Avete mai provato a comprare un biglietto per il Colosseo?

Farlo per le vie ufficiali è quasi impossibile a causa dei bagarini fisici e soprattutto online, un problema che non riguarda solo Roma

di Angelo Mastrandrea

Turisti fuori dal Colosseo (Angelo Mastrandrea/Il Post)
Turisti fuori dal Colosseo (Angelo Mastrandrea/Il Post)
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Alle 10 di mattina davanti al Colosseo, a Roma, centinaia di turisti fanno la fila alla cassa per comprare un biglietto per l’anfiteatro. Il costo va dai 16 euro per una visita all’arena ai 24 euro per tutto il Parco archeologico, che comprende anche il Foro Romano, il Palatino. La biglietteria è stata riaperta dopo essere stata chiusa per tre anni e le persone in fila sono per la maggior parte stranieri, provenienti da tutto il mondo. «C’è da fare almeno un’ora e mezza di fila», avverte parlando in inglese un uomo che ha appuntato alla camicia un badge plastificato con la scritta “Tourist information”. Dice che alla biglietteria si possono acquistare biglietti validi per la giornata, spiega che i tagliandi si possono anche prenotare on line ma bisogna farlo un mese prima e propone un’alternativa: per saltare la fila ci si può aggregare a una visita guidata ed entrare con il gruppo.

Per ragioni di sicurezza, al Colosseo non possono entrare più di 3mila persone alla volta. Aggiungersi a una visita guidata già prenotata è una buona soluzione per non dover attendere a lungo. Sono disponibili guide in cinque lingue: francese, inglese, russo, spagnolo e tedesco. Lui dice che può provare a parlare con il “manager” che organizza le visite per capire se c’è ancora posto in uno dei gruppi. Nel raggio di poche decine di metri, altre persone con gli stessi badge appuntati ai vestiti fermano i turisti che a quell’ora sbucano a frotte dalla linea B della metropolitana, di fronte al Colosseo, scendono da bus urbani e turistici o arrivano a piedi dai Fori Imperiali.

Una guida turistica abilitata, cioè che ha superato un esame e può esercitare la professione, dice che quelle persone non sono dipendenti dell’ente che gestisce il monumento, come il badge lascerebbe pensare: «Li chiamiamo “acchiappini” perché il loro compito è quello di procacciare clienti per gli operatori turistici, spesso ex bagarini che hanno aperto piccole agenzie». Di fatto si è creato un mercato secondario dei biglietti che rende difficoltoso acquistarli per le vie ufficiali, alzando di molto i prezzi nel momento della rivendita (in maniera spesso ingiustificata). Ed è un problema che non riguarda solo il Colosseo e la città di Roma.

Il Colosseo è al secondo posto tra i monumenti più visitati a Roma, davanti al Foro romano e al Palatino: ogni giorno sono venduti, on line o alle casse, tra i 20 e i 30 mila biglietti. Solo il Pantheon ha più visitatori, circa 60 mila al giorno, ma l’ingresso è gratuito: il ministero della Cultura ha deciso che dal primo luglio i turisti pagheranno cinque euro per entrare. Nel 2022 sono stati venduti dieci milioni di biglietti, tre milioni in più del 2019, l’anno prima della pandemia. L’ente autonomo del ministero della Cultura che gestisce il Colosseo e l’area circostante, il Parco archeologico, dalla vendita ha incassato 63 milioni di euro, che salgono a 100 milioni contando anche i servizi culturali diretti e indiretti, come l’organizzazione di eventi e la vendita di audioguide. Secondo uno studio della società di consulenza Deloitte, il Colosseo contribuisce per 1,4 miliardi al Pil italiano, generando un indotto di 1,3 miliardi di euro. Nel calcolo non è però conteggiato il mercato degli “acchiappini”, delle guide informali e dei bagarini.

La fermata Colosseo (Angelo Mastrandrea/Il Post)

Gli “acchiappini” fermano le persone con garbo proponendosi di aiutarle a districarsi nella ressa che c’è attorno al Colosseo e stanno molto attenti a non confondersi con i bagarini che si aggirano tra la folla proponendo «ticket» a bassa voce. Un giro semplice all’interno dell’anfiteatro con una guida e la possibilità di saltare la fila costa 60 euro. È il triplo del prezzo normale di un biglietto. Tutto appare regolare, ma la situazione è ai limiti della legalità: i “saltafila”, un altro modo con cui vengono definiti gli “acchiappini”, non sono autorizzati a dare informazioni e non possono proporre tariffe maggiorate. Quando vengono fermati dai vigili urbani, ricevono una multa per abusivismo commerciale e il cosiddetto Daspo urbano, un ordine di allontanamento dall’area per 48 ore. Quando il Daspo scade, tornano al loro posto.

L’Associazione delle guide turistiche abilitate (AGTA) denuncia che, dopo la parentesi della pandemia e con il forte aumento del numero di visitatori di questa primavera, “acchiappini” e bagarini sono tornati in gran numero.

Negli uffici del Parco archeologico dicono che a Roma il problema del bagarinaggio riguarda anche i Musei Vaticani e la Galleria Borghese. Nel giro di poche centinaia di metri i turisti stranieri vengono avvicinati, oltre che dai finti informatori turistici e dai bagarini, da altri acchiappini con la pettorina rossa e la scritta “staff” che provano a farli salire sui bus che propongono un giro turistico della città e da venditori di gadget vari. Mancano solo i centurioni con l’elmetto e la tunica rossa che un tempo si aggiravano tra i turisti e si proponevano di fare foto a pagamento con loro. Gli ultimi tre sono stati arrestati per estorsione alla fine di novembre del 2022: avevano chiesto 200 euro per una foto a un irlandese, minacciandolo e spintonandolo quando questi si era rifiutato di pagare.

