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  • Mercoledì 20 settembre 2023

Il parlamento italiano ha inserito la promozione dello sport nella Costituzione

In coda all'articolo 33, anche se per ora non è chiaro se ci saranno conseguenze concrete

(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Mercoledì la Camera ha approvato all’unanimità e in via definitiva l’inserimento della promozione dello sport nella Costituzione. Il procedimento legislativo era iniziato alla fine del 2021, quando la maggioranza parlamentare sosteneva il governo di Mario Draghi, e anche durante questa legislatura ha ricevuto un appoggio trasversale. La misura prevede l’inserimento di questo comma in coda all’articolo 33 della Costituzione, quello che protegge i cosiddetti diritti sociali: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».

Finora lo sport era citato una sola volta dalla Costituzione: all’articolo 117, quello che regola le competenze dello Stato centrale e delle Regioni (lo sport è una competenza condivisa fra i due enti). Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, si è detto molto soddisfatto dell’approvazione ma al contempo ha aggiunto che la norma andrà concretizzata «nelle scelte di carattere politico e di governo, nazionale e sul territorio».

Al momento infatti sembra che il suo valore sarà soprattutto simbolico. Il costituzionalista Mauro Volpi, che insegna all’università di Perugia, ha detto a Pagella Politica che «non avrà grandi effetti nella vita dei cittadini», e potrebbe invece avere risvolti giuridico-amministrativi: «Con l’introduzione di questo principio in Costituzione potrebbero aumentare i ricorsi da parte dei tribunali per questioni di legittimità costituzionale su leggi in ambito sportivo, qualora i giudici ritengano che il principio dello sport come pratica educativa non venga rispettato», ha detto Volpi.

Un dossier del servizio studi della Camera segnala che al momento la promozione dello sport è garantita nelle Costituzioni di altri nove paesi dell’Unione Europea: Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Ungheria.