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  • Giovedì 10 agosto 2023

La gonna con la crinolina ha fatto morire migliaia di donne 

Ingombrante com'era urtava facilmente candele e lumi prendendo fuoco, e non era facile da togliere 

"A Splendid Spread" di George Cruikshank, da The Comic Almanack, 1850 (Wikimedia)
"A Splendid Spread" di George Cruikshank, da The Comic Almanack, 1850 (Wikimedia)

In dipinti, vignette e altre immagini che ritraggono il periodo vittoriano, quello del regno della regina Vittoria del Regno Unito (dal 1837 al 1901), le figure di donne con indosso corsetti strettissimi e ampie gonne circolari sono piuttosto frequenti. A rendere quelle gonne così gonfie e rotonde era la crinolina, una rigida struttura reticolare che sorreggeva il tessuto, e la cui forma ricorda un po’ quella di una gabbia. Per un certo periodo la crinolina fu molto popolare, oltre che molto rappresentata in vignette satiriche che ne ridicolizzavano l’ingombranza. La crinolina causò però anche la morte di migliaia di donne: era facile che chi la indossava urtasse lumi, candele o camini accesi, morendo bruciata nel proprio abito prima di riuscire a spogliarsi.

La crinolina d’acciaio, quella che andava di moda durante il periodo vittoriano, fu brevettata nel 1856: la sua circonferenza poteva superare i cinque metri. In precedenza erano state realizzate altre varianti di sottovesti rigide, fatte di crini di cavallo, cotone, lino, e poi legno, vimini e ossa di balena. Erano strutture spesse, fatte di più strati e nel caso di quelle fatte di tessuto anche anti-igieniche.

Per questo, quando fu brevettata, la crinolina d’acciaio ebbe molto successo: la struttura era più snella, fatta di un solo strato, chi la indossava poteva muovere più liberamente le gambe e godere di una maggior ventilazione. La crinolina aveva anche altri vantaggi: poteva permettere per esempio di nascondere una gravidanza o di tenere a maggiore distanza potenziali molestatori. Solo nel 1857, l’anno successivo al brevetto, il Regno Unito importò 40mila tonnellate d’acciaio dalla Svezia per realizzare le crinoline.

Nelle vignette satiriche pubblicate sui giornali del tempo l’ampiezza della crinolina veniva spesso esagerata, e deriderne l’ingombranza diventò parte di un tipo di umorismo soprattutto proposto dai maschi. Ci fu fin da subito anche chi la criticò. Florence Nightingale, considerata la fondatrice delle scienze infermieristiche moderne e una delle donne britanniche più influenti dell’età vittoriana, la definì per esempio «un costume orrendo e assurdo», che a suo dire impediva alle donne di compiere qualsiasi gesto.

– Leggi anche: Storia di Florence Nightingale, icona femminista e prima infermiera moderna

Fin da subito si parlò inoltre dei rischi che correvano le donne che indossavano la crinolina, e in particolare degli incendi di abiti causati dall’urto involontario di fiamme di qualche tipo. Al riguardo furono realizzate illustrazioni, scritti articoli di giornale e diffusi appelli: uno di questi proprio da Nightingale, che fece pressioni sulle autorità britanniche affinché diffondessero dati sulle donne morte a causa di incendi causati dalle crinoline.

Anche il medico legale londinese Edwin Lankester pose l’attenzione su questo problema. In un articolo del 1864 intitolato “Un altro olocausto per la crinolina” scrisse: «Nel corso di tre anni, a Londra hanno perso la vita a causa di incendi, principalmente per aver indossato crinoline, tante donne quante ne sono state sacrificate a Santiago». Lankester si riferiva a un tragico incendio dell’anno precedente in Cile, in cui 2mila donne morirono bruciate in una chiesa, da cui non erano riuscite a uscire per via dei propri abiti troppo ingombranti.

Non ci sono stime complete sulle morti per incendi causati dalle crinoline. Una delle prime stime fu fatta dal New York Times, che nel 1858 parlò di «non meno di 19 morti per questa causa in Inghilterra tra gennaio e metà di febbraio», mediamente tre donne a settimana. Una delle stime più complete dice che solo nel Regno Unito, e solo nei 10 anni in cui la crinolina andò più di moda, circa 3mila donne morirono per questa ragione.

Tra le donne morte bruciate per via della crinolina ci fu Fanny Longfellow, moglie del poeta Henry Wadsworth Longfellow, che morì nel luglio 1861 a Cambridge, nello stato del Massachusetts. Secondo i giornali dell’epoca stava giocando con i propri figli più piccoli quando un fiammifero o un pezzo di carta incendiato si sarebbe impigliato nel suo vestito.

Morirono bruciate mentre indossavano la crinolina anche due sorelle dello scrittore irlandese Oscar Wilde, Emily e Mary Wilde. Il 31 ottobre del 1871, la notte di Halloween, Emily e Mary Wilde stavano partecipando a un ballo: il vestito di Emily prese fuoco mentre ballando un valzer fece una piroetta vicino a un camino acceso. La sorella si avvicinò per assisterla, e prese fuoco anche il suo vestito: morirono entrambe pochi giorni dopo.

Come spiegato dalla storica della moda Alison Matthews David nel suo libro del 2015 Fashion Victims, in quegli anni non c’era molta attenzione alla sicurezza: per fabbricare i cappelli si usava il mercurio, che è tossico, e molti tessuti venivano tinti con tinture che contenevano grandi quantità di arsenico, anch’esso tossico in determinate quantità. La moda della crinolina comunque durò poco: nel giro di una ventina d’anni queste strutture si ridussero via via di dimensione, venendo poi sostituite con altri indumenti, per cui si cominciarono a utilizzare anche tessuti meno infiammabili.