In Siria sono in corso proteste contro il regime di Bashar al Assad, per il sesto giorno di fila

(AP Photo/Hussein Malla, File)
(AP Photo/Hussein Malla, File)

Venerdì in Siria ci sono state grosse proteste contro il regime di Bashar al Assad e le condizioni sempre più precarie dell’economia siriana: è il sesto giorno di fila che le proteste vanno avanti. Venerdì, come nei giorni precedenti, le proteste contro Assad si sono svolte in una serie di città di diverse province della Siria: centinaia di persone hanno manifestato chiedendo la fine del regime di Assad, con scene che sono state paragonate sia dai giornali che dai manifestanti alle rivolte del 2011.

Il riferimento è alle cosiddette “primavere arabe”, la vasta ondata di proteste e sommovimenti che avvennero in vari paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, e che in Siria Assad represse con violenza. Da allora in Siria è in corso una guerra civile che ha peggiorato sempre di più le condizioni politiche, sociali ed economiche del paese. Al momento, però, le proteste di questi giorni sono ancora molto lontane dalla partecipazione e dalla forza che ebbero le primavere arabe.

Le proteste contro Assad procedono in modo irregolare da mesi, ma si sono intensificate soprattutto la settimana scorsa, per via della decisione di Assad di ridurre i sussidi previsti per l’acquisto del carburante. Il regime sta lavorando da oltre un anno per riformare sussidi previsti per una serie di beni: oltre che per il carburante anche per il combustibile per il riscaldamento e il pane.

Il governo ha presentato queste decisioni come necessarie a ridurre il deficit pubblico della Siria, in cui nel frattempo l’inflazione è cresciuta moltissimo: l’aumento dei prezzi e il calo del valore della moneta siriana hanno reso le condizioni di vita sempre più insostenibili. Durante le proteste sono state parzialmente bloccate autostrade e in una provincia meridionale del paese sono stati assaltati gli uffici locali del partito di Assad, il Baath.

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