Il governo ha aumentato di poco i posti per entrare regolarmente in Italia e lavorare

Ne sono stati aggiunti 40mila ai quasi 83mila già previsti dal “decreto flussi”, ma le richieste sono comunque molte di più

lavoratore straniero
Un lavoratore in una serra (Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Il Consiglio dei ministri ha approvato un’integrazione al “decreto flussi” dello scorso dicembre, la legge annuale che permette l’ingresso in Italia ad alcune categorie di lavoratori stranieri, aggiungendo 40mila posti disponibili agli 82.705 già a disposizione. Il governo ha spiegato in una nota che l’aumento dei posti disponibili era necessario per via del grande numero di richieste presentate negli ultimi mesi, oltre 252mila. I 40mila nuovi posti disponibili sono quindi ancora pochi rispetto alla richiesta, e sono dedicati all’agricoltura e al turismo, due settori particolarmente in difficoltà per la mancanza di manodopera. Nel 2022 i posti erano 69mila.

La legge prevede quote di ingresso distinte per categoria di lavoratori: stagionali e non stagionali, autonomi, subordinati. Vengono inoltre fissate delle quote per convertire i permessi di soggiorno concessi per motivi di studio in permessi di lavoro. Sono previste quote privilegiate per i cittadini di paesi che hanno sottoscritto con l’Italia accordi di riammissione.

A marzo il governo aveva introdotto alcune agevolazioni per l’invio delle domande da parte dei lavoratori e per la loro assunzione regolare. Parte delle agevolazioni era stata introdotta con un decreto-legge approvato poco dopo il naufragio avvenuto al largo di Cutro, in Calabria, a fine febbraio. Questo decreto, dedicato quasi interamente all’immigrazione, contiene soprattutto provvedimenti molto severi su quella irregolare, e in misura minore alcune agevolazioni per quella regolare: aumentare le vie legali per spostarsi è ritenuto da molti esperti l’unico modo per ridurre gli arrivi irregolari via mare.

Oltre all’integrazione del “decreto flussi” già in vigore, il governo ha approvato in via preliminare la programmazione degli ingressi regolari per i prossimi tre anni. Per l’approvazione definitiva servirà probabilmente un altro passaggio in Consiglio dei ministri. In totale dovrebbero essere disponibili 452mila posti di lavoro fino al 2025, la metà rispetto al fabbisogno dichiarato dagli imprenditori e da altre categorie. Si punta ad assumere in particolare assistenti sociosanitari, lavoratori del turismo, contadini e braccianti, autisti di autobus, elettricisti, idraulici, addetti alle telecomunicazioni, operatori del settore alimentare e della cantieristica navale.

Nonostante l’obiettivo del decreto sia facilitare l’immigrazione regolare e contrastare l’arrivo irregolare di persone, secondo diversi commentatori il “decreto flussi” contiene di fatto alcuni aspetti che ostacolano le assunzioni. Tra questi c’è la procedura di verifica dell’indisponibilità di lavoratori già presenti sul territorio italiano, un problema che riguarda soprattutto i lavoratori subordinati e non stagionali, cioè circa 38mila tra quelli attesi col nuovo decreto.

La verifica di indisponibilità comporta che, prima di richiedere l’assunzione di lavoratori extracomunitari con rapporti subordinati e non stagionali, le imprese debbano presentare una richiesta al centro per l’impiego della provincia, con l’idea di dare priorità all’occupazione di persone già regolarmente presenti sul territorio. A quel punto il centro per l’impiego propone all’azienda le persone disponibili: se il lavoratore non si presenta, se il centro per l’impiego non risponde all’azienda entro 15 giorni o se il lavoratore non viene ritenuto idoneo dal datore di lavoro, quest’ultimo può presentare la richiesta per il lavoratore straniero previsto dal “decreto flussi”. Nei fatti, molti addetti ai lavori ritengono che questo passaggio sia superfluo e che porti molto raramente all’assunzione di persone già presenti sul territorio.