Più di 80 persone sono state arrestate in Israele nel corso delle manifestazioni di protesta contro la riforma della giustizia

Una manifestazione di protesta a Tel Aviv (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
Una manifestazione di protesta a Tel Aviv (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Martedì in varie città di Israele ci sono state grosse manifestazioni di massa dopo che lunedì sera il parlamento israeliano (la Knesset) aveva approvato in via preliminare una parte centrale della riforma della giustizia voluta dal governo conservatore del primo ministro Benjamin Netanyahu. Le proteste sono state perlopiù pacifiche, ma ci sono stati comunque alcuni scontri tra manifestanti e polizia, al termine dei quali sono state arrestate più di 80 persone.

L’approvazione – la prima delle tre necessarie perché la legge entri in vigore – riguarda l’eliminazione della cosiddetta «clausola di ragionevolezza», cioè la possibilità della Corte suprema di intervenire sui provvedimenti amministrativi approvati dal governo e abolirli se li ritiene in qualche modo “irragionevoli”.

La Corte suprema ha un ruolo eccezionalmente importante nella vita politica di Israele perché il paese non ha una costituzione (ha tuttavia una serie di Leggi fondamentali che sanciscono i diritti individuali e le relazioni tra cittadini e stato) e ha relativamente pochi contrappesi al potere del governo in carica. Con la riforma della giustizia, che nei mesi scorsi aveva già causato manifestazioni di protesta molto partecipate, il governo vorrebbe limitare la capacità d’intervento della Corte suprema, lasciandole solo il compito di esaminare esclusivamente se una legge è aderente o meno ai princìpi espressi dalle Leggi fondamentali.