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  • Giovedì 28 settembre 2023

Conoscere l’età esatta di un migrante non è così facile

Con gli strumenti attuali è impossibile farlo senza un margine di errore, anche se il governo vuole introdurre più controlli

(ANSA/CIRO FUSCO)
(ANSA/CIRO FUSCO)

Mercoledì il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto-legge che dovrebbe facilitare il rimpatrio dei migranti arrivati sul territorio italiano in modo irregolare. Il testo fa riferimento anche ai migranti più giovani, che al loro arrivo dichiarano di essere minorenni e vengono quindi inseriti in un percorso di accoglienza e integrazione diverso rispetto alle persone adulte. Oggi, secondo il governo, molte delle persone che dicono di essere minorenni avrebbero in realtà più di 18 anni.

Il testo del decreto non è ancora disponibile, ma le misure principali sono state anticipate in una conferenza stampa. In particolare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto che i migranti che hanno mentito sull’età potranno essere espulsi. Come tutti i decreti-legge, il testo dovrà comunque essere discusso e convertito in legge dal parlamento entro 60 giorni dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale. La misura prevede che vengano eseguiti controlli anche molto invasivi sull’età dei migranti, come in parte già succede: in realtà però con gli strumenti attuali è praticamente impossibile stabilire in modo certo e senza margine di errore l’età di un individuo.

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A causa dell’alto numero di arrivi (133mila migranti), durante l’estate il sistema di accoglienza è andato in sovraccarico e le strutture che dovrebbero accogliere adulti e minorenni si sono riempite presto, lasciando migliaia di persone senza alloggio né assistenza. Le leggi in vigore prevedono che i migranti minorenni non possano essere espulsi, e che rimangano per un massimo di 30 giorni (ma spesso sono molti di più) in strutture governative di prima accoglienza, gestite dal ministero dell’Interno in convenzione con gli enti locali. Lì vengono identificati e ricevono informazioni sui loro diritti, compreso quello di chiedere la protezione internazionale. In seguito vengono trasferiti nelle strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), gestite dagli enti locali.

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Per evitare il sovraffollamento il nuovo decreto-legge autorizza le autorità di pubblica sicurezza a disporre lo «svolgimento di rilevamenti antropometrici», cioè procedure mediche per accertare l’età dei migranti, compresi esami a raggi X. Tutto ciò deve avvenire con l’autorizzazione di un tribunale dei minorenni, dopodiché si procede con l’espulsione se gli esami certificano che la persona in questione ha più di 18 anni.

In realtà procedure simili sono già in vigore, descritte in modo dettagliato da norme che si sono stratificate negli anni. Secondo queste norme l’identità dei migranti dovrebbe sempre essere verificata al momento della prima accoglienza tramite un documento anagrafico, come la carta d’identità o il passaporto. Molto spesso però i migranti che arrivano in Italia non hanno nulla con loro, nemmeno i documenti. Quindi le autorità possono consultare sistemi informativi o banche dati, e se nemmeno queste forniscono informazioni certe il tribunale per i minorenni può disporre gli esami socio-sanitari, informando il migrante e il suo eventuale tutore.

Secondo la legge del 2016 che ne parla, e secondo un protocollo specifico approvato dal governo e dagli enti locali, tutti gli accertamenti devono essere svolti da un gruppo di professionisti sanitari esperti in diversi ambiti, e si dividono in tre fasi che diventano man mano più invasive.

Il primo passaggio consiste in un «colloquio sociale» sulla storia e sulle esperienze del migrante, fatto con un assistente sociale e se necessario con un mediatore culturale. Se l’incontro non è sufficiente a determinare in modo soddisfacente l’età si procede a una «valutazione psicologica/neuropsichiatrica», un altro colloquio stavolta con un neuropsichiatra o uno psicologo esperti di sviluppo infantile e dell’età evolutiva: dovranno valutare le capacità cognitive, come per esempio le modalità di ragionamento astratto o la previsione delle conseguenze dei propri comportamenti.

