Il racconto di fantascienza che anticipò il progetto Manhattan

Nel 1944 sulla rivista Astounding Science Fiction uscì “Deadline”, che parlava di un'arma nucleare e fece preoccupare l'FBI

L'intestazione del numero di “Astounding Science Fiction” del marzo del 1944 che conteneva il racconto.
L'intestazione del numero di “Astounding Science Fiction” del marzo del 1944 che conteneva il racconto.
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Nel numero di marzo del 1944 di Astounding Science Fiction, una delle più note riviste di narrativa di fantascienza statunitensi, fu pubblicato un racconto scritto da Cleve Cartmill che immaginava un futuro vicino in cui delle forze malvagie chiamate Sixa stavano sviluppando una bomba in grado di distruggere l’umanità, e venivano fermate da un soldato della fazione avversaria, i Seilla. Il racconto si intitolava “Deadline” (“Termine ultimo” nella traduzione italiana) e conteneva dettagli tecnici sulla preparazione dell’arma che ricordavano molto quelli relativi alla bomba atomica che gli Stati Uniti stavano sviluppando in quei mesi.

Mentre “Deadline” usciva in edicola, infatti, una squadra di scienziati e militari lavorava in totale segretezza in una base militare a Los Alamos, nel New Mexico, in quello che venne chiamato Progetto Manhattan, raccontato dal recente film di Christopher Nolan Oppenheimer. La storia di Cartmill conteneva alcuni dettagli tecnici e scientifici sull’arma che i malvagi Sixa stavano costruendo, in particolare dei riferimenti all’uranio 235 – che viene effettivamente utilizzato nella produzione di bombe atomiche – e dei moniti sulle conseguenze di questa bomba. «Se l’arma, che si trovava in qualche punto della capitale nemica, fosse stata usata, l’intera razza correva senz’altro il rischio di perire fino all’ultimo individuo», spiegava il protagonista del racconto.

Le somiglianze tra il racconto fantascientifico e l’arma segreta spinse l’FBI a indagare sia su Cartmill che su John W. Campbell, il direttore della rivista, una figura che ebbe un ruolo fondamentale in quella che oggi viene chiamata «l’età dell’oro della fantascienza». Cioè un periodo, che va dal 1938 al 1946, nel quale iniziarono le loro carriere autori come Isaac Asimov, Arthur C. Clarke e Robert A. Heinlein, grazie soprattutto alla rivista diretta da Campbell. L’indagine dell’FBI, che finì per riguardare gli stessi Asimov e Heinlein, si concluse poco dopo, quando fu accertato che non c’era stata alcuna fuga di notizie e i dettagli tecnici erano stati tratti da fonti non segrete e a disposizione del pubblico. Il rapporto finale non mancò di definire «egocentrico» Campbell, che fu costretto ad accettare di non pubblicare altri racconti sulla tecnologia nucleare fino alla fine della guerra.

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Da allora il caso “Deadline” ha ispirato teorie strampalate e complottiste sui rapporti tra la fantascienza dell’epoca e i progetti militari statunitensi. Come ha notato Alec Nevala-Lee, autore di un libro sull’età dell’oro del genere, però, il racconto in questione «non spuntò dal nulla: la potenza atomica era stato un tema frequente in Astounding quasi dal giorno della sua fondazione», avvenuta nel 1930. Sulle pagine della rivista erano apparsi nel corso degli anni molti riferimenti ad argomenti legati all’energia nucleare, come la separazione degli isotopi e le reazioni nucleari a catena, sia nelle storie che negli editoriali scritti dal direttore. Lo stesso Campbell aveva peraltro frequentato il Massachusetts Institute of Technology (MIT), la prestigiosa università di materie tecniche e scientifiche americana, per poi laurearsi in Fisica presso la Duke University, e quindi aveva conoscenza diretta dell’argomento, oltre che contatti nel settore. Anche Heinlein, l’autore di romanzi quali Starship Troopers, aveva trattato temi simili in racconti antecedenti a “Deadline”, come “Soluzione insoddisfacente” (“Solution Unsatisfactory”, 1941), che narrava gli effetti di una polvere radioattiva a base di uranio 235, o “A volte esplodono” (“Blowups Happen”, 1940), su un incidente a un reattore nucleare.

Nel numero di aprile del 1942 di Astounding Science Fiction, due anni prima dell’uscita di “Deadline”, Campbell aveva firmato un editoriale intitolato “Too Good At Guessing” (Troppo bravi a indovinare) in cui annunciava che la rivista avrebbe smesso di pubblicare storie ambientate nel futuro a breve termine per tutta la durata del conflitto (gli Stati Uniti erano entrati in guerra nel dicembre del 1941) per evitare di «smascherare possibili linee di ricerca militari», racconta Nevala-Lee. Il fatto che “Deadline” fosse stato pubblicato mentre il conflitto era ancora in corso, e che le due fazioni protagoniste si chiamassero Saxi (anagramma di Axis, l’Asse) e Seilla (anagramma di Allies, gli Alleati), spinse molti a considerare il racconto una provocazione deliberata da parte di Campbell, o addirittura un modo di «sondare il terreno», come ha sostenuto lo scrittore di fantascienza Gregory Benford, altra firma di Astounding.

