Più di 9mila giovani pinguini imperatori sono morti alla fine del 2022

È successo perché la banchisa antartica su cui stavano crescendo si è fusa prima del solito

Banchisa nel mare di Ross, in Antartide, nel gennaio del 2017 (Ted Scambos/National Snow and Ice Data Center via AP, File, LaPresse)
Banchisa nel mare di Ross, in Antartide, nel gennaio del 2017 (Ted Scambos/National Snow and Ice Data Center via AP, File, LaPresse)

Tra novembre e dicembre del 2022 più di 9mila giovani pinguini imperatori che stavano crescendo sulla banchisa del mare di Bellingshausen, al largo della costa occidentale della Penisola Antartica, sono morti perché il ghiaccio marino si è frantumato e fuso in anticipo rispetto al solito. Un gruppo di ricercatori della British Antarctic Survey, l’organizzazione governativa britannica che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide, se ne è accorto osservando alcune immagini satellitari, da cui si può si può distinguere la posizione delle colonie di pinguini sul ghiaccio grazie al guano, cioè agli escrementi degli uccelli, che risalta sul bianco del ghiaccio.

Lo studio ha mostrato la vulnerabilità delle colonie alla scomparsa anticipata di pezzi di banchisa. Per questo, secondo gli autori della ricerca, la riduzione dell’estensione della banchisa antartica che ci si aspetta nei prossimi decenni potrebbe influenzare la capacità riproduttiva dei pinguini imperatori e quindi mettere a rischio l’esistenza della specie in futuro. «Prima d’ora non avevamo mai visto un fallimento riproduttivo di questa scala per i pinguini imperatori in una sola stagione», ha detto Peter Fretwell, primo autore dello studio.

Durante l’ultima estate australe, quando in Italia era inverno, l’estensione del ghiaccio marino (la banchisa, appunto) attorno all’Antartide ha raggiunto i valori minimi mai registrati. A dicembre la riduzione maggiore si era vista nella parte orientale del mare di Bellingshausen, la zona presa in considerazione nella ricerca della British Antarctic Survey.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Communications Earth & Environment, ha preso in considerazione cinque diverse colonie di pinguini imperatori (Aptenodytes forsteri), la specie di pinguini di maggiori dimensioni: quelle considerate erano colonie conosciute e studiate da anni, che nell’ottobre del 2022 si vedevano nelle immagini satellitari. Immagini successive realizzate dai satelliti Sentinel-2 dell’Agenzia spaziale europea (ESA) hanno permesso di verificare lo stato della banchisa e reso evidente la scomparsa di quattro colonie su cinque tra novembre e dicembre.

I pinguini imperatori hanno bisogno di una banchisa stabile e legata alla terraferma da aprile a gennaio. Depongono le proprie uova da maggio a giugno, covano per circa 65 giorni nel corso dell’inverno antartico, e poi crescono i piccoli fino a dicembre-gennaio. Gli scienziati ritengono che il ghiaccio marino si sia fuso o spezzettato prima che i giovani pinguini avessero sviluppato le penne impermeabili degli individui adulti e fossero quindi in grado di nuotare.

Le cinque colonie di pinguini in passato avevano sempre nidificato negli stessi punti della banchisa e negli ultimi 14 anni solo una aveva fallito nella riproduzione (nel 2010). Sulla base degli studi su questa specie, si sa che se un anno i piccoli muoiono in massa prima di aver raggiunto l’età adulta l’anno successivo gli adulti scelgono un nuovo luogo per la riproduzione. Questa tecnica però potrebbe non continuare ad avere gli stessi risultati se continuerà a verificarsi una progressiva riduzione della banchisa antartica, come sta succedendo per il ghiaccio marino attorno al Polo Nord.

L’estensione dei ghiacci attorno all’Antartide è influenzata da fenomeni vari e complessi e non è detto che non sia già stata condizionata dal riscaldamento globale: finora comunque non si è osservata alcuna pronunciata diminuzione dell’estensione dei ghiacci, come è successo invece nel mare Artico, uno dei luoghi del pianeta più cambiati a causa delle emissioni di gas serra causate dalle attività umane.

Le due regioni polari del pianeta sono tuttavia molto diverse: in corrispondenza del Polo Nord c’è quasi solo mare circondato da terre: il nord del Canada, della Groenlandia, della Scandinavia e della Russia. L’Antartide è invece un continente circondato da un oceano. Le previsioni dicono che sebbene finora il cambiamento climatico non abbia avuto grandi conseguenze su questa parte del mondo, non sarà così in futuro.