Per la prima volta l’ONU ha commemorato la Nakba, l’esodo dei palestinesi dopo la nascita dello stato d’Israele

L'ambasciatore palestinese all'ONU, Riyad Mansour (AP Photo/Seth Wenig, File)
L'ambasciatore palestinese all'ONU, Riyad Mansour (AP Photo/Seth Wenig, File)

Lunedì per la prima volta nella sua storia l’ONU ha commemorato la Nakba, l’occasione in cui ogni 15 maggio il popolo palestinese ricorda la sconfitta nella prima guerra combattuta fra arabi e israeliani, tra il 1947 e il 1948, e l’esodo dei palestinesi che ne seguì. In seguito alla vittoria di Israele, decine di villaggi palestinesi vennero distrutti e circa 700mila palestinesi furono costretti a lasciare le proprie case e diventare profughi di guerra. La Nakbache vuole dire “catastrofe” in arabo – si festeggia simbolicamente il 15 maggio, anche se è avvenuta nel corso di diversi mesi, poiché il 14 maggio è il giorno in cui nel 1948 fu fondato ufficialmente lo stato di Israele.

Lo scorso novembre l’Assemblea generale dell’ONU aveva approvato una risoluzione per commemorare la Nakba in occasione del 75esimo anniversario, nel 2023. Diversi paesi occidentali alleati di Israele avevano votato contro la risoluzione: tra questi c’erano stati Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Alla fine però la risoluzione, sostenuta soprattutto dai paesi arabi, era passata con 90 voti favorevoli, 30 contrari e 47 astenuti.

Le autorità israeliane hanno criticato molto duramente la decisione dell’ONU: domenica il rappresentante israeliano all’Assemblea, Gilad Erdan, aveva inviato una lettera a tutti i rappresentanti degli altri paesi, in cui aveva definito la commemorazione della Nakba “vergognosa” e un tentativo di “distorcere la storia”, e aveva chiesto loro di boicottare la celebrazione di lunedì.

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