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  • Lunedì 18 settembre 2023

Che fare con le Frecce tricolori

Sono molto popolari, ma hanno un costo non trascurabile e l'incidente di Torino ha riproposto molti dubbi sulla loro sicurezza

frecce tricolori
Le frecce tricolori (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
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Sabato un aereo delle Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica militare italiana, è caduto poco dopo il decollo all’aeroporto Caselle di Torino: alcuni rottami dell’aereo hanno colpito un’auto su una strada accanto all’aeroporto, che si è girata su un lato e ha preso fuoco. A bordo c’era una famiglia: una bambina di 5 anni è morta, mentre il fratello e i genitori si sono salvati anche se hanno riportato diverse ustioni. Il pilota dell’aereo è riuscito a lanciarsi con il paracadute fuori dal jet pochi istanti prima dello schianto. Le indagini iniziate dalla procura di Ivrea per ricostruire le cause dell’incidente saranno piuttosto complesse. Le Frecce tricolori hanno annullato tutte le esibizioni in programma nel fine settimana.

Negli ultimi due giorni l’estesa partecipazione emotiva al lutto della famiglia è stata l’occasione per molte persone di interrogarsi sull’opportunità di avere una pattuglia acrobatica nazionale. Diversi esponenti politici, soprattutto di sinistra, hanno ripreso alcune critiche sostenute più volte negli ultimi anni per chiedere la dismissione delle Frecce tricolori. La richiesta è basata principalmente su due problemi: le loro esibizioni aeree sono rischiose e soprattutto costano troppo.

Dal 1961, anno in cui l’Aeronautica fondò la pattuglia acrobatica, gli aerei delle Frecce tricolori sono stati coinvolti in 20 incidenti in allenamento o durante esibizioni ufficiali: in totale sono morti 16 piloti, la maggior parte prima degli anni Ottanta. Il 2 giugno 1973, durante un’esibizione a Torvaianica, in provincia di Roma, l’aereo pilotato da Angelo Gays si scontrò in volo con l’aereo pilotato da Antonio Gallus. Gays morì, mentre Gallus rimase ferito. Nel 1974 due aerei si scontrarono durante un addestramento a Codroipo, in provincia di Udine, vicino all’aeroporto di Rivolto dove ha sede la pattuglia acrobatica. Morirono due piloti: Sandro Santilli e Ivano Poffe.

L’incidente più grave avvenne il 28 agosto 1988 a Ramstein nello stato federale della Renania-Palatinato, in Germania. La pattuglia era impegnata nella figura del cardioide, in cui due gruppi di aerei disegnano con le scie una sorta di cuore, e un aereo passa in mezzo alla figura. Una manovra in ritardo causò una collisione tra tre aerei che caddero accanto alla pista. Secondo la commissione parlamentare di inchiesta c’erano circa 300mila spettatori: oltre ai tre piloti morirono 67 persone e centinaia rimasero ferite.

Da allora cambiarono le regole per garantire più sicurezza: la distanza minima tra gli aerei è raddoppiata, e non possono più volare sopra gli spettatori. Tre mesi più tardi, il 12 dicembre 1988, Paolo Scoponi cadde con il suo aereo durante un addestramento a Rivolto, vicino alla sede delle Frecce tricolori: fu l’ultimo pilota a morire a bordo di un aereo della pattuglia acrobatica.

Negli ultimi decenni sono state coinvolte in incidenti anche altre pattuglie acrobatiche. Il più recente è avvenuto in Svizzera lo scorso 17 giugno quando due Tiger F-5 della Patrouille Suisse si sono toccati in volo durante un’esercitazione nella zona centrale della Svizzera. Uno dei due aerei ha perso un pezzo di carena: il rottame ha colpito una casa e ferito una persona non in modo grave. Un incidente simile avvenne nel giugno del 2016 durante un’esercitazione a Leeuwarden, nei Paesi Bassi. Uno dei piloti riuscì a saltare con il paracadute e il suo aereo cadde vicino a uno stagno senza fare vittime. L’altro pilota riuscì ad atterrare.

Dopo l’incidente di giugno alcuni politici svizzeri hanno chiesto di introdurre regole più restrittive per limitare i rischi. La consigliera nazionale socialista Franziska Roth, esponente della commissione di sicurezza che si occupa anche di esercito, ha chiesto che tutti i voli vengano eseguiti soltanto in zone non edificate, per esempio sopra i laghi. Finora la sua richiesta non è stata presa in considerazione dalle forze aeree svizzere.

Oltre alla sicurezza, il secondo grande argomento di chi sostiene che sia tempo di abolire le Frecce tricolori riguarda il costo della pattuglia acrobatica. Non è semplice stimarlo perché non esistono dati ufficiali pubblici e i costi totali sono composti da diverse voci. L’informazione più ripresa e citata negli ultimi anni è stata pubblicata in un articolo del Sole 24 Ore sui 50 anni delle Frecce tricolori, nel 2010: le esibizioni, si legge, costano 8 milioni di euro all’anno solo per carburante e manutenzione, pari all’1,9 per cento del bilancio del settore Esercizio dell’Aeronautica militare.

