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  • Mercoledì 30 agosto 2023

Forse “Pusher Street” a Christiania chiude sul serio

I residenti del quartiere autogestito di Copenaghen ne hanno abbastanza della strada in cui è tollerato lo spaccio di marijuana

Pusher Street a Christiania (DPA via ANSA)
Pusher Street a Christiania (DPA via ANSA)

Dopo l’ennesimo episodio di violenza legato al traffico di droga, i residenti del quartiere anarchico e autogovernato di Christiania, a Copenaghen, hanno chiesto alle autorità danesi aiuto per chiudere Pusher Street, la nota strada (chiamata anche localmente con il nome inglese) in cui si concentra lo spaccio di marijuana. Christiania, fondata negli anni Settanta da una comunità hippie, è oggi una grande attrazione turistica, e grazie al particolare status giuridico riconosciuto al quartiere il commercio di marijuana (illegale a scopo ricreativo in Danimarca) era tollerato: ma da tempo i problemi sono aumentati, e sabato scorso un uomo di 30 anni è stato ucciso durante una sparatoria in cui sono rimaste ferite almeno 4 persone.

La decisione di chiudere Pusher Street e di vietare la vendita di marijuana è stata annunciata domenica scorsa dalla comunità degli abitanti di Christiania, dopo un primo accordo raggiunto lo scorso giugno con la polizia locale, le autorità cittadine e il ministero della Giustizia. Non è la prima volta che negli anni viene avanzata una proposta simile, ma questa volta è stata formalizzata e sembra decisamente più concreta delle precedenti. C’è comunque chi è scettico.

Fino a un po’ di tempo fa gli abitanti del quartiere avevano sempre fatto il possibile per tenere la polizia e le autorità fuori dal quartiere, chiedendo di poter gestire in modo autonomo i propri problemi, compresi gli episodi di violenza. Recentemente però le cose sono cambiate: a Copenaghen, come in altre città europee, il mercato della droga è cresciuto e si è fatto più violento. A Christiania si sono intensificate sparatorie, ferimenti e omicidi, e la situazione ora è molto diversa da quella immaginata nel progetto originario del quartiere, ispirato a principi di tolleranza, libertà e autogestione.

Durante una protesta di inizio agosto, in cui gli abitanti avevano bloccato le entrate di Pusher Street con sbarre e blocchi di cemento, uno di loro aveva detto al Wall Street Journal: «Siamo passati dall’essere un modello di riferimento di energia verde, arte, cultura e diritti della comunità LGBT+ al passare tutte le nostre riunioni comunitarie a discutere degli episodi di violenza dentro Pusher Street».

La scritta “Stop udnyttelse af Christiania!”, Basta sfruttare Christiania!, vicino a Pusher Street (DPA via ANSA)

Christiania, nel quartiere Christianshavn, fu fondata nel 1971 da un gruppo di hippie che avevano occupato un’ex base militare dismessa e abbandonata. Il gruppo proclamò fin da subito una forma di governo autonomo basato sull’autogestione, prevedendo tra le altre cose il libero commercio di marijuana. Attualmente a Christiania vivono circa 900 persone, organizzate in una fondazione, la Freetown Christiania Foundation, che nel 2011 aveva accettato la proposta del governo danese di acquistare a un prezzo molto ridotto tutti gli edifici del quartiere, che quindi nei fatti è diventato una proprietà privata. La proposta del governo danese arrivò dopo decenni di discussioni sullo status giuridico del quartiere, e quella soluzione fu vissuta da qualcuno come un tentativo riuscito di assimilare Christiania a pratiche capitaliste e contrarie ai valori fondativi.

Pusher Street – che si chiama così persino su Google Maps – si trova esattamente al centro del quartiere, ed è una piccola strada coperta di ciottoli e lunga soltanto 10 metri, al cui interno è vietato scattare fotografie. Ospita molti stand aperti giorno e notte che vendono decine di varietà di marijuana e hashish, il composto ottenuto dalla resina della cannabis. Kim Møller, che insegna criminologia all’Università di Malmö, in Svezia, e conosce approfonditamente Christiania, ha stimato che a Pusher Street confluiscano ogni anno l’equivalente di quasi 140 milioni di euro di cannabis e prodotti derivati, circa i due terzi del traffico di cannabis nazionale. La marijuana e l’hashish sono le uniche sostanze stupefacenti illegali permesse a Christiania: uno dei murales più noti del quartiere è quello che ritrae un pugno che infrange una siringa di eroina.

Un uomo a Christiania (Joachim Adrian/Polfoto via AP)

Nonostante quanto succede a Pusher Street fosse noto a tutti e tollerato ufficiosamente dall’amministrazione comunale di Copenaghen, negli anni è successo regolarmente che la polizia locale organizzasse incursioni al suo interno per smantellare i banchetti, che venivano però puntualmente riallestiti poco dopo.

Benché episodi di violenza si siano sempre verificati, è soprattutto negli anni Duemila che sparatorie e omicidi si sono intensificati: dal 2005 a oggi sono stati uccisi almeno sei uomini, tutti tra i 19 e i 30 anni. La maggior parte degli omicidi è stata compiuta proprio a Pusher Street, e sono stati collegati dalla polizia alle attività delle bande criminali impegnate nel traffico di droga, alcune delle quali hanno iniziato a introdurre nel mercato anche altre sostanze stupefacenti contrarie alle regole della comunità. Gli ultimi tre omicidi sono stati compiuti nel 2021, nel 2022 e nel 2023.

Sul Copenaghen Post, il giornalista Uffe Jørgensen Odde ha scritto comunque di essere scettico sul fatto che l’annunciata chiusura di Pusher Street si verificherà sul serio. «Se pensate di aver già sentito questa storia avete ragione. Non vi serve una laurea per trovare in passato episodi di violenza, sparatorie e dichiarazioni che “quando è troppo è troppo”. Nel 2016, Pusher Street era stata chiusa. Due volte. La prima volta dalla polizia, la seconda dagli abitanti di Christiania, dopo un episodio in cui erano stati feriti due poliziotti e un civile».