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  • Venerdì 9 giugno 2023

Alla 24 ore di Le Mans sono tornate le Ferrari

A cinquant'anni dall'ultima partecipazione nella categoria principale, nell'edizione del centenario e con qualche possibilità di vincere una gara che inizierà sabato e finirà domenica

La Ferrari 499P a Le Mans (Clive Rose/Getty Images)
La Ferrari 499P a Le Mans (Clive Rose/Getty Images)
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Alle 16 di sabato partirà a Le Mans, nel nord della Francia, la più nota corsa automobilistica endurance al mondo, e la più antica tra quelle che durano 24 ore. La gara di quest’anno, per cui sono attesi 300mila spettatori, arriva a cento anni dalla prima edizione ed è la prima volta, dopo 50 anni di assenza, che due Ferrari gareggeranno nella categoria principale, partendo peraltro dalla prima fila.

La 24 ore di Le Mans è una gara endurance, fatta cioè per testare la resistenza delle auto e dei loro equipaggi, che da alcuni anni sono composti da tre piloti che nell’arco di 24 ore si alternano alla guida della stessa auto. Si corre sui 13,6 chilometri del circuito de la Sarthe, che in parte attraversa strade altrimenti aperte al traffico. Il circuito, che negli anni ha cambiato più volte forma e lunghezza, prevede 38 curve per giro e ha diversi lunghi tratti rettilinei su cui le auto più veloci possono raggiungere una velocità superiore ai 330 chilometri orari. Vince chi riesce a percorrere più giri nelle 24 ore.

Oltre a essere una singola gara famosissima – la cui fama è paragonabile a quella del Gran Premio di Monaco e della 500 Miglia di Indianapolis – la 24 ore di Le Mans è anche la quarta prova del Campionato del mondo endurance (WEC). Esistono anche altre corse automobilistiche lunghe 24 ore, ma quella di Le Mans è la gara per eccellenza, oltre che l’unica presente del Campionato del mondo endurance, di cui fanno parte la 1000 Miglia di Sebring, in Florida, e altre gare di 6 oppure 8 ore, la prossima delle quali sarà la 6 Ore di Monza, in programma il 9 luglio.

L’edizione di quest’anno è la 91ª, a cui parteciperanno 62 auto (divise in tre categorie principali) e altrettanti equipaggi, per un totale di 186 piloti. Nella categoria più importante, che dal 2021 è quella delle Hypercar, ci saranno 16 equipaggi e due tipi di auto: le LMH e le LMDh. In breve, la categoria LMH (Le Mans Hypercar) prevede prototipi in cui le aziende costruttrici progettano sia i motori che i telai: ci sono alcune regole da rispettare, ma in generale c’è molta libertà e varietà, non solo estetica. La categoria LMDh (Le Mans Daytona h) prevede invece telai predeterminati e quindi costi complessivi più bassi ma meno margini di libertà per progettare e migliorare le auto. Sono auto per alcuni versi meno complesse, il che può essere uno svantaggio ma anche, su una gara di durata e di resistenza come è una 24 ore, un possibile punto di forza.

Dopo due anni con solo cinque Hypercar in gara a Le Mans, e dopo anni di dominio della Toyota (che ha vinto le ultime cinque edizioni della gara, in quattro occasioni con le sue auto sia al primo che al secondo posto), quest’anno le cose sono cambiate. Le nuove regole sulle Hypercar, unite ad altre sul cosiddetto BoP (Balance of Performance, che ha lo scopo di avvicinare attraverso l’uso di apposite zavorre le prestazioni di auto diverse), hanno infatti convinto diverse case automobilistiche a tornare a competere nella massima categoria del Campionato mondiale endurance, e quindi alla 24 ore di Le Mans.

