Una canzone di Victory

Nella gioia del Signore

(AP Photo/Kathy Willens)
(AP Photo/Kathy Willens)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Blur hanno annunciato un nuovo disco per il 21 luglio, dopo avere disseminato di concerti l’estate (ho rinunciato a Londra, per il workshop del Post a Peccioli: se qualcuno vuole comprarsi due biglietti si faccia vivo). Intanto c’è una canzone, buona per noi affezionati (e le cose che hanno cominciato a suonare nei concerti).
E c’è una canzone nuova di Ben Folds, sull’abbandonare la fama, o perderla, e tornare anonimi.
Venerdì era morto Andy Rourke degli Smiths, con tutta la commozione che ci possiamo mettere.
Sono stati giorni intensi, da quando non ci siamo visti: ho passato con Bruce Springsteen il giovedì, con Stefano Nazzi il venerdì, sabato ho preso fiato, e con Peter Gabriel la domenica. Il concerto di Springsteen a Ferrara è stato un concerto di Springsteen: per chi non li ha presenti, tre ore di musica ininterrotta, con lui che sembrava eccitarsi di più man mano che passava il tempo e il meglio alla fine e all’inizio. Le polemiche, lo dico, mi sono sembrate una sciocchezza promossa da chi non abbia dedicato molti pensieri alle implicazioni, ai pro e ai contro, alla logica elementare, a cosa sia un evento di quella scala e impegno per le cinquantamila persone che hanno programmato di andarci e per le centinaia che ci lavorano.
Il concerto di Peter Gabriel è stato meno prevedibile, perché non si vede spesso un concerto in cui metà delle canzoni sono nuove e in parte ancora non pubblicate (del disco nuovo sono usciti solo alcuni singoli): ma mi sembrano belle abbastanza da avere reso tutti felici lo stesso, e lui ha un credito di amore da parte di parecchi di noi (il mio secondo concerto di Peter Gabriel fu quarant’anni fa alla vigilia della maturità) per cui potrebbe fare qualunque cosa. Pure ignorare tutti primi quattro dischi salvo Solsbury hill. Pure non avere replicato il singalong iniziale di Sledgehammer che faceva qui (eppure eravamo pronti). Pure il coro di Biko un po’ troppo alto mettendoci tutti in difficoltà.
(la foto è di Gianluca Violante)
Stefano Nazzi pure se l’è cavata bene.
Grazie a chi si è fatto vivo con grandi gentilezze intorno a questa newsletter a entrambi i concerti e al Salone di Torino, è sempre un piacere vedersi fuori in mezzo alle canzoni. A questo proposito: presto rispondo meglio anche a chi ha chiesto altre informazioni sul concerto di Glen Hansard a Peccioli.

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