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  • Mercoledì 13 settembre 2023

La storia del magistrato sospeso per gli enormi ritardi accumulati

Ernesto Anastasio lasciava in attesa centinaia di sentenze e fascicoli, anche perché i suoi interessi erano altri

(Patrick Pleul/dpa)
(Patrick Pleul/dpa)
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Questa settimana la Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura (CSM) ha sospeso dall’incarico e dallo stipendio il magistrato Ernesto Anastasio, intorno a cui si era creato un caso a causa dei suoi enormi ritardi accumulati su centinaia di fascicoli e sentenze, oltre che per una sua insofferenza verso il proprio mestiere e una propensione verso la poesia.

Anastasio ha 54 anni ed è originario di Piano di Sorrento, un piccolo comune in provincia di Napoli. Entrò in magistratura nel 1999, a trent’anni, lavorando inizialmente come giudice civile nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta. Fin da subito iniziò ad accumulare grossi ritardi nello svolgimento del suo lavoro, depositando oltre i termini più di 200 procedimenti e lasciando molti altri fascicoli inevasi. Nel 2021 venne trasferito a Perugia dove iniziò a lavorare come magistrato di sorveglianza, ossia che vigila sull’organizzazione degli istituti penitenziari ed esamina le richieste delle persone detenute, autorizzando per esempio i colloqui telefonici, l’ingresso in carcere di persone estranee all’amministrazione e le misure alternative alla detenzione in carcere.

Nel corso del tempo, a Perugia, Anastasio ha accumulato un arretrato di 858 sentenze. Le sue inadempienze hanno causato varie proteste da parte non solo dei colleghi ma anche dei detenuti, le cui richieste rimanevano per mesi in attesa di risposta.

Contro di lui sono stati aperti vari procedimenti disciplinari, a cui il magistrato ha risposto presentando un certificato medico che gli diagnosticava una forma di depressione. A marzo il CSM aveva quindi incaricato Stefano Ferracuti, medico e docente di psicopatologia forense all’Università Sapienza di Roma, di svolgere una perizia per accertare se Anastasio potesse proseguire con il suo incarico, almeno da un punto di vista medico.

L’esito è arrivato a giugno: secondo Ferracuti Anastasio soffre di un «disturbo di personalità dipendente-evitante», di cui però il magistrato è consapevole e che comunque non determina una sua incapacità a lavorare. Il problema è che Anastasio «si trova a svolgere un ruolo professionale che non è in alcun modo soddisfacente per i suoi obiettivi esistenziali», ha detto Ferracuti. Anastasio infatti non voleva fare il giudice: prima di entrare in magistratura aveva superato il concorso per entrare in Polizia, ma era poi stato escluso a seguito del colloquio con lo psicologo. Quello del giudice è quindi stato un ripiego, legato anche all’influenza del padre che era un noto avvocato civile.

La vera passione di Anastasio è sempre stata la poesia: «Ha una notevole cultura letteraria, interessi poetici, questo è quello che gli interessa», ha detto il perito, concludendo che Anastasio sarebbe più adatto per fare il «bibliotecario» piuttosto che il magistrato.

Durante l’udienza Anastasio aveva confermato quanto detto da Ferracuti, dicendo di vivere «una situazione di dissidio interiore». Anastasio aveva ammesso che fosse sbagliato per un giudice fare «questo macello di provvedimenti non depositati», ma aveva anche detto che in ogni caso il ruolo di magistrato di sorveglianza gli piaceva e avrebbe voluto concludere il suo incarico, in scadenza nel 2026.

Il Consiglio superiore della magistratura però ha deciso diversamente. Lunedì ha infatti sospeso Anastasio dall’incarico e dallo stipendio: «È un magistrato che sostanzialmente rifiuta il lavoro» e getta «discredito sull’intera amministrazione giudiziaria», si legge nell’ordinanza, riportata da giornali e agenzie. Secondo l’Ansa il suo lavoro verrà per ora preso in carico dai colleghi.