Il terzo passaggio è il più invasivo. Consiste in una «visita pediatrica-auxologica» nella quale vengono svolti esami medici approfonditi, per esempio valutazioni dello sviluppo puberale e del grado di maturazione corporea generale, in teoria rispettando la cultura e la religione della persona coinvolta.

Se alla fine della visita rimangono ancora dubbi sull’età è possibile ricorrere ad altri accertamenti diagnostici, per esempio gli esami radiologici. I più comuni sono la radiografia del polso e della mano sinistra. In passato il metodo più diffuso per la valutazione di questi esami era il Greulich and Pyle, che però si basava su un campionario di radiografie effettuate su ragazzi e ragazze statunitensi bianchi raccolte tra il 1931 e il 1942: il metodo è oggi ritenuto inaffidabile per stimare l’età dei migranti, che provengono generalmente dall’Africa o dall’Asia e da un contesto sociale ed economico molto diverso da quello del campione di riferimento.

Più di recente si è diffuso il metodo Tanner-Whitehouse (TW), che in sintesi assegna a ogni osso della mano e del polso un determinato livello di maturazione. Questo metodo è considerato più accurato dalla comunità scientifica e consigliato anche dal Consiglio superiore di sanità a partire dal 2009.

In ogni caso il ricorso all’esame radiologico dovrebbe avvenire solo in casi straordinari. La valutazione dell’età ossea infatti non è del tutto accurata, e anche nel protocollo firmato dal governo si legge che questa offre un giudizio sulla «maturazione scheletrica» che «non necessariamente corrisponde all’età anagrafica dell’individuo». Nel 95 per cento dei casi rimane infatti un margine di errore di circa due anni: significa che un migrante a cui viene attribuita l’età di 19 anni potrebbe realisticamente avere tra i 17 e i 21 anni. Nel 5 per cento dei casi il margine di errore può essere persino maggiore.

Nel 2016 l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per aver usato in modo improprio i risultati degli esami radiologici svolti su migranti minorenni: era il caso di Darboe Ousainou, un ragazzo proveniente dal Gambia che al suo arrivo in Italia dichiarò di avere 17 anni. I risultati dell’esame di Greulich-Pyle gli attribuirono 18 anni e Ousainou venne quindi trasferito in un centro per adulti, rallentando le procedure per la sua domanda di asilo.

Al termine degli esami ogni professionista formula un proprio parere, e alla fine della procedura viene formulata una valutazione congiunta. La procedura di verifica dell’età deve essere attivata entro tre giorni dalla disposizione da parte del tribunale per i minorenni, e concludersi entro i successivi 20 giorni. Mentre gli esami sono in corso l’individuo ha comunque diritto all’accoglienza in un centro per minorenni. E se in seguito a tutti gli accertamenti rimane impossibile stabilire la maggiore età del migrante «oltre ogni ragionevole dubbio» questo va considerato minorenne.

Verificare l’età di un migrante minorenne, così come quella di qualsiasi altra persona, è insomma un processo laborioso che non permette di avere risultati precisi e certi. Inoltre, in un rapporto pubblicato lo scorso giugno l’associazione Save the Children ha individuato alcuni problemi nelle procedure. Per esempio, in certi casi le autorità non considerano come validi i documenti anagrafici presentati dai migranti, non sempre sono disponibili sul territorio professionisti sanitari o mediatori linguistici e culturali formati, oppure nel corso delle procedure i migranti non vengono accolti nelle strutture apposite ma mandati nei centri per adulti (i cosiddetti CAS) o in quelli per il rimpatrio (CPR).

Inoltre non sempre la procedura viene eseguita nella sua interezza, favorendo i passaggi più “rapidi” o meccanici come gli esami medici. In Piemonte è possibile aspettare fino a nove mesi per i risultati delle radiografie, mentre a Lampedusa negli ultimi mesi le condizioni di sovraffollamento dei centri di accoglienza hanno complicato le procedure di identificazione, ampliando il margine di errore.