Nel corso degli anni, si sono diffuse molte teorie sull’origine del racconto e, soprattutto, sul contributo dato da Campbell. Critica e lettori sono piuttosto concordi nel ritenere che la longevità dell’interesse per “Deadline” non sia dovuta alla qualità dell’opera – lo stesso Cartmill lo definì «una schifezza» – ma alle teorie secondo cui ci sarebbe stata una fuga di notizie del Progetto Manhattan.

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Molti degli scrittori citati, del resto, parteciparono alla guerra come soldati o in qualità di scienziati impegnati in progetti militari: Asimov e Heinlein, ad esempio, lavorarono assieme al cantiere navale della Marina militare di Philadelphia. Proprio Asimov scrisse nella sua autobiografia che già nel febbraio del 1941 Campbell gli aveva parlato «della scoperta della fissione dell’uranio e dell’ovvia conclusione che una reazione a catena potesse essere innescata», e che la Columbia University era in possesso di un «piede cubo» (pari a 0,02 metri cubi) di uranio. Lo scrittore ammise di aver «incorporato prontamente» parti delle rivelazioni di Campbell per scrivere “Superneutrone” (Super-Neutron), racconto uscito nel numero di settembre del 1941 di Astounding, due anni e mezzo prima di “Deadline”.

Nella sua autobiografia Asimov aggiunse altri dettagli che sembrano confermare il fatto che all’uscita del racconto nella comunità scientifica si parlasse della costruzione di una bomba atomica già da qualche anno. Poco dopo l’incontro con Campbell, Asimov decise di testare la solidità di queste voci discutendo con il premio Nobel per la chimica Harold Urey, che si lamentava spesso di come fosse difficile trovare un progetto interessante in tempi di guerra. Asimov gli rispose facendogli capire che sapeva dell’uranio in possesso della Columbia University e gli domandò, a mo’ di provocazione: «Quello è il tuo ambito di studi, giusto?». Secondo la ricostruzione dello scrittore, la reazione di Urey sembrò confermare la veridicità delle parole di Campbell, perché divenne rosso in viso e si lamentò ad alta voce del fatto che «certa gente parla troppo», per poi cambiare argomento.

La maggiore fonte di ispirazione per le leggende sul caso “Deadline” rimase comunque Campbell, di cui circola da tempo un aneddoto ritenuto apocrifo da molti e mai dimostrato. Anni dopo la fine della guerra, il direttore avrebbe ricordato l’indagine dell’FBI nei suoi uffici dicendosi sollevato perché l’agente non aveva notato la mappa degli Stati Uniti che aveva in ufficio, su cui segnava con una puntina tutti gli abbonati alla rivista. Se l’agente l’avesse vista, avrebbe notato la strana concentrazione di abbonati nel New Mexico, in un’area pressoché desertica nota come Los Alamos. Secondo Campbell, infatti, molti degli scienziati impegnati nel Progetto Manhattan erano abbonati ad Astounding Science Fiction e avevano modificato il proprio indirizzo in seguito al trasferimento nella base segreta. Grazie a queste informazioni il direttore aveva potuto capire che il governo stava preparando qualcosa di segreto in quella zona.

Questa versione dei fatti, per quanto affascinante, sembra molto debole, a cominciare dall’idea che i partecipanti al Progetto Manhattan potessero condividere l’indirizzo di Los Alamos apertamente (in realtà usavano una cassetta postale di Santa Fe, a più di cinquanta chilometri di distanza). È molto più probabile che le conoscenze disponibili al pubblico sull’energia nucleare, soprattutto a una persona laureata in fisica, fossero più che sufficienti per ispirare racconti fantastici su armi in grado di annientare l’umanità. Anche il Progetto Manhattan, nonostante la segretezza che lo circondò, fu vittima di fughe di notizie: il 13 marzo del 1944 (lo stesso mese della pubblicazione di “Deadline”), il quotidiano The Cleveland Press pubblicò infatti un articolo sugli strani movimenti di personale che stavano avvenendo proprio a Los Alamos. Si intitolava “Città proibita” e raccontava della «città dei misteri dello Zio Sam diretta dal “secondo Einstein”», ovvero lo scienziato Robert Oppenheimer.

Infine è stato accertato che tra le persone impegnate nel progetto segreto ci fossero anche accaniti lettori di fantascienza e in particolare della rivista di Campbell: tra questi anche Edward Teller, considerato il padre della bomba a idrogeno, che da grande fan di Astounding raccontò di essere rimasto «stupito» dalla lettura di “Deadline” mentre lavorava al Progetto Manhattan.