La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto il ricorso di alcuni richiedenti asilo siriani che avevano accusato Frontex di averli deportati illegalmente in Turchia

(AP Photo/Geert Vanden Wijngaert, File)
(AP Photo/Geert Vanden Wijngaert, File)

Mercoledì la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto il ricorso presentato da alcuni richiedenti asilo siriani contro Frontex, la controversa agenzia dell’Unione Europea che svolge le funzioni di guardia di frontiera e costiera, accusata di averli respinti illegalmente dalla Grecia e deportati in Turchia quando la loro richiesta di asilo non era ancora stata esaminata.

Nel 2016 una famiglia siriana – formata da una coppia e quattro figli – era fuggita da Aleppo e attraversando la Turchia era arrivata sull’isola greca di Milos. Undici giorni dopo l’arrivo era stata riportata in Turchia in un’operazione condotta da Frontex e dalle autorità greche, e in seguito trasferita in Iraq, dove vive ancora. I richiedenti asilo siriani avevano fatto ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea accusando Frontex di aver agito illegalmente, perché avrebbe effettuato il rimpatrio prima ancora che venisse esaminata la loro richiesta di protezione internazionale.

Avevano quindi chiesto un risarcimento di 96mila euro per danni materiali e 40mila euro per danni morali, sostenendo che «se Frontex non avesse violato i suoi obblighi in materia di tutela dei diritti fondamentali nell’ambito dell’operazione di rimpatrio» non sarebbero stati illegittimamente respinti verso la Turchia, e avrebbero ottenuto la protezione internazionale a cui avevano diritto per via della guerra civile in corso in Siria.

Frontex è stata accusata spesso in passato di aver collaborato a respingimenti illegali di migranti, specialmente sulla cosiddetta “rotta balcanica” che dalla Turchia arriva fino in Austria e Ungheria. Ma secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in questo caso l’agenzia non può essere ritenuta colpevole, in quanto «non è competente a valutare la fondatezza delle decisioni di rimpatrio né le domande di protezione internazionale», e quindi non può essere considerata responsabile di eventuali danni connessi al respingimento verso la Turchia.

La sentenza specifica che «per quanto riguarda le operazioni di rimpatrio, Frontex ha soltanto il compito di fornire sostegno tecnico e operativo agli stati membri. Questi ultimi sono invece i soli competenti a valutare la fondatezza delle decisioni di rimpatrio e a esaminare le domande di protezione internazionale».

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