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  • Mercoledì 14 giugno 2023

Cosa sta succedendo a Marcell Jacobs

A causa di infortuni e fastidi vari non è mai tornato ai livelli delle Olimpiadi di Tokyo, e già ci si inizia a chiedere se potrà arrivare pronto a quelle di Parigi

(Carmen Mandato/Getty Images)
(Carmen Mandato/Getty Images)
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Sono passati quasi 700 giorni da quando, alle Olimpiadi estive di Tokyo, il velocista italiano Marcell Jacobs vinse la medaglia d’oro nei 100 metri piani. Da allora il campione olimpico in carica ha corso poco e ha avuto diversi problemi fisici. Le sue uniche vittorie le ha ottenute nel 2022, con tempi non proprio entusiasmanti, ai Mondiali indoor (sui 60 metri) e agli Europei. Nell’ultimo anno ha corso i 100 metri solo una volta e in diverse altre occasioni ha ritirato la sua partecipazione a pochi giorni dalle gare, sempre per piccoli fastidi fisici.

Visti tutti questi problemi e i risultati ottenuti negli ultimi anni, ci si chiede da più parti, e sempre con più insistenza, se Jacobs potrà tornare ad ambire a vittorie importanti: anzitutto ai Mondiali di atletica di agosto a Budapest, in Ungheria, ma soprattutto alle Olimpiadi di Parigi del prossimo anno.

Due anni fa a Tokyo Jacobs vinse a sorpresa. Ci arrivò dopo aver vinto quattro Campionati italiani sui 100 metri e dopo essere diventato il secondo italiano, dopo Filippo Tortu, a scendere sotto i 10 secondi. Era plausibile che Jacobs arrivasse insomma sul podio, ma difficile che potesse vincere. Poi a Tokyo fece un nuovo record italiano nelle batterie (9,94 secondi), un nuovo record europeo nelle semifinali (9,84) e un tempo ancora migliore in finale: 9,80, lo stesso con cui cinque anni prima il giamaicano Usain Bolt aveva vinto il suo ultimo oro in carriera.

(Spencer/Getty Images)

Dopo i due ori olimpici, nel 2021 non fece altre gare. Tornò in pista a inizio del 2022 per la stagione al coperto, secondaria e propedeutica a quella all’aperto. A luglio, ai Mondiali statunitensi di Eugene, l’evento più importante dell’anno, Jacobs si qualificò alle semifinali con il decimo tempo (10,04) ma poi si ritirò per una contrattura all’adduttore della coscia destra. Prima ancora aveva avuto invece un problema al bicipite sinistro. Salvò in parte la stagione post-olimpica grazie all’oro vinto agli Europei di agosto, sui 100 metri, vinti in 9 secondi e 95 centesimi: se non avesse vinto le Olimpiadi un anno prima, se ne sarebbe parlato come di un grande risultato.

Quest’anno Jacobs è arrivato secondo sia ai Campionati italiani che agli Europei indoor, in entrambi i casi dietro al ventitreenne Samuele Ceccarelli, che sui 100 metri non è ancora sceso sotto i 10 secondi. Per il resto, all’aperto e sui 100 metri, Jacobs ha corso una volta sola.

Dopo le Olimpiadi Jacobs ha corso otto volte i 100 metri e solo in due occasioni ci ha messo meno di 10 secondi. Nello stesso periodo lo statunitense Fred Kerley, argento a Tokyo e campione mondiale a Eugene, li ha corsi 18 volte, spesso sotto i 10 secondi: è anche sceso più volte sotto i 9 secondi e 80 centesimi e ha fatto il secondo miglior tempo dell’anno; Jacobs, nella sua unica gara, ha fatto il 155° tempo stagionale.

(Francois Nel/Getty Images)

Kerley e Jacobs, coetanei e spesso presentati come «gli uomini più veloci al mondo» per le loro vittorie olimpiche e mondiali, si sono incrociati solo un paio di volte ma sono stati comunque protagonisti di una serie di piccole provocazioni reciproche, spesso paragonate a quelle che si scambiano due pugili prima di un incontro. Kerley disse che le prestazioni indoor di Jacobs contavano poco perché «the real dogs come and play outdoors» (slang che letteralmente significa “i veri cani se la giocano all’aperto”). Jacobs rispose facendo notare che un leone non si cura dei cani che abbaiano; gli ricordò anche che «quando contava davvero», cioè nella finale di Tokyo, fu lui a vincere.

