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  • Martedì 19 settembre 2023

Truffare un museo non è un’opera d’arte

È quello che ha deciso un tribunale sul caso delle tele bianche dell'artista danese Jens Haaning, che ora dovrà restituire migliaia di euro

(Kunsten Museum of Modern Art Aalborg)
(Kunsten Museum of Modern Art Aalborg)
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Lunedì a Copenhagen si è chiusa una piccola vicenda giudiziaria che coinvolgeva un artista, un museo, due tele bianche e parecchi soldi. Nel 2020 l’artista danese Jens Haaning era stato incaricato dal Kunsten Museum of Modern Art di Aalborg, una città nel nord della Danimarca, di ricreare due sue opere composte tra le altre cose da molte banconote. Per questa commissione il museo gli aveva dato l’equivalente di più di 70mila euro per comporre materialmente l’opera, oltre a un compenso di circa 5.300 euro per il suo lavoro.

Al momento della consegna però Haaning aveva portato al museo solo due tele bianche dal titolo “Prendi i soldi e scappa”. Il museo aveva esposto le tele ma aveva fatto causa a Haaning e lunedì ha ottenuto di riavere indietro gli oltre 70mila euro che avrebbe dovuto usare per allestire le opere. Dal momento che le due tele bianche sono comunque state esposte dal museo però, il tribunale ha deciso che l’artista non dovrà restituire il suo compenso.

Haaning ha 58 anni ed è un artista concettuale piuttosto noto: la sua arte contiene da sempre messaggi sul tema delle disuguaglianze economiche, ma anche del potere, delle migrazioni e del nazionalismo occidentale. Le due opere che avrebbe dovuto ricreare per il Kunsten Museum of Modern Art erano tele con alcune banconote disposte in ordine per rappresentare il reddito medio annuo di un cittadino danese (una sua opera del 2010) a confronto col reddito medio annuo di un cittadino austriaco (del 2007). Sul sito del museo si legge che le due opere avrebbero dovuto mettere in evidenza «il salario come strumento per misurare il valore del lavoro e delle differenze nazionali all’interno dell’Unione Europea».

Quando nel 2021 Haaning aveva presentato le due tele vuote, il museo aveva deciso di esporle comunque ma aveva chiesto indietro i soldi che avrebbe dovuto usare per l’opera. L’artista si era rifiutato ed era iniziata la vicenda giudiziaria che si è conclusa lunedì. Ai tempi, intervistato sulla vicenda, Haaning aveva detto che per lui non si trattava di un furto ma della violazione di un contratto, e che questa violazione era parte della sua opera d’arte. E aveva aggiunto: «incoraggio altre persone con condizioni di lavoro miserabili come le mie a fare lo stesso».

“Prendi i soldi e scappa” è attualmente in mostra al Kunsten Museum of Modern Art. Nella descrizione dell’opera si legge che l’opera «è anche un riconoscimento del fatto che le opere d’arte, nonostante le intenzioni contrarie, fanno parte di un sistema capitalista». Viene detto inoltre che negli ultimi anni in Danimarca c’è stata una grande attenzione al tema del compenso degli artisti e che il museo è impegnato con il sindacato degli artisti per garantire compensi adeguati.