Chi è Francesco Rocca, il nuovo presidente del Lazio

Ha 57 anni, una lunga esperienza da dirigente in ambito sanitario ed è da sempre vicino alla destra

(Mauro Scrobogna/LaPresse)
(Mauro Scrobogna/LaPresse)

Alle elezioni regionali nel Lazio è stato eletto presidente Francesco Rocca, il candidato della destra, con un margine molto ampio e anche superiore alle aspettative: ha ottenuto quasi il 54 per cento dei voti, oltre 20 punti in più del suo principale sfidante Alessio D’Amato, candidato dei partiti di centrosinistra e di centro, che ha preso il 33,5 per cento. Nonostante fosse stata prevista da tutti i principali sondaggi, la sua vittoria è un risultato notevole: Rocca era alla sua prima candidatura politica e ha stravinto in una regione governata negli ultimi 10 anni dal centrosinistra con Nicola Zingaretti.

Rocca ha 57 anni, è avvocato, e fino alla candidatura era stato per quasi 10 anni presidente della Croce Rossa italiana e della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR), la più grande organizzazione umanitaria al mondo (dopo la candidatura si era dimesso dalla prima carica). Alla decisione di candidarlo la destra era arrivata con un certo ritardo, il 20 dicembre, e dopo varie discussioni interne alla coalizione: alla fine era stato scelto un candidato della cosiddetta “società civile”, cioè esterno alla politica. È riuscito a vincere nonostante una campagna elettorale di poco più di un mese e mezzo.

Per quanto fosse un candidato civico, come lui stesso ha tenuto più volte a ribadire nelle interviste dopo l’elezione, Rocca è stato fin da giovane molto vicino agli ambienti politici della destra: durante gli anni dell’università in giurisprudenza era stato iscritto al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, il partito di destra conservatore che nacque dopo la Seconda guerra mondiale come erede esplicito del partito fascista. Durante la campagna elettorale Rocca è stato alla larga da connotazioni politiche di questo genere, ma lui e alcuni suoi candidati sono stati ampiamente sostenuti anche da storici esponenti dell’estrema destra del Lazio.

Già prima della Croce Rossa Rocca aveva avuto vari incarichi dirigenziali in ambito sanitario: dal 1996 al 2004 era stato presidente di due Ipab, gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza, e nel 2003 era stato scelto come direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea di Roma dall’allora presidente del Lazio Francesco Storace, eletto con il centrodestra. Dal 2007 al 2010 era stato componente del consiglio di indirizzo dell’Istituto “Spallanzani” di Roma, poi commissario straordinario dell’ASL Napoli 2 nel 2011 e direttore generale dell’Istituto Dermatologico di Roma nel 2017.

Nel frattempo si impegnò in attività di volontariato in ong internazionali e soprattutto nella Croce Rossa, di cui divenne capo del dipartimento delle operazioni di emergenza nel 2007; due anni dopo entrò nel consiglio di amministrazione della FICR e nel 2013 assunse gli incarichi di presidente che aveva mantenuto fino alla candidatura alle regionali.

In campagna elettorale si è parlato anche di alcuni fatti in cui fu coinvolto quando era molto giovane: a 19 anni Rocca fu condannato a tre anni di carcere e 7 milioni di lire di multa per spaccio di eroina. All’epoca era entrato in contatto con un gruppo criminale proveniente dalla Nigeria che doveva vendere un grosso quantitativo di eroina nei quartieri a sud di Roma, verso il litorale di Ostia: aveva accettato di fare da tramite, senza sapere che i Carabinieri stavano indagando proprio su quel giro. Venne arrestato e confessò poco dopo.

Lo stesso Rocca ha parlato spesso di questa vicenda, che non ha mai nascosto, e ci è tornato anche in campagna elettorale, sostenendo che gli sia servita come lezione per cambiare in meglio la sua vita. All’epoca in cui fu nominato presidente della FICR disse: «Bisogna imparare dagli errori e migliorarsi ogni giorno che passa. L’umanità è fragile e ogni individuo può sbagliare».

L’esperienza di Rocca in ambito sanitario ha avuto certamente un grosso peso nella sua elezione a presidente: la sanità è uno degli ambiti in cui le regioni hanno maggiore autonomia e poteri, soprattutto in termini di spesa. Per avere un’idea, nel 2021 nel Lazio la spesa sanitaria ha rappresentato quasi l’80 per cento del bilancio regionale. Inoltre Rocca è stato contrapposto dalla destra a D’Amato, l’assessore alla Sanità uscente, che in generale veniva da dieci anni considerati di buongoverno e la cui gestione della pandemia a livello regionale era stata molto apprezzata: Rocca lo ha invece molto criticato, sostenendo che le persone che abitano nel Lazio siano costrette ad andare in altre regioni per ricevere un’adeguata assistenza sanitaria.

Dei suoi precedenti incarichi in ambito sanitario si è parlato anche per possibili conflitti di interessi: fino allo scorso novembre infatti Rocca era stato presidente del consiglio di amministrazione della fondazione San Raffaele della famiglia Angelucci, che nel Lazio possiede diverse cliniche ed RSA (residenze sanitarie assistenziali). Lo stesso Antonio Angelucci, l’imprenditore a capo del gruppo, è deputato della Lega e possiede diversi giornali, tra cui LiberoIl Tempo.

Molti hanno avanzato dubbi sul fatto che Rocca da presidente potrà essere immune da possibili pressioni in ambito sanitario che derivano dalla sua rete di conoscenze, che in parte ha contribuito anche al suo successo politico: come nel caso di Angelucci, che è stato raccontato come uno dei maggiori sostenitori della sua candidatura all’interno della coalizione di destra. Rocca non ha ancora chiarito se una volta entrato in carica intenderà mantenere su di sé le deleghe alla Sanità o se le affiderà a un assessore.