Le conseguenze della fallita rivolta militare in Russia sulla guerra in Ucraina

Non sono ancora chiare, ma sembra improbabile che nel breve termine cambierà qualcosa sul fronte

Un membro del gruppo Wagner sfila per Rostov, in Russia, il 24 giugno (AP Photo)
Un membro del gruppo Wagner sfila per Rostov, in Russia, il 24 giugno (AP Photo)
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Ci sono ancora moltissimi aspetti da chiarire riguardo alla fallita rivolta del gruppo paramilitare di mercenari Wagner, tentata in Russia fra venerdì e sabato. Non si sa ancora che fine farà il gruppo, che fino a pochi giorni fa era la milizia autonoma più nota e potente delle forze militari russe, né cosa succederà al suo capo, Yevgeny Prigozhin.

Analisti e commentatori stanno cercando tra le altre cose di capire quali saranno le conseguenze più immediate sulla guerra in Ucraina, a cui nei mesi scorsi il gruppo Wagner aveva dato un contributo molto significativo coordinando le operazioni delle forze russe a Bakhmut: l’unica vera vittoria militare, anche se simbolica, ottenuta dalla Russia negli ultimi mesi.

Il parere più condiviso è che nel breve termine dal punto di vista militare non cambierà molto, almeno sulla linea del fronte.

Tre settimane fa l’esercito ucraino aveva iniziato una controffensiva attesa da mesi, che finora non è riuscita a sfondare in nessun punto le linee difensive della Russia. Ormai da settimane però i miliziani del gruppo Wagner non erano più impiegati direttamente sul fronte: anche per questo sabato erano riusciti a radunarsi in massa nei pressi di Rostov, una grossa città russa nel sud del paese da cui era partita la rivolta. Per lo stesso motivo «le forze di difesa russe, soprattutto nel sud, difficilmente subiranno conseguenze dalla loro assenza», ha commentato su Twitter Michael Kofman, analista che si occupa di Russia per il think tank CNA, interno alla marina statunitense.

Rob Lee, un altro analista che si occupa di Russia, ha raccontato al Financial Times che il gruppo Wagner viene impegnato in operazioni offensive, mentre al momento le forze russe sul fronte sono impiegate in modalità difensiva. Lee ha aggiunto che finora se la sono cavata piuttosto bene, anche senza l’aiuto dei miliziani del gruppo.

Il New York Times ha fatto notare che le operazioni difensive russe hanno risentito così poco della tentata rivolta del gruppo Wagner che secondo alcuni funzionari statunitensi nessuna unità russa avrebbe lasciato le sue posizioni nel sud e nell’est dell’Ucraina per difendere le città che il gruppo Wagner stava attraversando in una marcia che stando agli annunci di Prigozhin era diretta a Mosca. Sabato inoltre l’esercito russo ha lanciato più di 50 missili contro l’Ucraina, a dimostrazione del fatto che le proprie operazioni non si erano interrotte in attesa di capire cosa sarebbe successo.

Durante l’intera rivolta le forze ucraine hanno annunciato la riconquista di un solo territorio: il paese di Krasnohorivka, nella periferia orientale di Donetsk, occupato dalle forze russe dal 2014.

Sempre il New York Times però ha aggiunto che «l’esercito ucraino potrebbe essere in grado di capitalizzare la situazione di caos e il calo del morale delle truppe russe per ottenere qualche successo». «Ogni confusione alle spalle delle linee nemiche gioca a nostro favore», ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, commentando l’attuale situazione.

Il morale dei soldati impegnati al fronte può sembrare un elemento un po’ intangibile, ma la sua importanza viene sottolineata da diversi analisti di guerra, soprattutto in situazioni di stallo. «Il morale è un ingrediente necessario per muoversi con la rapidità che occorre agli ucraini per cambiare la dinamica delle operazioni sul campo», ha scritto Associated Press in un’analisi delle conseguenze militari della fallita rivolta del gruppo Wagner. Durante la rivolta milioni di ucraini hanno seguito i suoi sviluppi sui social network, condividendo meme e auspici che le forze russe ne sarebbero uscite indebolite.

«Tutto questo darà agli ucraini una spinta concreta», ha detto ad Associated Press James Nixey, esperto di Russia del think tank Chatham House: «è vero che abbiamo sempre detto che gli ucraini hanno molto per cui combattere, ma ultimamente stavano perdendo un po’ di fiducia».

Per capire le conseguenze più nel lungo termine, bisognerà osservare cosa succederà al gruppo Wagner: se cioè verrà sciolto, se esisterà ancora in qualche forma, e quali e quanti dei suoi membri saranno assorbiti dall’esercito regolare.

Il corrispondente di guerra Daniele Raineri ha raccontato su Repubblica che i membri della Wagner si dividono in tre categorie, a grandi linee: i miliziani che operano in Africa, dove si arricchiscono anche grazie allo sfruttamento di miniere e all’addestramento delle truppe locali, quelli che in Ucraina «fanno da spina dorsale delle operazioni di combattimento e si occupano di mantenere la disciplina con esecuzioni e torture», e infine gli ex detenuti fatti uscire dal carcere per unirsi alle operazioni di combattimento. L’esercito regolare russo «può assorbire facilmente i nuovi arrivi, ma la vecchia guardia di Prigozhin formata da golpisti pronti a tutto e in cerca di nuovo denaro sarà molto più dura da persuadere e dovrà essere tenuta sotto sorveglianza», ha scritto Raineri.

La rivolta potrebbe avere avuto conseguenze anche sulla leadership militare russa, e quindi indirettamente anche sulla strategia che deciderà di seguire in Ucraina. Da domenica circolano voci su un presunto compromesso fra Prigozhin e il governo russo che avrebbe previsto la sospensione della rivolta in cambio delle dimissioni del ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, e del capo dell’esercito russo, Valeri Gerasimov. Entrambi sono stati criticati pubblicamente per mesi da Prigozhin.

Al momento il governo russo non ha confermato l’esistenza di alcun tipo di accordo, né annunciato cambiamenti ai vertici del proprio apparato militare. Lunedì mattina il ministero della Difesa ha pubblicato un video che mostra Shoigu in visita a una base militare russa vicino alla linea del fronte.