È morto lo scrittore Martin Walser, uno dei maggiori autori tedeschi del secondo Novecento, spesso al centro di polemiche e controversie

Martin Walser
Martin Walser durante un evento a Stoccarda nel novembre del 2018 (Ulf Mauder/ dpa, ANSA)

È morto lo scrittore Martin Walser, considerato uno dei maggiori autori tedeschi della seconda metà del Novecento, finito spesso al centro di polemiche e controversie. Tra le sue opere più note ci sono Un cavallo in fuga, L’unicorno Un uomo che ama. La notizia della sua morte è stata data dal sito del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) venerdì. Aveva 96 anni.

Nato nel 1927 a Wasserburg, sul lago di Costanza, Walser combatté nella Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra studiò letteratura, filosofia e storia. Esordì con una raccolta di racconti ispirati a Franz Kafka, lavorò anche alla radio e durante la sua carriera fu uno scrittore prolifico. Era di sinistra, ma in un secondo momento condivise posizioni più conservatrici: si dedicò soprattutto a raccontare la società tedesca postbellica, approfondendo in particolare le contraddizioni della classe media, ma si occupò anche di traduzioni e poesie. Il suo romanzo più noto fu Un cavallo in fuga, del 1978, che ebbe un buon successo anche all’estero.

Nel 1998 Walser fu molto criticato per un intervento pubblico in cui disse di essere infastidito dal senso di «vergogna eterna» che la Germania era costretta a provare a causa dell’Olocausto, che definì una «clava morale». Anni dopo disse che si era trattato di un «errore» e chiarì le sue posizioni, riconoscendo che l’Olocausto fu un crimine inespiabile. Entrò di frequente in polemica con la critica letteraria e fu accusato di antisemitismo anche per aver attaccato nel romanzo Morte di un critico Marcel Reich-Ranicki, l’influente critico letterario di FAZ, di origini ebraiche.