La Toyota Gazoo Racing GR010 nel 2022 (Ker Robertson/Getty Images)

Insieme alla maggiore attrattiva rappresentata dall’edizione del centenario (la prima edizione fu nel 1923) le nuove regole hanno portato al ritorno di Peugeot, Porsche, Cadillac, Vanwall e soprattutto Ferrari, la cui ultima partecipazione nella massima categoria di Le Mans fu nel 1972 (nel 1973 partecipò ancora una volta ma in una diversa categoria) e i cui migliori anni sul circuito de la Sarthe furono quelli tra il 1960 e il 1965, quando vinse sei edizioni consecutive negli anni precedenti all’edizione raccontata dal film statunitense Le Mans ’66 – La grande sfida, il cui titolo originale è Ford v Ferrari.

La partenza della 24 ore nel 1962 (AP Photo/ Jean-Jacques Levy)

A Le Mans la Ferrari è presente con due Hypercar e altrettanti equipaggi composti da Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Miguel Molina (che si alterneranno alla guida dell’auto numero 50) e da Alessandro Pier Guidi, James Calado e l’ex pilota di Formula 1 Antonio Giovinazzi (i piloti dell’auto numero 51). Le Hypercar Ferrari, ovviamente rosse seppur con alcune parti in “giallo Modena”, sono due 499P, dove 499 è la cilindrata di ciascuno dei loro 6 cilindri e dove la “P” significa prototipo.

(Clive Rose/Getty Images)

Nel motivare l’ingresso delle Ferrari nel Campionato del mondo endurance, Antonello Coletta, responsabile delle attività sportive GT dell’azienda, aveva detto al Foglio: «Abbiamo deciso di partecipare nella nuova categoria Hypercar LMH, con motore ibrido e 4 ruote motrici. Il regolamento della vecchia classe LMP1 non ci consentiva di sperimentare innovazioni tecnologiche per le auto stradali, cosa che invece offre la nuova categoria riservata alle Hypercar, una categoria che avrà anche dei costi più gestibili, circa il 60 per cento in meno della LMP1 con un ritorno di immagine e di comunicazione che sarà più importante». Prima del 2021 la spesa annuale per partecipare al Campionato endurance nella classe LMP1 era di quasi 200 milioni di euro.

(Clive Rose/Getty Images)

Fin qui, nelle prime prove del Campionato del mondo endurance – tutte più brevi e meno impegnative rispetto alla 24 ore di Le Mans – le due Ferrari 499P sono andate bene (soprattutto quella guidata da Fuoco, Nielsen e Molina) e sono riuscite ad arrivare tre volte sul podio; tutte le gare sono state vinte però dalle Toyota.

A Le Mans le due Ferrari partiranno in prima fila grazie alle ottime prestazioni avute negli ultimi giorni di prova, segno che le auto sono competitive. La 24 ore di Le Mans però non è il Gran Premio di Monaco: la prima fila è un segnale, ma è davvero solo l’inizio di una corsa lunga e piena di possibili imprevisti. Le Toyota restano insomma favorite, per quanto fatto finora quest’anno e per quanto fatto nei precedenti cinque anni a Le Mans, seppur in condizioni diverse e con una minore competizione. Le Ferrari hanno qualche possibilità, ma sono auto al loro debutto in una 24 ore, con piloti che in certi casi avevano provato il circuito de la Sarthe solo ai simulatori.

Anche a prescindere da una vittoria, e nonostante il mezzo secolo di assenza, la Ferrari continua a essere una scuderia la cui importanza e rilevanza ha pochi paragoni, e il cui ritorno nel Campionato del mondo endurance è stato spesso raccontato come il segnale di un’inversione di rotta per le gare di questo tipo, il cui interesse era in declino.

Thibaut Villemant, esperto di gare automobilistiche di durata, ha detto all’Équipe che la presenza delle due 499P «restituisce alle gare endurance il lustro che mancava» e che «l’aura delle Ferrari non ha paragoni, perché è ancora vero che dove va Ferrari, vanno anche gli altri». Secondo Villemant, «è merito della Ferrari, ancor più che del centenario della corsa, se quest’anno non ci sarà nemmeno un posto libero sulle tribune del circuito di Le Mans».

– Leggi anche: La prima 24 ore di Le Mans, un secolo fa