«Il mercato parallelo dei biglietti è cresciuto negli ultimi mesi, in gran parte a causa dell’aumento del turismo», dice la presidente dell’associazione AGTA, Isabella Ruggiero, che chiede l’intervento del ministero perché «ormai è impossibile trovare biglietti anche on line». Se si vuole evitare di fare la fila per ore, di rivolgersi ai bagarini pagando il doppio o di doversi aggregare a una visita guidata in russo a una cifra ancora più alta, si può provare a prenotare un ingresso sul sito del Parco archeologico o su quello di CoopCulture, la cooperativa che gestisce la biglietteria e il bookshop. La prenotazione avviene per fasce orarie e va fatta almeno un mese prima. Tuttavia le guide turistiche che aderiscono all’AGTA sostengono che trovare un biglietto in questo modo è quasi impossibile.

«Appena la concessionaria apre gli slot con le fasce orarie, i biglietti scompaiono nel giro di pochi minuti», dice una di loro. «A volte li vedi, li metti nel carrello virtuale e quando vai a pagare non ci sono più». Fino a qualche tempo fa li acquistava on line e ora per lavorare è costretta a rivolgersi ai siti web che rivendono i biglietti o ai bagarini, è capitato persino che cancellasse la visita.

La stessa situazione viene denunciata anche in altri musei italiani. Nel mese di maggio una guida con quindici anni di esperienza ha denunciato sul sito A Friend in Rome che «prenotare un biglietto ufficiale sul sito del Vaticano sta diventando una lotteria: le vendite aprono a mezzanotte 60 giorni prima della data richiesta e cinque minuti dopo tutti i biglietti sono esauriti», perché «sono state create molte società di biglietteria secondaria che acquistano tutti i biglietti non appena sono disponibili e sei costretto a prenotare tramite loro a prezzi più alti». Un bigliettaio fiorentino mostra dal suo computer come sia impossibile acquistare un tagliando per il Duomo o per la cupola del Brunelleschi, mentre con una semplice ricerca su Google vengono fuori diversi siti che offrono l’ingresso, in visita singola o in gruppo, con tour collettivi o privati.

Dice Ruggiero: «Le piattaforme utilizzano i bot, dei programmi che all’apertura delle fasce orarie in pochi secondi si accaparrano migliaia di biglietti, li comprano anche senza sapere a chi andranno, mettendoli in vendita con il secondary ticketing», cioè la rivendita a prezzo maggiorato di biglietti acquistati attraverso i canali ufficiali. Basta andare su piattaforme come tiqets.com o getyourguide.it per acquistare tagliandi singoli, multipli, saltando la fila o con visita guidata, anche a piccoli gruppi, con prezzi che vanno dai 30 ai 90 euro. Secondo la federazione sindacale Assoturismo una visita ai sotterranei del Colosseo arriva a costare 70 euro. «Ci sono agenzie che vendono tour privati per 600 euro a persona», dice Ruggiero.

In Italia il mercato secondario dei biglietti è vietato da una legge entrata in vigore il primo luglio del 2019, ma solo per gli eventi che superano i 5mila spettatori. In base a questa norma l’Autorità garante per le comunicazioni il 23 marzo del 2023 ha fatto una multa di 12,24 milioni di euro alla piattaforma on line Viagogo per aver rivenduto nel 2022 biglietti per 68 concerti, tra cui quelli dei Måneskin, di Blanco e di Renato Zero. Secondo l’AGTA il mercato secondario nei musei «è più grave, perché si lucra su un bene dello Stato».

La direzione del Parco archeologico conferma che le piattaforme utilizzano i bot per accaparrarsi i biglietti. «Hanno sistemi molto sofisticati che riescono a mimare perfino la lentezza umana nelle operazioni di acquisto, è difficile bloccarli», spiega un funzionario che si occupa della valorizzazione del Parco. Per provare ad arginare il fenomeno, il 28 gennaio il Parco archeologico ha firmato un protocollo con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), la centrale acquisti della pubblica amministrazione (Consip) e il ministero della Cultura che prevede una maggiore vigilanza sulla vendita dei biglietti, che però finora non ha portato risultati visibili.

(AP Photo/Andrew Medichini)

Alla fine di febbraio il Parco archeologico ha dato il servizio in appalto al Consorzio nazionale servizi (CNS), togliendolo a CoopCulture che lo gestiva dal 1997, di proroga in proroga. Il CNS ha proposto una nuova piattaforma che dovrebbe rendere più difficile l’acquisto in blocco dei biglietti attraverso i bot, semplificare le procedure per l’acquisto e far sì che i turisti non si rivolgano a siti esterni. Il cambio nella gestione e l’avvio della nuova piattaforma sono slittati perché altre società che avevano partecipato alla gara hanno fatto ricorso contro l’assegnazione e bisognerà prima attendere il giudizio dei tribunali amministrativi.

Nel frattempo, il 9 maggio la Direzione generale musei ha diffuso una circolare in cui ha annunciato l’intenzione di gestire la vendita dei biglietti dei 43 musei autonomi italiani in maniera diretta, facendo a meno dei concessionari privati, come aveva previsto la legge Ronchey del 1993. I tagliandi si potranno acquistare attraverso una piattaforma pubblica, Ad Arte, collegata al circuito di pagamento PagoPa. Il Parco archeologico del Colosseo però non adotterà la nuova piattaforma, perché il ministero ha dato la possibilità a chi ha una concessione o un appalto in corso di confermarli fino alla scadenza.