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  • Giovedì 1 giugno 2023

La Camera degli Stati Uniti ha approvato un accordo per evitare il default

E innalzare il “tetto del debito”, dopo lunghi negoziati tra Democratici e Repubblicani: ora il Senato ha tempo fino al 5 giugno

 Lo speaker Repubblicano della Camera Kevin McCarthy, durante una conferenza stampa dopo il voto di mercoledì (AP Photo/Jose Luis Magana)
Lo speaker Repubblicano della Camera Kevin McCarthy, durante una conferenza stampa dopo il voto di mercoledì (AP Photo/Jose Luis Magana)
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Mercoledì la Camera degli Stati Uniti ha approvato un progetto di legge che prevede l’innalzamento per due anni del cosiddetto “tetto del debito”, ovvero la quantità di soldi che lo stato può prendere in prestito sui mercati per finanziare le proprie attività e che deve essere autorizzata periodicamente dal Congresso.

L’approvazione non è definitiva perché la legge deve essere approvata ancora dal Senato, ma quest’ultimo passaggio è considerato piuttosto scontato. C’è comunque poco tempo: la legge deve essere infatti approvata entro il 5 giugno, data che la segretaria del Tesoro statunitense Janet Yellen ha fissato come limite indicativo prima che gli Stati Uniti sforino il “tetto del debito” e vadano in default, cioè non siano più in grado di ripagare i propri creditori: il default comporterebbe l’impossibilità per lo stato americano di pagare gli stipendi ed effettuare tutte le altre spese pubbliche, e provocherebbe sui mercati una grave perdita di fiducia nell’economia americana.

Normalmente l’innalzamento del “tetto del debito” viene approvato senza grossi problemi, ma quest’anno (come già in alcuni altri casi in passato) il Partito Repubblicano che controlla la Camera aveva deciso di trasformare quella che sarebbe stata una normale funzione di controllo del Congresso in un’arma politica contro il Partito Democratico del presidente Joe Biden.

Per mesi l’amministrazione di Joe Biden aveva rifiutato ogni negoziato, dicendo che il tetto del debito doveva essere innalzato senza condizioni. Poi, man mano che si avvicinava la scadenza, Biden si è trovato costretto a negoziare con Kevin McCarthy, lo speaker Repubblicano della Camera. Un accordo era stato trovato solo sabato 27 maggio, e prevede che gli Stati Uniti possano prendere in prestito fino a 31.400 miliardi di dollari, fino al gennaio del 2025, in cambio di tagli alla spesa pubblica per 1,5 miliardi di dollari nel corso dei prossimi dieci anni.

Che si raggiungesse un accordo alla Camera non era affatto scontato: qui i Repubblicani hanno una maggioranza di nove voti, e diversi esponenti delle frange più radicali del partito avevano fatto capire di essere pronti a mandare il paese in default se le loro condizioni non fossero state accettate. Alla fine l’accordo è stato approvato alla Camera con 314 voti favorevoli, di cui 165 dei Democratici e 149 dei Repubblicani. Ci sono state comunque defezioni in entrambi i partiti: 71 Repubblicani e 46 Democratici hanno votato contro. I voti contrari dentro al Partito Democratico sono arrivati soprattutto dai parlamentari più progressisti, secondo cui Biden avrebbe ceduto troppo alle richieste dell’opposizione per favorire il compromesso.

Ora l’innalzamento del “tetto del debito” deve essere approvato anche dal Senato, ma qui la situazione sembra decisamente meno complicata che alla Camera. I Democratici hanno la maggioranza per un voto (ma in caso di parità può votare anche la vicepresidente, la Democratica Kamala Harris), e i Repubblicani si sono detti in gran parte favorevoli a votare l’accordo. Secondo il leader della minoranza Repubblicana, Mitch McConnell, la discussione e l’eventuale approvazione potrebbero avvenire giovedì o venerdì.