L’ex leader dei “Proud Boys” Enrique Tarrio è stato condannato a 22 anni di prigione per il suo ruolo nell’attacco al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021

Enrique Tarrio, Portland, 17 agosto 2019 (AP Photo/Noah Berger, File)
Enrique Tarrio, Portland, 17 agosto 2019 (AP Photo/Noah Berger, File)

Enrique Tarrio, ex leader dell’organizzazione di estrema destra “Proud Boys”, è stato condannato a 22 anni di prigione per il suo ruolo nell’attacco al Congresso statunitense del 6 gennaio 2021, quando i sostenitori dell’ex presidente Donald Trump cercarono di fermare la certificazione delle elezioni presidenziali del 2020, vinte dall’attuale presidente Joe Biden. Henry “Enrique” Tarrio, che ha 39 anni, non era presente a Washington durante l’attacco perché nei giorni precedenti era stato arrestato e costretto a lasciare la città. Per i pubblici ministeri, che avevano chiesto una condanna a 33 anni di carcere, aveva comunque contribuito, a distanza, a causare e a incoraggiare quanto accaduto. Tarrio è stato condannato per cospirazione sediziosa, un reato raramente perseguito negli Stati Uniti: viene definito come un complotto tra due o più persone «per rovesciare, abbattere o distruggere con la forza il governo degli Stati Uniti».

Poco prima della lettura della sentenza Tarrio ha parlato a lungo dicendo di vergognarsi «moltissimo» e di essere «deluso» dal fatto di aver «causato dolore e sofferenza»: «Dovrò convivere con quella vergogna per il resto della mia vita». Ha detto che i cittadini di Washington «meritavano di meglio», che «ciò che è accaduto il 6 gennaio è stato motivo di imbarazzo nazionale», ha parlato della sua «hybris», cioè della sua tracotanza, e ha continuato a scusarsi.

Dopo le presidenziali del novembre 2020, Tarrio e altri membri dei Proud Boys avevano pubblicato online una serie di messaggi minacciando violenze e disordini se Donald Trump non fosse rimasto al suo posto. Tarrio aveva tra le altre cose risposto a un post di Joe Biden, scrivendo: «DEVI ricordare che il popolo americano è in guerra con TE. Niente Trump… Niente pace». Il 12 dicembre i Proud Boys e altri gruppi di estrema destra avevano manifestato a sostegno di Trump a Washington e Tarrio aveva bruciato uno striscione del movimento per i diritti delle persone afrodiscendenti e contro le violenze della polizia “Black Lives Matter”. Quando, all’inizio di gennaio, Tarrio aveva tentato di tornare nella capitale era stato arrestato per l’episodio dello striscione: una volta rilasciato su cauzione, gli era stato ordinato di lasciare Washington.

Durante la rivolta del 6 gennaio sui social network Tarrio, che si trovava a Baltimora, aveva scritto: «Dopo che avrò finito di guardare (l’attacco al Congresso trasmesso dalle televisioni, ndr) farò una dichiarazione sul mio arresto… Ma per ora mi godo lo spettacolo… Fate quello che va fatto».

I membri dei Proud Boys, tra le altre cose, sostengono la superiorità della civiltà occidentale, sono islamofobi, incoraggiano l’utilizzo della violenza nella lotta politica, e hanno una visione dei rapporti di genere simile a quella degli “incel”, il movimento online di maschi misogini. In diverse occasioni negli ultimi anni membri del gruppo hanno minacciato, picchiato o accoltellato manifestanti e politici progressisti oppure dei cosiddetti movimenti “antifa”. Poche settimane dopo l’attacco al Congresso, il Canada aveva classificato l’organizzazione come gruppo terroristico. La pena stabilita per Tarrio è per ora la più lunga in relazione ai fatti del 6 gennaio 2021.