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  • Venerdì 14 luglio 2023

La sfida del “boat jumping” è una balla

Ed è solo un nuovo episodio di una tendenza giornalistica che conosce poco di TikTok e approfitta delle paure dei genitori

di Taylor Lorenz - The Washington Post

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Lunedì mattina il programma televisivo Today Show della rete americana NBC ha trasmesso un servizio su una presunta sfida di TikTok che stava causando la morte delle persone coinvolte: «Una trovata per ottenere visualizzazioni… È conosciuta come la sfida del salto dalla barca (“boat jumping”)», ha spiegato il conduttore. Il servizio e l’articolo successivo sul sito del programma dicevano che «diverse persone sono morte dopo aver tentato la sfida del salto dalla barca su TikTok». Il servizio è stato visto da un pubblico di milioni di persone, è stato trasmesso su tutti i canali locali affiliati a NBC e pubblicato sui diversi siti locali della rete.

Sono seguite decine di articoli: People, Forbes, Daily Mail, New York Post e innumerevoli altri media [in Italia, Repubblica, Fatto, Open, Tgcom24, Leggo, tra gli altri, ndr] hanno ripetuto il racconto del Today Show, ossia che almeno quattro persone erano morte direttamente a causa di questa presunta “sfida di TikTok”. Commentatori di destra con posizioni critiche nei confronti di TikTok hanno amplificato la disinformazione: «Quattro persone sono morte a causa dell’ultima sfida su TikTok», ha twittato l’influencer conservatore Ian Miles Cheong in un tweet che ha ricevuto 4,7 milioni di visualizzazioni. «E sono solo le quattro di cui la polizia è a conoscenza».

Ma era tutto falso. Non esiste una sfida del salto dalla barca su TikTok. Prima della concitazione mediatica nessun video di salto dalla barca era diventato virale su TikTok e nessun hashtag legato al salto dalle barche era mai stato popolare su TikTok, secondo l’azienda. E nessun audio in tendenza su TikTok è mai stato collegabile al saltare dalle barche.

– Leggi anche: Non sono tutte “challenge”

La Alabama Law Enforcement Agency ha diffuso una dichiarazione che smentiva la storia: «Lunedì 3 luglio, è stata diffusa una notizia riguardante “alcuni addetti al soccorso che hanno dato l’allarme per una pericolosa tendenza di TikTok dopo recenti annegamenti” in Alabama. Si avvisa che le informazioni diffuse dalla testata giornalistica erano inesatte. La Marine Patrol Division dell’ALEA non ha alcun riscontro di morti in barca o legate al mare in Alabama che possano essere direttamente attribuite a TikTok o a una tendenza su TikTok».

Quando sono state chieste prove della sfida, un portavoce del Today Show ha rifiutato di rispondere. Un rappresentante di People ha segnalato tre video su TikTok, due dei quali avevano meno di cento visualizzazioni e sono stati nel frattempo cancellati. Il terzo è stato pubblicato da un account con solo 28 follower e ha ricevuto solo 63 like.
Prima del ciclo mediatico che ha denunciato la presunta “challenge“, c’erano meno di cinque ricerche al giorno per “salto dalla barca” su TikTok in tutto il mondo, secondo i dati forniti dall’azienda. Dopo la tempesta mediatica, le ricerche sono aumentate del 35.900%.

Diversi articoli sulla presunta “sfida del salto dalla barca” hanno anche sostenuto che un ragazzo di 13 anni fosse morto a causa di una presunta “sfida del Benadryl” su TikTok, un’altra presunta “challenge” che aveva avuto spazio su diversi siti di news [anche in Italia, ndr]. In realtà, una tale sfida non è mai esistita su TikTok e non ci sono prove che TikTok abbia avuto un ruolo nella morte del bambino riferita in quegli articoli.

