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  • Mercoledì 23 agosto 2023

La storia di Matteo Politi, chirurgo plastico che non lo era

Aveva fatto varie operazioni in Romania e prima ancora in Italia, senza un titolo riconosciuto: ora è stato arrestato in Veneto

Politi scortato dalla polizia rumena tra alcuni giornalisti di testate rumene, nel 2019 (EPA/VLAD CHIREA)
Politi scortato dalla polizia rumena tra alcuni giornalisti di testate rumene, nel 2019 (EPA/VLAD CHIREA)
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Martedì a Marghera, in provincia di Venezia, è stato arrestato Matteo Politi, 43enne di Mestre che per anni ha esercitato come chirurgo plastico senza un titolo riconosciuto per esercitare la professione, facendo decine di operazioni di chirurgia estetica in Italia e poi all’estero. Lo scorso marzo Politi aveva ricevuto una condanna in appello a 3 anni e 4 mesi a Bucarest, la capitale della Romania, per truffa e falsificazione di documenti legati all’esercizio abusivo della professione di medico. La polizia rumena però non aveva potuto metterlo in carcere perché non si trovava nel paese: su di lui era quindi stato emesso un mandato di arresto europeo che ha infine portato all’arresto in Veneto. Per il momento è stato portato in carcere a Venezia, in attesa di essere estradato in Romania dove dovrà scontare la condanna.

La storia di Politi in Italia era già nota da tempo, da quando nel 2010 era stato denunciato a Verona da una paziente che era rimasta insoddisfatta da un suo intervento di chirurgia estetica. A partire da quella denuncia venne fuori che Politi non era un medico, che aveva solo un diploma di terza media ed esercitava la professione usando l’identità di una persona con un nome simile al suo ma realmente iscritta all’albo dei medici. Processato, patteggiò una condanna a un anno e quattro mesi con pena sospesa per falso e sostituzione di persona (“pena sospesa” significa che non viene applicata per cinque anni, al termine dei quali il reato si estingue se non ne vengono commessi altri) .

A Verona Politi aveva aperto nel 2009 una clinica in cui faceva soprattutto interventi estetici come iniezioni di botulino e acido ialuronico, ma attraverso una cooperativa aveva poi iniziato a lavorare in alcuni ospedali nella zona di Verona, operando anche nei pronto soccorso. Dopo il patteggiamento in ogni caso di lui si seppe poco per diversi anni, almeno in Italia, fino alla nuova indagine giudiziaria in Romania cominciata nel 2019 e per cui era stato inizialmente arrestato in attesa del processo.

Dal processo, concluso lo scorso marzo, è emerso che in Romania Politi aveva ricominciato a fare abusivamente il medico, facendosi però chiamare “Matthew Mode”. L’indagine riguardava il periodo compreso tra marzo e dicembre del 2018, in cui era riuscito a operare in diverse cliniche private di Bucarest. Alcune infermiere che avevano lavorato con lui raccontarono nel processo che Politi sembrava del tutto inadeguato a svolgere gli interventi che gli venivano affidati, con potenziali gravi rischi per la salute dei pazienti che operava. Raccontarono soprattutto di interventi molto semplici e solitamente rapidi svolti invece in molte ore e con difficoltà: per la sostituzione di una protesi al seno, per esempio, Politi aveva impiegato quattro ore invece che una.

In Romania, dopo l’arresto del 2019, il caso di Politi assunse rilevanza nazionale. Dopo essere stato rilasciato era rimasto inizialmente nel paese, acquisendo una certa notorietà e facendo qualche comparsa nelle televisioni locali, dove una volta fu anche invitato a cantare un suo singolo uscito nel 2020. Anche dopo la condanna, sui social network ha continuato a presentarsi come “Dr Matteo Politi”.

Nelle ultime settimane i giornali locali e nazionali italiani erano tornati a occuparsi del suo caso dopo essersi accorti di un post sul suo profilo Instagram che sembrava testimoniare una sua presenza a Hong Kong, la regione autonoma nel sudest della Cina. Il post però risaliva allo scorso dicembre, quindi prima della condanna in Romania: dopo l’arresto martedì il suo avvocato ha detto al Corriere della Sera che Politi si trovava dall’inizio dell’anno in Veneto e che lavorava in un hotel di Mestre. Ha anche sostenuto che non fosse latitante e che non si stesse sottraendo di proposito all’arresto in Romania, nonostante la condanna di marzo.