Quest’anno la stagione all’aperto di Jacobs sarebbe dovuta iniziare a fine maggio a Rabat, in Marocco, ma quel debutto è saltato a causa di quello che è stato presentato come «un leggero blocco lombo-sacrale», quindi non un infortunio, ma solo «il risultato di un falso appoggio». Il debutto è stato quindi spostato a inizio giugno al Golden Gala Pietro Mennea (che quest’anno si è svolto a Firenze anziché a Roma), dove ci sarebbe dovuto essere il confronto con Kerley. Ma anche in questo caso è saltato per assenza di Jacobs. «Il percorso di recupero dal problema emerso nei giorni scorsi, secondo quanto riferito, non si è ancora del tutto completato», ha scritto la Federazione italiana di atletica leggera.

Nel debutto stagionale a Parigi Jacobs era andato bene nei primi trenta metri, poi si era irrigidito e aveva rallentato, fino a essere descritto come «la controfigura di se stesso».

Dopo un deludente settimo e penultimo posto, e un tempo di 10 secondi e 21 centesimi, Jacobs ha detto: «La prima parte non mi è dispiaciuta, ma nel finale le gambe sono diventate non di legno, ma di cemento». Jacobs, che non faceva un tempo così lento dal 2020. Ha però anche detto di esser riuscito a «correre senza fastidi», cosa che non gli riusciva da tempo, e che quel suo risultato era conseguenza della «mancanza di lavoro nelle tre settimane precedenti». Nell’intervista post-gara si è però detto felice di essere finalmente tornato a gareggiare.

Dopo Parigi Jacobs sarebbe dovuto andare agli Europei a squadre in programma a Chorzów, in Polonia, dal 20 al 25 giugno. Nel motivare quest’altra rinuncia la Federazione ha parlato, in un comunicato del 13 giugno, di una «condizione di flogosi perineurale con stasi vascolare dell’emergenza dello sciatico a livello del forame ischiatico della coscia destra, situazione determinata molto probabilmente da una trazione muscolare del piriforme». In termini più semplici, sembra che oltre ai problemi alla coscia, Jacobs ne abbia anche al nervo sciatico e al gluteo.

Se dovesse rimettersi, a luglio ci saranno alcuni eventi a cui potrà partecipare in vista di una eventuale partecipazione ai Mondiali di Budapest, ai quali, per essere competitivo, dovrà però abbassare di almeno tre decimi il suo miglior tempo stagionale.

L’obiettivo principale restano comunque le Olimpiadi di Parigi. Per come stanno le cose ora a livello di tempi e prestazioni, una vittoria di Jacobs a Parigi è più difficile di quanto non sembrasse, alcune settimane prima, quella di Tokyo. In molti stanno discutendo delle sue condizioni: per qualcuno ora il risultato di Tokyo fu un’eccezione, per altri il suo talento è stato mal gestito (da lui stesso, dal suo staff o dalla federazione di atletica). Grandi dubbi su Jacobs li ha espressi anche Michael Johnson, velocista vincitore di quattro ori olimpici: «È ovviamente veloce, ma riuscirà a stare abbastanza bene da mettere insieme una convincente serie di gare? Per ora niente sembra indicarlo» ha scritto su Twitter.

C’è però da considerare il fatto che l’atletica leggera, e in particolare i 100 metri, sono attività d’élite in cui basta cambiare pochi dettagli (le scarpe, la dinamica di corsa o certe posizioni, magari in conseguenza di piccoli fastidi o infortuni) per alterare notevolmente prestazioni e risultati. E che, come spesso si nota solo quando sono gli atleti stessi a ricordarlo, anche la parte psicologica è determinante.

Intanto mercoledì Jacobs ha condiviso un lungo post su Instagram in cui ha scritto:  «Voglio ricordarvi che sono un essere umano e spingo il mio corpo a dare il 110 per cento continuamente, e sudo, fatico e sputo sangue ogni singolo giorno della mia vita per raggiungere obiettivi davvero sfidanti. Ho tante paure, ma sono consapevole di tutte quelle, tantissime, che ho affrontato e superato. E rinascerò ancora, superando gli ostacoli che la vita mi sta di nuovo mettendo davanti».

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