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  • Giovedì 7 settembre 2023

Cosa sono le munizioni all’uranio impoverito

Che gli Stati Uniti forniranno all'Ucraina: sono usate soprattutto per distruggere mezzi corazzati, ma si discute da tempo dei possibili effetti nocivi sulla salute

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Mercoledì gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti umanitari e militari all’Ucraina del valore totale di circa 1 miliardo di dollari (930 milioni di euro) che comprenderà, tra le altre cose, munizioni all’uranio impoverito. L’annuncio è stato fatto nel corso di una visita del segretario di Stato statunitense Antony Blinken a Kiev. Le munizioni all’uranio impoverito sono proiettili con cui verranno dotati i carri armati M1 Abrams che a gennaio gli Stati Uniti avevano deciso di inviare all’Ucraina e che dovrebbero essere consegnati in autunno. Gli Stati Uniti sono il secondo paese ad annunciare l’invio di munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina, dopo che lo aveva già fatto il Regno Unito a marzo.

In entrambi i casi ci sono state reazioni molto dure dalla Russia: l’ambasciata russa a Washington ha definito il piano statunitense «un segno di disumanità», per via della radioattività dell’uranio impoverito e degli effetti nocivi che le munizioni avrebbero sulla salute delle persone non coinvolte nella guerra.

L’uranio impoverito è un sottoprodotto ottenuto come scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio (che serve per produrre energia o armi nucleari). È molto meno radioattivo dell’uranio naturale, e non ha alcuna utilità per le reazioni nucleari. Essendo uno scarto è piuttosto economico, e viene usato in ambito militare dagli anni Sessanta, specialmente per la realizzazione di munizioni anticarro. Ha il vantaggio di avere un’altissima densità (19 grammi per centimetro cubo) e per questo motivo è particolarmente efficace per colpire e distruggere carri armati avversari.

Oltre a essere in grado di perforare i mezzi corazzati con facilità, le munizioni all’uranio impoverito hanno la caratteristica di incendiarsi al momento dell’impatto, aumentando quindi l’effetto distruttivo dell’arma. Nell’esplosione si liberano particelle di uranio, che possono essere inalate o rimanere al suolo. Sugli effetti nocivi per la salute dell’uranio impoverito usato in ambiti militari si discute da anni: munizioni all’uranio impoverito furono largamente usate dagli Stati Uniti nel corso della Guerra del Golfo, in ex Jugoslavia e in Iraq, e diversi soldati nel corso degli anni hanno sostenuto di aver contratto malattie di vario tipo (in particolare forme di cancro) per aver inalato uranio impoverito polverizzato nelle esplosioni. Finora però non è mai stata dimostrata una correlazione diretta tra l’uranio impoverito e le malattie dei soldati.

La reazione della Russia è comunque stata estremamente dura: «Gli Stati Uniti sono pienamente consapevoli delle conseguenze: le esplosioni di tali munizioni provocano la formazione di una nuvola radioattiva. Piccole particelle di uranio si depositano nelle vie respiratorie, nei polmoni, nell’esofago, si accumulano nei reni e nel fegato, causano il cancro e portano all’inibizione delle funzioni dell’intero organismo», ha scritto l’ambasciata russa in un comunicato.

Benché in molti ne critichino l’uso in guerra e ne chiedano un divieto, l’uranio impoverito non è soggetto alle regole sulle armi nucleari. Le munizioni all’uranio impoverito sono infatti considerate armi come tutte le altre. Ciononostante l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), l’organizzazione dell’ONU incaricata di controllare il settore dell’energia nucleare, ne raccomanda cautela nell’uso per via della tossicità. L’uranio impoverito si comporta esattamente come l’uranio naturale: secondo l’agenzia le particelle possono essere inalate o ingerite, entrare nel flusso sanguigno e causare danni ai reni.