A queste spese vanno aggiunti gli stipendi dei piloti, che però sono inseriti nel bilancio dell’Aeronautica come distaccamento da altri reparti o funzioni. Oltre alle esibizioni, inoltre, vanno considerate le tante ore di addestramento fatte durante i mesi invernali e le spese per dipendenti e manutenzione dell’aeroporto militare di Rivolto, in provincia di Udine.

Un’altra stima relativa ai costi è stata riferita nella risposta della ministra della Difesa Roberta Pinotti a un’interrogazione parlamentare presentata nel 2015 dal deputato del Movimento 5 Stelle Dino Alberti. Nella sua interrogazione Alberti chiedeva conto dei costi per la sostituzione degli aerei Aermacchi MB-339, utilizzati ancora dal 1982, con i più moderni Aermacchi M-345, che saranno utilizzati dal 2024. Pinotti rispose che il costo di acquisto dei nuovi aerei era stato valutato in 178 milioni di euro per una vita operativa stimata di 35 anni. Tra le altre cose la ministra disse che i nuovi aerei avrebbero consentito di limitare i costi per ora di volo al di sotto dei 4.800 euro.

C’è poi un capitolo di spese pubbliche che è molto complicato stimare perché varia ad ogni esibizione. Riguarda i contributi diretti o indiretti, cioè assicurati tramite la raccolta di sponsor, di enti locali come comuni e province. All’inizio di agosto, per esempio, il comune di Cagliari e la Regione Sardegna hanno stanziato in totale 60mila euro per l’esibizione attingendo dal capitolo del bilancio relativo agli eventi culturali. Nel 2016 il sindaco del comune di Arona, in provincia di Novara, pubblicò un post su Facebook per fare chiarezza sui fondi garantiti dal comune per il passaggio delle Frecce sul lago Maggiore. Il costo complessivo era «superiore ai 100mila euro» coperti quasi totalmente con contributi privati chiesti dall’amministrazione comunale.

All’inizio degli anni Duemila nel Regno Unito ci fu un esteso dibattito proprio in merito ai costi delle Red arrows, le “Frecce rosse”, la pattuglia acrobatica della Royal Air Force, l’aeronautica britannica. Ogni anno nel bilancio del Regno Unito vengono riservati dai 15 ai 20 milioni di sterline (tra 17 e 23 milioni di euro circa) a cui vanno aggiunti i contributi richiesti per ogni esibizione. La questione fu affrontata anche dieci anni più tardi, durante il mandato del primo ministro David Cameron. Nonostante l’insistenza di diversi esponenti politici e i dubbi tra gli elettori in un periodo di ridimensionamento della spesa pubblica, Cameron assicurò che le Red Arrows non sarebbero state in pericolo.

I dubbi sulla sostenibilità economica delle pattuglie acrobatiche sono stati espressi anche in altri paesi – in Francia, in Svezia e negli Stati Uniti –, ma le richieste di dismissione non sono mai state davvero al centro delle discussioni politiche perché sostenute da forze politiche minoritarie oppure da associazioni antimilitariste poco influenti.

Un equivoco che complica la discussione riguarda probabilmente il significato e il ruolo che vengono attribuiti alle Frecce tricolori. Chi non le apprezza spesso le considera uno strumento di esibizione di forza militare, ma per altri hanno più che altro un valore come forma di intrattenimento. Il loro indubbio valore patriottico, invece, è al contempo un motivo di orgoglio per qualcuno e di fastidio per altri. Per certi versi, la discussione ricalca le divisioni che caratterizzano quella ciclica sulla parata delle forze armate organizzata ogni 2 giugno a Roma.

Chi si oppone alla richiesta di dismettere le pattuglie acrobatiche sostiene che ci siano diversi validi motivi per mantenerle. Gregory Alegi, analista aeronautico, ha detto alla Stampa che le Frecce tricolori rappresentano un forma di pubblicità per il comparto tecnologico italiano – a produrre gli aerei è il gruppo Leonardo – e che sono molto popolari in Italia e nel mondo. Ogni esibizione organizzata in Italia, in effetti, richiama decine di migliaia di persone.

Secondo Alegi le Frecce tricolori hanno un valore strategico perché l’Italia è uno dei pochi paesi in grado di progettare e costruire interamente aerei destinati alle pattuglie acrobatiche: gli Emirati Arabi Uniti hanno di fatto copiato le Frecce tricolori con gli stessi aerei e gli stessi sistemi di addestramento. A questa promozione economica diretta se ne aggiunge una indiretta. «Nell’atmosfera dell’esibizione si combinano affari, come avviene nelle tappe di crociera del veliero militare Amerigo Vespucci», ha detto Alegi. «Abolirle porterebbe l’Italia fuori linea, visto che sul pianeta esiste una settantina di pattuglie acrobatiche nazionali. Non si tratta di una nostra bizzarria».