Il fallimento dell’azienda delle Instant Pot

Era stata una moda culinaria eccezionale negli Stati Uniti: ora l'azienda è in amministrazione straordinaria

(Terrence Antonio James/Chicago Tribune/TNS)
(Terrence Antonio James/Chicago Tribune/TNS)
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Lunedì ha presentato istanza di fallimento al tribunale di Houston la Instant Brands, il produttore statunitense di elettrodomestici da cucina noto soprattutto per le Instant Pot, una sorta di robot da cucina diventato di gran moda negli scorsi anni, soprattutto negli Stati Uniti (in Italia non ha mai preso invece molto piede). In particolare, l’azienda ha fatto ricorso al Chapter 11, una legge fallimentare statunitense simile all’amministrazione straordinaria italiana, che consente di tenere aperta un’azienda in grave crisi a patto di concordare con il tribunale un piano di risanamento che tuteli i creditori.

L’azienda esisteva dal 2009 e negli ultimi anni aveva conosciuto un grosso successo, grazie al fatto che le Instant Pot erano diventate enormemente popolari. Nel 2019 aveva attirato l’attenzione anche di Cornell Capital, una società di private equity (cioè una società finanziaria di investimenti) che la comprò per 2 miliardi di dollari. Nel giro di qualche anno però la moda ha perso slancio, è arrivata la pandemia e l’inflazione che ha ridotto il potere di acquisto. Oggi l’azienda ha 500 milioni di dollari di debiti, ed è stata costretta a dichiarare fallimento.

L’Instant Pot è contemporaneamente una pentola a pressione elettrica, una “slow cooker” (cioè uno di quegli elettrodomestici per cuocere le cose molto lentamente per ottenere effetti di cottura particolari, un tempo realizzabili solo nei ristoranti: in pratica l’opposto di una pentola a pressione), una macchina cuociriso e una yogurtiera. La sua principale attrattiva è che ci mette molto poco a cuocere cose per cui normalmente serve molto tempo, caratteristica generale delle pentole a pressione, avendo vari sistemi di sicurezza e un’interfaccia molto facile da usare anche per chi non si fida delle pentole a pressione normali o non sa bene come gestirle.

Quando l’Instant Pot fu messa in vendita il mercato delle pentole a pressione elettriche era già molto sviluppato in Cina ma non negli Stati Uniti e in Canada, il paese dei suoi ideatori. Nel 2010 nel mercato nordamericano furono vendute circa 300 mila pentole a pressione elettriche: nel 2015, anno in cui Amazon organizzò il primo Prime Day e mise l’Instant Pot tra i prodotti molto scontati, si arrivò a più di tre milioni. Amazon è il canale dove viene venduta la maggior parte delle Instant Pot.

Negli ultimi anni le vendite sono diminuite, un po’ perché la moda è passata, un po’ perché sono arrivati sul mercato altri prodotti di tendenza (come le friggitici ad aria) e anche perché negli ultimi mesi l’inflazione e i rincari diffusi nel costo della vita hanno frenato i consumi. L’azienda nel 2022 ha registrato vendite per un valore di 344 milioni di dollari, oltre il 50 per cento in meno rispetto ai 758 milioni di dollari del 2020. La discesa sta continuando anche quest’anno e nel primo trimestre le vendite sono state il 22 per cento inferiori rispetto a un anno fa.

Questa tendenza ha messo in notevole difficoltà l’azienda, che negli anni non era riuscita a proporre al mercato altri prodotti di successo e aveva sostanzialmente puntato tutto sulla Instant Pot pur vendendo altri prodotto noti, come le stoviglie Pyrex. Nel 2019 aveva prodotto la sua friggitrice ad aria, ma secondo gli analisti era già troppo tardi e il mercato nordamericano era già abbastanza maturo.

La riduzione delle vendite, l’aumento dei costi di produzione legato ai rincari delle materie prime e alle difficoltà di approvvigionamento dopo la pandemia, oltre ad alcune mosse manageriali sbagliate hanno messo l’azienda in una situazione finanziaria difficile, tant’è che da mesi stava lavorando a fianco di vari consulenti per un piano di sostanziale ristrutturazione aziendale. Dal 2020 ha già licenziato il 15 per cento dei suoi dipendenti, che ora sono 1.900.