«Negli ultimi anni, TikTok è stato uno spauracchio molto redditizio», spiega Emily Dreyfuss, che gestisce un corso finalizzato alla formazione dei responsabili nelle aziende giornalistiche sulla disinformazione e sulla manipolazione dei media, presso lo Shorenstein Center on Media, Politics and Public Policy dell’Università di Harvard. «Il nostro team e innumerevoli ricercatori e giornalisti in tutto il paese hanno dedicato molto tempo a cercare di insegnare ai produttori, ai reporter e ai redattori che quando una fonte afferma che qualcosa sia iniziato su TikTok non significa che quel qualcosa sia vero. Sono molto delusa nel vedere che il Today Show non ha ancora imparato questa lezione».

Da quando TikTok è entrato nell’uso e nella consapevolezza del grande pubblico nel 2020, sono state erroneamente attribuite all’app decine di sfide virali. Lo scorso marzo i rappresentanti del Congresso hanno bombardato il CEO di TikTok di domande su sfide di TikTok inesistenti, ripetendo informazioni false tratte da resoconti giornalistici. L’anno scorso il Washington Post ha rivelato che Facebook aveva assunto una società di lobbying per diffondere notizie su sfide di TikTok false nei giornali locali di tutto il paese.

Un solo commento
L’origine della “boat jumping challenge” può essere fatta risalire a un singolo commento fatto da un residente dell’Alabama durante un servizio giornalistico. All’inizio di luglio Bobby Poitevint, un giornalista della stazione televisiva ABC 33/40 di Birmingham, ha ricevuto una segnalazione di recenti incidenti in barca su un lago vicino. Ha parlato con Jim Dennis, capitano della Childersburg Rescue Squad, un’organizzazione di volontari che si occupa di soccorso in caso di emergenze e disastri naturali.

Durante l’intervista, Dennis ha sostenuto che fosse TikTok a spingere i ragazzi a saltare fuori dalle barche, il che può essere pericoloso. «Facevano una sfida su TikTok», ha detto a Poitevint. «Si tratta di far andare la barca ad alta velocità e tuffarsi fuori da un lato». Fuori onda Poitevint gli ha domandato maggiori informazioni, chiedendo dei video, ma Dennis ha detto di non voler “promuovere” i video e ha citato erroneamente la legge federale che protegge le informazioni mediche conosciuta come HIPAA, Health Insurance Portability and Accountability Act.

«È come quando TikTok aveva lanciato la sfida del Tide Pod», ha detto Dennis durante l’intervista, che è stata successivamente pubblicata su YouTube. In realtà, TikTok non ha mai lanciato una “sfida del Tide Pod”, che fu un’altra sopravvalutata moda virale (i casi furono pochissimi), attribuita a YouTube all’epoca, che era nata da un meme alla fine del 2017, ovvero quasi un anno prima del lancio di TikTok negli Stati Uniti.

Poitevint non ha approfondito ulteriormente. Il servizio è andato in onda, compresa la frase di Dennis che attribuiva le morti in barca a TikTok. «Tutto ciò che abbiamo riportato proveniva direttamente dalla sua intervista», ha detto Poitevint: «Abbiamo parlato principalmente di sicurezza in barca e gli abbiamo permesso di attribuire la cosa a TikTok perché se è quello che ha visto, è stato lui il primo ad arrivare sul posto. Non sono un grande utente di TikTok, quindi non ne so molto. La storia era dedicata alla sicurezza in barca prima dei festeggiamenti del 4 luglio». Quando il servizio originale è stato pubblicato online la storia si è ampliata. Altri media hanno iniziato a riprenderla, fino ad arrivare al servizio del Today Show.

In un’intervista con il sito di news AL.com Dennis, che non ha risposto a una richiesta di commento da parte del Washington Post, ha poi ridimensionato le sue precedenti affermazioni secondo cui TikTok sarebbe stato la causa delle morti in barca: «Che sia la ragione per cui sono morti non posso dirlo. Sarebbe un’opinione». E ha aggiunto che «è stata gonfiata». ABC 33/40 ha fatto una precisazione in onda e ha pubblicato un nuovo articolo, chiarendo che l’ALEA aveva smentito le affermazioni di Dennis. People ha aggiornato la sua storia dopo la richiesta di un commento da parte del Washington Post, e il Today Show ha rimosso il servizio dal sito e ha pubblicato un articolo che chiarisce che la sfida non esiste su TikTok.

