Il caso attorno al post sulla strage di Bologna del portavoce della Regione Lazio

Marcello De Angelis, ex estremista di destra, ha sostenuto che i terroristi neofascisti condannati siano in realtà innocenti

(Marcello De Angelis/Facebook)
(Marcello De Angelis/Facebook)
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Un post su Facebook del responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, Marcello De Angelis, a proposito della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 ha provocato un grosso caso politico che sta creando problemi al presidente della Regione Francesco Rocca. De Angelis, che ha un passato di militanza nei movimenti eversivi di estrema destra e che è personalmente legato ai fatti di Bologna, aveva negato le responsabilità sulla strage attribuite da diverse sentenze a specifici terroristi neofascisti, portando le opposizioni a chiedere le sue dimissioni. Per ora però si è rifiutato di lasciare il suo incarico.

Giovedì sera, il giorno dopo il 43esimo anniversario della strage, De Angelis aveva scritto un post su Facebook in cui sosteneva che tre delle persone condannate in via definitiva per aver compiuto la strage – Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, tutti ex militanti del gruppo terroristico neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari – siano in realtà innocenti: «Intendo proclamare al mondo che Cristo NON è morto di freddo e nessuno potrà mai costringermi a accettare il contrario. Così come so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali”».

Le parole di De Angelis hanno suscitato vaste critiche nei partiti di opposizione, che in molti casi ne hanno chiesto le dimissioni. «Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio sia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati», ha detto la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, tra gli altri. Per ora non ci sono stati però commenti al riguardo da parte dei membri del governo. Le polemiche sulle parole di De Angelis peraltro si sono aggiunte ad altre che avevano già riguardato nei giorni scorsi il governo di Giorgia Meloni, accusato di aver ricordato la strage di Bologna senza mai sottolinearne la matrice neofascista.

Marcello De Angelis ha 63 anni e un lungo passato nell’estremismo di destra. Da giovane aveva fatto parte del movimento eversivo Terza Posizione (fondato tra gli altri da Roberto Fiore, che poi fondò Forza Nuova) ed era stato anche inizialmente indagato in merito alla strage di Bologna. Insieme a lui era stato indagato anche il fratello Nanni, che era stato arrestato dopo una breve latitanza e morì in carcere nell’ottobre del 1980 (secondo la polizia per suicidio, tesi sempre negata dalla famiglia). Marcello De Angelis era invece riuscito a fuggire in Inghilterra, dove era stato agli arresti per circa sei mesi. Dopo che gli era stata negata l’estradizione in Italia, era tornato spontaneamente nel 1989, e aveva scontato tre anni di carcere per associazione sovversiva e banda armata. Ha anche una sorella, Germana, che è sposata proprio con Luigi Ciavardini.

Uscito dal carcere aveva cominciato a lavorare come giornalista, illustratore e grafico, collaborando con diversi giornali di destra. È stato anche per due volte parlamentare (prima con Alleanza Nazionale e poi con il Popolo della Libertà). Dal 2011 al 2014 era stato anche direttore del quotidiano Secolo d’Italiae dal 2020 era stato portavoce del presidente della Croce Rossa Francesco Rocca, anche lui in gioventù molto vicino agli ambienti politici dell’estrema destra. A febbraio Rocca era stato eletto presidente della Regione Lazio, candidandosi come indipendente, ma sostenuto da tutti i partiti di destra e in particolare da Fratelli d’Italia, e aveva nominato proprio De Angelis come nuovo responsabile della comunicazione della Regione (la sua portavoce personale è però Carla Cace).

Nella serata di domenica Rocca ha commentato le polemiche intorno alle dichiarazioni di De Angelis dicendo che aveva parlato «a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti. Si è espresso sulla sua pagina Facebook da privato cittadino e non nella sua carica istituzionale».

Rocca non ha detto se ha chiesto o meno le dimissioni di De Angelis, e ha aggiunto che nei prossimi giorni «valuterà il da farsi». De Angelis ha invece risposto sempre con un post su Facebook, in cui ha detto di aver esercitato il diritto «di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. […] Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso».

Nel pomeriggio di lunedì De Angelis ha pubblicato un nuovo post su Facebook in cui si è scusato per i problemi causati dalle sue dichiarazioni, e in cui ha ribadito il suo diritto a mantenere un dubbio sull’esito del processo sulla strage. Nel messaggio, comunque, De Angelis non ha fatto riferimento alla possibilità di dimettersi.