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  • Mercoledì 10 maggio 2023

In Pakistan ci sono state gravi proteste contro l’arresto di Imran Khan

I manifestanti si sono scontrati violentemente con la polizia: le autorità pachistane hanno risposto bloccando Internet

Una camionetta della polizia incendiata durante una protesta a Karachi (AP Photo/Fareed Khan)
Una camionetta della polizia incendiata durante una protesta a Karachi (AP Photo/Fareed Khan)
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In molte città del Pakistan ci sono state grosse e violente proteste da parte di sostenitori dell’ex primo ministro Imran Khan, dopo che quest’ultimo martedì era stato arrestato con un’accusa di corruzione: secondo i suoi sostenitori, Khan sarebbe vittima di persecuzione politica da parte del governo pachistano.

Le manifestazioni di protesta sono cominciate subito dopo l’arresto e sono proseguite fino a notte inoltrata: le più partecipate si sono svolte a Islamabad, Lahore, Karachi e Quetta, dove i manifestanti hanno bloccato le strade incendiando pneumatici e si sono scontrati con la polizia. A Quetta c’è stato anche un morto tra i manifestanti, oltre a diversi feriti. Nel frattempo, nel tentativo di ripristinare la calma e tenere sotto controllo le proteste, le autorità del Pakistan hanno limitato l’accesso ai social network in gran parte del paese e interrotto del tutto la possibilità di connettersi a Internet in molte regioni, come rilevato dall’osservatorio indipendente NetBlocks.

L’arresto di Khan è il culmine di una crisi politica che va avanti da molti mesi in Pakistan. Khan, che ha 70 anni, è un ex campione di cricket ed è il politico più famoso e popolare del paese: era stato eletto primo ministro nel 2018 con il Movimento per la giustizia del Pakistan (PTI), partito nazionalista e populista fondato nel 1996, e sfiduciato ad aprile del 2022.

Allora Khan aveva sostenuto di essere vittima di un complotto ordito dall’esercito, che in Pakistan ha una notevole influenza politica, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e la politica estera, e che nel 2018 aveva contribuito con il proprio sostegno alla vittoria delle elezioni.

Al momento dell’arresto Khan si era presentato spontaneamente in un tribunale di Islamabad per testimoniare nell’ambito di un processo in cui è accusato di frode e corruzione. A ottobre Khan era stato accusato di non avere dichiarato alcuni doni ricevuti da funzionari di paesi esteri durante il suo mandato e di averne successivamente rivenduti altri. In due occasioni la polizia aveva cercato di arrestarlo prima di martedì: la prima volta, il 5 marzo, si era presentata alla sua residenza privata, senza trovarlo; mentre il 15 marzo non ci era riuscita a causa delle proteste dei suoi sostenitori.