Il ciclo delle false tendenze virali
I media che approfittano delle paure dei genitori riguardo alle tendenze degli adolescenti non sono una novità. Il programma satirico Saturday Night Live prese in giro questo fenomeno in uno sketch del 2010 in cui il comico Bill Hader fingeva di essere un giornalista locale che riferiva del “souping”, che, scherzando, spiegava essere quando i ragazzi “bevono zuppe scadute per drogarsi”.

Negli ultimi anni queste preoccupanti tendenze degli adolescenti sono state sempre più attribuite alla tecnologia. Per molti genitori è come se ogni app sul telefono di un bambino possa metterlo in pericolo o convincerlo a far del male a se stesso. Uno studio del 2020 condotto dal centro di ricerca Pew Research ha concluso che due terzi dei genitori ritengono che il loro ruolo sia più difficile oggi rispetto a 20 anni fa, citando come ragione tecnologie come i social media e gli smartphone. Secondo un sondaggio del 2020 condotto dal Lurie Children’s Hospital di Chicago, il 58% dei genitori ritiene che l’uso dei social media abbia un effetto negativo sugli adolescenti; e l’89% dei genitori è preoccupato per quello con cui i loro bambini entrano in contatto sul telefono, secondo ParentWise, un’organizzazione non profit dedicata alla sicurezza dei bambini.

Prima del lancio di TikTok negli Stati Uniti, le false tendenze erano principalmente attribuite a YouTube e Facebook. Nel 2017 e nel 2018 i media hanno erroneamente affermato che i video su YouTube spingessero i bambini a sniffare preservativi, a darsi fuoco e a mangiare capsule di detersivo. Nel 2019 i media nazionali, in particolare il Today Show, hanno affermato che Facebook, WhatsApp e YouTube stavano diffondendo la “Momo challenge”, in cui un’immagine di una scultura terrificante appariva sullo schermo del cellulare di un bambino e lo spingeva a far del male a se stesso.

«Momo utilizzerebbe piattaforme di messaggistica come WhatsApp per costringere i giovani a partecipare ad attività pericolose, dal pugnalare le persone all’ingerire pillole per uccidersi», riportò falsamente NBC. I dipartimenti di polizia diffusero avvertimenti sulla sfida, alimentando il ciclo mediatico. Era tutta una balla. Non c’erano prove che la sfida esistesse su YouTube, Facebook o WhatsApp, e non venne segnalata nessuna morte. L’immagine citata come “Momo” è in realtà una scultura intitolata “Mother Bird” creata dall’artista Keisuke Aisawa per l’azienda giapponese di effetti speciali Link Factory.

Ultimamente i media si sono buttati su TikTok come la più recente minaccia per la sicurezza dei bambini. Per affrontare il problema l’azienda ha recentemente annunciato di aver assunto l’esperta di pubbliche relazioni Zenia Mucha per il nuovo ruolo di responsabile del marchio e delle comunicazioni al fine di ripristinare l’immagine gravemente danneggiata dell’azienda stessa.

Tuttavia, secondo Emily Dreyfuss, la questione è molto più importante rispetto al problema di pubbliche relazioni di TikTok: «I giornalisti non stanno facendo bene il loro lavoro, con conseguenze che generano scelte politiche ridicole, divieti generalizzati e una completa mancanza di comprensione del ruolo che queste piattaforme svolgono nella vita dei nostri figli. I giornalisti fanno un enorme disservizio alla capacità del nostro paese di mantenere le persone al sicuro e di definire regolamentazioni che proteggerebbero effettivamente i bambini quando confondono così tanto le acque con cattiva informazione. È un lavoro sciatto, sinceramente».

© 2023, The Washington Post
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(traduzione di Emilia Sogni)