolare gli Elkann sono i proprietari di Repubblica, il principale giornale della sinistra».

Gli operai della Magneti Marelli non hanno voluto incontrarlo, perché Calenda ha pubblicamente addossato la responsabilità della situazione alla CGIL e al suo segretario, a suo parere troppo morbido nei confronti di Stellantis. I rappresentanti sindacali hanno definito le sue polemiche inopportune e strumentali. Quando è arrivato gli operai se ne sono andati.

Martedì 3 ottobre al ministero delle Imprese e del Made in Italy ci sarà un incontro tra il governo e la proprietà di Magneti Marelli CK Holdings per capire se ci sono possibilità di tenere aperto lo stabilimento di Crevalcore.