Non c’è stato nessun tentativo di dirottare la nave al largo di Napoli

Le prime indagini della procura hanno smentito le informazioni diffuse dal ministro Crosetto, che aveva presentato come “dirottatori” i migranti scoperti a bordo

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Le forze speciali della brigata San Marco sulla nave Galata Seaways (ministero della Difesa/Ansa)
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La procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina per capire come i migranti scoperti a bordo di una nave mercantile turca siano riusciti a imbarcarsi di nascosto. Al contrario delle informazioni diffuse venerdì dal ministero della Difesa e dei proclami del ministro Guido Crosetto, a cui quasi tutti i mezzi di informazione avevano aderito senza verifiche puntuali, le prime indagini fatte dalla procura hanno escluso che i 15 migranti abbiano tentato di dirottare la nave, di sequestrare o aggredire il comandante e l’equipaggio.

I migranti – siriani, afghani e iracheni – erano stati scoperti venerdì pomeriggio: si nascondevano nel cassone di uno dei tanti tir trasportati sulla nave Galata Seaways, partita dal porto turco di Topcular il 7 giugno e diretta in Francia. Secondo le prime verifiche fatte dalla procura, basate sulle testimonianze del comandante, di alcuni membri dell’equipaggio e degli stessi migranti, le persone fermate sono state scoperte dopo aver tagliato il telo di un camion per prendere aria. Per farlo avevano utilizzato due coltelli e un taglierino: tre migranti sono stati denunciati per possesso di armi.

I migranti sono stati individuati grazie alle riprese delle telecamere del sistema di videosorveglianza. Il comandante della nave ha quindi dato l’allarme, dopo il quale il ministero della Difesa ha messo in atto un’operazione piuttosto spettacolare: le forze speciali della brigata San Marco, un’unità militare di fanteria in forza alla marina militare (un tempo nota come battaglione) si sono calate sulla nave da due elicotteri per mettere in sicurezza l’equipaggio e individuare i migranti rimasti nascosti nella stiva.

Le notizie sull’operazione si sono basate principalmente sulle comunicazioni del ministro Crosetto, che nel pomeriggio aveva detto: «le forze speciali italiane, di stanza a Brindisi, stanno liberando una nave turca con 22 persone di equipaggio sequestrata da circa 15 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione al largo di Napoli».

In serata Crosetto aveva pubblicato questo tweet.

Domenica mattina Crosetto ha poi pubblicato su Twitter una nota informativa del suo ministero nel tentativo di dimostrare il dirottamento di cui aveva parlato venerdì. La nota spiega che la presenza dei migranti costituiva «una minaccia per l’equipaggio» e non fa nessun riferimento a tentativi di dirottamento, di sequestro o di aggressione. L’abbordaggio della nave era stato chiesto dalle autorità turche in seguito all’allarme lanciato dal comandante. Le attività di ricerca delle forze speciali, si legge, non hanno in nessun momento «comportato l’uso della forza da parte dei militari. Nessun danno fisico è stato, quindi, riscontrato a chicchessia durante l’espletamento delle attività descritte».

Il tenente di vascello del secondo reggimento della Brigata San Marco, Luca Canepa, ha detto a Sky Tg24 che l’allarme è scattato perché il comandante temeva che i migranti potessero entrare in sala macchine. Secondo Canepa, quando le forze speciali sono arrivate a bordo hanno trovato i migranti in uno dei piani della nave, tra tir e container. Non hanno opposto alcun tipo di resistenza. «Sono stati collaborativi», ha detto Canepa.

I migranti sono stati fatti sbarcare a Napoli. Due donne sono state portate in ospedale, una perché incinta e l’altra perché considerata in condizioni fisiche precarie per via del lungo viaggio. Un uomo è stato curato per una sospetta frattura alla caviglia e un altro per ipotermia. Gli altri migranti sono stati accolti in un centro di accoglienza. La nave è ripartita verso il porto di Sète, in Francia.