Che fine faranno gli assegni?

Non li usa quasi più nessuno e alcune banche vogliono ritirarli anche se hanno ancora alcune funzioni specifiche, come comprare casa

(Ansa/Francesca Cencetti)
(Ansa/Francesca Cencetti)
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Ormai da diversi anni molte operazioni che tradizionalmente si facevano con gli assegni sono state sostituite dalle transazioni online, dalle carte di pagamento e dai bonifici: di fatto, chi ha meno di quarant’anni e non ha comprato una casa (per cui quasi sempre serve ancora l’assegno) difficilmente ha mai usato un assegno in vita sua. L’assegno è un mezzo di pagamento che rischia gradualmente di scomparire del tutto, anche se in realtà serve ancora per fare alcune operazioni formali, come nel caso degli assegni circolari per comprare casa.

Per questo negli ultimi anni molte banche hanno gradualmente ridotto i servizi che offrono legati agli assegni. Intesa Sanpaolo ha perfino annunciato questa primavera che avrebbe gradualmente ritirato i suoi libretti in circolazione: con una comunicazione ai suoi clienti invitava a restituire i libretti ancora validi alle filiali, che per compensare avrebbero accordato la possibilità di fare bonifici istantanei in modo gratuito.

Gli assegni erano ancora popolarissimi fino a qualche decennio fa quando, prima del banking online, serviva la praticità di fare pagamenti senza doversi recarsi fisicamente allo sportello bancario per fare un bonifico. I blocchetti degli assegni erano dati quasi in automatico a chi apriva un conto corrente, insieme al bancomat. Secondo i dati di Banca d’Italia negli ultimi dieci anni il numero di assegni in Italia si è ridotto di oltre il 71 per cento (dal 2012 al 2022) e la quota del numero di assegni sul totale degli strumenti di pagamento è passata da oltre il 6 per cento nel 2012 a meno dell’1 per cento nel 2022.

Sono stati sostituiti dalla praticità delle carte e dei bonifici bancari, i quali possono essere fatti online e anche in modalità istantanea. Soprattutto quest’ultima possibilità ha dato un impulso all’abbandono degli assegni, che rispondevano all’esigenza di pagare qualcosa sul momento, anche se poi chi lo riceve ha un certo tempo per incassarlo: 8 giorni se viene riscosso nello stesso luogo dell’emissione (in tal caso l’assegno è detto “su piazza”); entro 15 giorni se la città è diversa (e in questo caso è un assegno “fuori piazza”). Oltre questo tempo l’assegno resta comunque incassabile, ma il beneficiario non può rifarsi su chi lo ha emesso se al momento della riscossione dovessero mancare i fondi, ossia nel caso l’assegno sia “scoperto”.

Proprio il rischio di trovarsi di fronte a un assegno scoperto è uno dei motivi per cui gli assegni sono stati gradualmente sostituiti con i bonifici bancari. E questo benché ci siano leggi molto rigide a regolare gli assegni: se non dovessero esserci fondi disponibili chi lo ha sottoscritto incorre in una segnalazione alla Centrale Allarme Interbancaria, un archivio informatizzato istituito presso la Banca d’Italia per assicurare il regolare funzionamento dei pagamenti; la segnalazione implica che non si possano firmare nuovi assegni per un certo periodo di tempo.

Un altro tipo di assegni è quello circolare, che viene emesso dalla banca bloccando l’importo corrispondente sul conto corrente. Per natura non è soggetto al rischio di risultare scoperto ed è incassabile presso gli sportelli della banca emittente fino a 30 giorni dopo la data di emissione solo dalla persona a cui è intestato.

È probabile che l’assegno circolare rimarrà utilizzato per alcune operazioni molto specifiche, mentre gradualmente scompariranno quelli tradizionali. Ci sono ancora operazioni che non possono avvenire senza il pagamento con l’assegno. Per esempio, nel caso della compravendita di un’abitazione il pagamento avviene al momento del rogito con assegni circolari intestati al venditore. Si potrebbero usare anche i normali assegni bancari, ma solo con il consenso del venditore. E normalmente si usa l’assegno in una fase ancora preliminare al rogito, ossia al momento della proposta di acquisto, che normalmente viene accompagnata da un assegno a titolo di caparra.

Forse proprio per questi casi in cui gli assegni sono ancora usati, al momento Intesa Sanpaolo è stata finora l’unica grande banca italiana ad annunciare di voler ritirare gradualmente i libretti degli assegni tradizionali (anche se ha specificato che resteranno disponibili quelli circolari).

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