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  • Venerdì 1 settembre 2023

Nemmeno questa volta l’Islanda ha vietato la caccia alle balene

Il governo è tornato a permetterla con regole più stringenti dopo un periodo di pausa, ma sempre più persone si dicono contrarie

(Benny F. Nielsen, Polfoto via AP, File)
(Benny F. Nielsen, Polfoto via AP, File)
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Giovedì il governo dell’Islanda ha permesso di nuovo la caccia alle balene nelle proprie acque, dopo che a giugno l’aveva temporaneamente sospesa per via di un rapporto governativo secondo cui venivano uccise in maniera eccessivamente brutale. La caccia alle balene rimane comunque una questione molto dibattuta in Islanda: secondo un recente sondaggio più della metà della popolazione vorrebbe abolirla del tutto, e la ministra islandese della Pesca ha precisato al Guardian che il governo «continuerà a valutarne il futuro» e che non ha ancora deciso se concedere o meno licenze per il 2024.

L’Islanda è rimasto uno dei tre paesi al mondo in cui è permessa la caccia alle balene, una pratica osteggiata da decenni dai gruppi animalisti e fortemente limitata in tutto il mondo, per via del fatto che varie specie sono a rischio di estinzione. È permesso cacciarle e venderne la carne, oltre che in Islanda, in Norvegia e in Giappone: tutti paesi dove un tempo la carne di balena era assai più comune, e dove oggi in realtà la stragrande maggioranza della popolazione non la mangia più. Spesso è anzi principalmente un alimento offerto ai turisti attratti dall’idea di mangiare qualcosa di insolito.

A maggio l’autorità indipendente islandese che si occupa di cibo e benessere degli animali aveva pubblicato un rapporto in cui denunciava i metodi particolarmente brutali con cui venivano uccise le balene in Islanda. Nel rapporto si diceva per esempio che soltanto il 67 per cento delle balene monitorate era morta o aveva perso conoscenza subito dopo i colpi ricevuti dai cacciatori: una su tre, insomma, era morta fra molte sofferenze. Il governo aveva definito «preoccupanti» i risultati del rapporto e aveva sospeso la caccia fino a fine agosto.

In estate il governo islandese ha poi elaborato e approvato nuove norme che il quotidiano islandese Morgunblaðið ha definito «estremamente stringenti». I pescatori potranno cacciare solo balene che si trovano entro i 25 metri dalla propria imbarcazione, nel tentativo di limitare che gli arpioni vengano lanciati da distanze eccessive da cui è più facile colpire parti non vitali del loro corpo. La caccia sarà permessa soltanto di giorno e sulla nave potranno salire soltanto persone che hanno ricevuto un apposito addestramento, mentre sono stati aggiornati i parametri sui macchinari da utilizzare. A oggi le leggi islandesi permettono l’uccisione ogni anno di 209 esemplari di balenottere comuni e di 217 di minke whale, una specie più piccola di quella comune.

Alcuni gruppi animalisti si sono opposti alla nuova decisione del governo, sostenendo che prolungherà morte e sofferenze per decine di balene. Altri sostengono invece che la caccia alla balena è sempre meno popolare fra gli islandesi – secondo un sondaggio pubblicato a giugno solo il 29 per cento è favorevole a mantenerla legale, fra cui diversi islandesi anziani – e che il governo stia soltanto cercando di arrivare a vietarla in maniera graduale.

Parlando col Guardian Patrick Ramage, dirigente dell’ong International Fund for Animal Welfare, ha definito le nuove regole «uno spiacevole ma necessario passo in avanti per un divieto totale». Sigursteinn Masson, della stessa ong, ha detto a BBC News di ritenere che il 2023 «sarà l’ultimo anno in cui la caccia alle balene sarà permessa in Islanda».