La Cassazione ha condannato la Lega per aver definito «clandestini» le persone migranti

Per alcuni manifesti appesi nel 2016 per protestare contro l'arrivo di 32 richiedenti asilo in una parrocchia di Saronno

Deputati della Lega espongono uno striscione contro l'approvazione di un “decreto sicurezza” nel dicembre del 2020 (una circostanza diversa da quella per cui il partito è stato condannato). (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Deputati della Lega espongono uno striscione contro l'approvazione di un “decreto sicurezza” nel dicembre del 2020 (una circostanza diversa da quella per cui il partito è stato condannato). (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
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La Corte di Cassazione ha confermato una condanna alla Lega per aver definito «clandestini» le persone migranti in alcuni manifesti affissi nel 2016 per protestare contro l’accoglienza di 32 richiedenti asilo in un centro parrocchiale di Saronno, in Lombardia. Lo ha comunicato l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI), che aveva denunciato la Lega locale e nazionale al Tribunale di Milano per «molestia discriminatoria»: il partito era stato condannato in primo grado e in appello, e ora la Cassazione ha confermato che dovrà pagare le spese processuali e risarcire ASGI e NAGA, un’associazione di volontariato che sostiene le persone migranti, e che aveva partecipato alla causa.

I manifesti dicevano: «Saronno non vuole i clandestini. Vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo, ai saronnesi tagliano le pensioni e aumentano le tasse, Renzi e Alfano complici dell’invasione». Ma secondo la Terza sezione civile della Cassazione, «gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un grave danno, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”».

A essere stati condannati formalmente sono la sezione di Saronno della Lega Nord, la Lega Nord-Lega Lombarda e la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, soggetti politici precedenti alla Lega per Salvini Premier, come si chiama dal 2017 il partito di Matteo Salvini. In primo grado le formazioni erano state condannate a pagare 5mila euro, oltre alle spese processuali, poi nel 2020 il primo ricorso della Lega era stato respinto in appello, prima che la condanna fosse confermata di nuovo in Cassazione.

La Cassazione in sostanza ha dato ragione alla Corte d’Appello, che aveva ritenuto che «clandestini» non fosse un termine applicabile a persone straniere che arrivano in Italia richiedendo asilo, e che le modalità con cui venivano descritte nei manifesti le 32 persone oggetto delle proteste della Lega rappresentavano una «discriminazione indiretta determinata da ragioni di origine etnica» volta a «creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo». «Il diritto alla libera manifestazione del pensiero» che era stato invocato dalla Lega come difesa, ha stabilito la Cassazione «non può essere equivalente o addirittura prevalente, sul rispetto della dignità personale degli individui». E di conseguenza «il diritto, indiscutibile, a manifestare il dissenso in relazione ad una certa gestione del fenomeno dei richiedenti asilo si sarebbe potuto svolgere, correttamente, omettendo quelle considerazioni» che hanno «creato intorno ai 32 cittadini extracomunitari un clima di umiliazione e di ostilità».