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  • Venerdì 23 giugno 2023

C’è un “momento MeToo” a Taiwan

L'uscita di una serie televisiva sulle molestie sul luogo di lavoro ha portato a decine di denunce e a un ampio dibattito

Il vicepresidente di Taiwan Lai Ching-te (AP Photo/Chiang Ying-ying)
Il vicepresidente di Taiwan Lai Ching-te (AP Photo/Chiang Ying-ying)
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A Taiwan, paese considerato tra i più avanzati dell’Asia sulla parità di genere, l’uscita di una serie televisiva sulle molestie sessuali sul luogo di lavoro ha spinto decine di donne a denunciare episodi subiti in passato. Le denunce, molte e fatte tutte in un breve periodo di tempo, hanno riguardato violenze compiute in ambiti lavorativi diversi, alcune delle quali da alcuni importati politici. La notizia è ancora più rilevante considerando che a Taiwan non aveva ancora preso piede il MeToo, il movimento femminista di denuncia nato nel 2017 dalle accuse rivolte al produttore cinematografico americano Harvey Weinstein.

La serie televisiva in questione si chiama Tempeste politiche ed è uscita lo scorso 28 aprile su Netflix. Racconta le vicissitudini interne a un partito politico molto facilmente identificabile con il Partito Democratico Progressista (PDP), quello attualmente al governo a Taiwan. Si parla per esempio dei tentativi di una giovane dipendente del partito di denunciare un collega più anziano per un abuso subito tempo prima.

Chien Li-ying, una delle sceneggiatrici, ha detto che la serie è basata in parte su esperienze da lei vissute in prima persona. Chien non ha specificato a cosa si riferisse, ma poche settimane fa aveva pubblicamente accusato il dissidente cinese Bei Ling di aver abusato di lei durante gli anni dell’università. Oggi Bei Ling vive in esilio negli Stati Uniti a causa delle proprie posizioni critiche nei confronti del governo cinese.

Nel mese successivo all’uscita della serie, oltre 30 donne di Taiwan hanno denunciato abusi e molestie subite in passato, a volte molti anni prima. Le denunce hanno riguardato uomini dell’ambiente universitario, culturale e soprattutto politico. Oltre a Bei Ling sono stati accusati di molestie anche altri due dissidenti cinesi, Wang Dan e Teng Biao, che si è pubblicamente scusato con la giornalista che l’aveva accusato di un tentato stupro subìto sette anni fa. Soprattutto, sono stati accusati di molestie alcuni membri dello stesso PDP e anche del Kuomintang, il principale partito di opposizione del paese.

La presidente Tsai Ing-wen, del PDP, si è detta «arrabbiata, angosciata e dispiaciuta» per le accuse rivolte ai membri del suo stesso partito, e ha promesso di avviare un’indagine interna per accertare quanto accaduto.

A gennaio del 2024 a Taiwan si terranno le elezioni presidenziali, e secondo diversi analisti le denunce di molestie di queste settimane renderanno la parità di genere un tema ancora più rilevante nella campagna elettorale. Tra gli uomini che sono stati accusati di molestie c’è anche Ko Wen-je, ex sindaco di Taipei e candidato alle prossime elezioni per il Partito popolare di Taiwan, di centro. Ko è stato accusato di aver fatto alcuni commenti sessisti misogini: anche lui, come altri, si è scusato pubblicamente.

A Taiwan ci sono leggi sul contrasto alle molestie sessuali, ma secondo l’avvocata taiwanese Audrey Lu per il tipo di cultura che c’è nel paese è ancora molto difficile che le donne si sentano pronte a denunciare pubblicamente gli abusi subiti (come lo è in tantissimi paesi, anche con culture diverse). E spesso, quando lo fanno, è passato troppo tempo dai fatti perché l’eventuale reato sia punibile.