Quando i nazisti distrussero l’Istituto di sessuologia di Berlino

90 anni fa saccheggiarono il centro fondato dal medico e attivista Magnus Hirschfeld, bruciandone i libri in uno dei noti roghi di piazza

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Il 6 maggio del 1933 un gruppo di studenti nazisti guidati dalle Truppe d’Assalto (Sturmabteilung, SA) entrò nell’Istituto per lo Studio della Sessualità di Berlino, uno dei primi istituti privati ​​di ricerca sulla sessuologia del paese, e confiscò i libri della biblioteca. Quei 12 mila volumi, insieme a molti altri, furono distrutti perché considerati “anti-tedeschi” nel grande e celebre incendio del 10 maggio, acceso nel centro di Berlino. Il fondatore dell’Istituto era Magnus Hirschfeld, studioso di sessualità, attivista per i diritti delle persone trans e omosessuali e primo teorico di quello che lui stesso aveva definito “terzo sesso”. Al momento dell’incursione nel suo Istituto, Hirschfeld si trovava in Francia e da lì decise di non rientrare mai più. Morì a Nizza nel 1934.

Magnus Hirschfeld era nato a Kolberg, nell’attuale Polonia, il 14 maggio del 1868. Di origini ebraiche e figlio di un medico, studiò filosofia, filologia, e poi medicina. Si laureò nel 1892 e si interessò in particolare di sessuologia. Dopo aver viaggiato per qualche mese negli Stati Uniti e aver aperto un primo studio a Magdeburgo, nel 1896 decise di trasferirsi a Berlino.

In quel momento, e poi fino agli anni Venti, Berlino era una città in piena trasformazione. I suoi locali erano conosciuti in tutta Europa e nonostante l’omosessualità fosse criminalizzata, la presenza omosessuale non solo era visibile, ma anche politicamente attiva. Esistevano almeno una trentina di riviste per persone LGBT+, c’erano sale da ballo drag in cui artisti e artiste facevano le loro performance indossando abiti e trucco spesso volutamente esuberanti, c’erano club e café frequentati da persone LGBT+, e non solo in centro ma anche nei quartieri più popolari. Nel 1904 Hirschfeld, su modello di un analogo testo pubblicato a Parigi, aveva tracciato una guida dei luoghi di incontro per persone omosessuali della città. Luoghi che lui stesso frequentava.

Poco prima, nel 1897, Hirschfeld aveva fondato insieme ad altri il Wissenschaftlich-humanitäres Komitee (Comitato scientifico-umanitario) con l’obiettivo di fare ricerca, difendere i diritti delle persone omosessuali e abrogare il paragrafo 175, sezione del codice penale tedesco, in vigore dal 1871, che criminalizzava la sodomia. Seguendo il motto “giustizia attraverso la scienza”, il Comitato aveva l’obiettivo di fornire una spiegazione scientifica dell’omosessualità in modo da normalizzarla nel dibattito pubblico.

La sessualità era diventata campo di indagine di medicina e psicologia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Se fino a quel momento i comportamenti sessuali non corrispondevano però ad alcuna categoria dell’identità, ma erano catalogati e spesso proibiti in quanto atto, da quel momento in poi cominciarono a coincidere con delle tipologie identificabili di persone, classificabili a quel punto secondo il loro desiderio o orientamento sessuale. Al fondamentale passaggio dai comportamenti alle identità contribuirono proprio i precursori delle contemporanee politiche dell’identità omosessuale.

I termini “eterosessuale” e “omosessuale”, utilizzati prima nella sessuologia tedesca e poi in quella internazionale, furono inventati e usati per la prima volta da una serie di studiosi dell’Ottocento che volevano superare la visione della colpa e del vizio tipica del mondo cristiano per arrivare alla depenalizzazione di alcuni comportamenti negli statuti nazionali. Per questi primi teorici, e tra loro c’era anche Hirschfeld, l’omosessualità era un fatto congenito, quindi non c’era alcun motivo di proibirla o condannarla: se un uomo era spinto romanticamente e sessualmente verso altri uomini, non ne era responsabile e non poteva essere condannato.

Verso la fine dell’Ottocento Magnus Hirschfeld coniò anche i termini di uranismo, travestitismo, transessualità: tre condizioni che a suo avviso erano delle gradazioni di quello che lui chiamava “terzo sesso” o “condizione sessuale intermedia”. Hirschfeld intendeva soprattutto ripensare il sistema del genere basato su un rigido dualismo, immaginando un sistema a tre. Nel suo libro del 1909 intitolato Die Transvestiten, Hirschfeld scrisse che è un errore immaginare i sessi «come due entità completamente separate l’una dall’altra».

La rivendicazioni di Hirschfeld non si limitarono comunque all’abolizione del paragrafo 175. Nel 1905 si unì alla Bund für Mutterschutz (“Lega per la protezione delle madri”), organizzazione femminista fondata da Helene Stöcker che aveva portato avanti una campagna per la depenalizzazione dell’aborto. Sia Hirschfeld che Stöcker, anticipando in qualche modo il concetto di intersezionalità, credevano che vi fosse una connessione tra le lotte per i diritti delle persone omosessuali e quelle per i diritti delle donne. Non solo: Hirschfeld voleva portare avanti un progetto più generale di educazione sessuale.

Nel 1921 organizzò il Primo congresso per la riforma sessuale, che portò successivamente alla formazione di una Lega mondiale per la riforma sessuale i cui congressi si tennero in varie parti d’Europa. Due anni prima aveva contribuito alla sceneggiatura e recitato nel film del 1919 Anders als die Andern (Diversi dagli altri), contro il paragrafo 175. Nello stesso anno fondò, a Berlino, l’Institut für Sexualwissenschaft (Istituto per la ricerca sessuale).

L’istituto si trovava in un edificio nel quartiere Tiergarten, che Hirschfeld aveva acquistato dopo la Prima guerra mondiale. Un palazzo vicino fu acquistato nel 1921, aggiungendo più spazio all’Istituto. L’Istituto conteneva un vasto archivio, una biblioteca sulla sessualità, forniva servizi educativi e consulenze mediche. Era visitato da persone da tutta Europa che volevano comprendere meglio la loro sessualità. Ospitava poi un Museo del sesso, dove si tenevano lezioni sulla contraccezione e sull’educazione sessuale e che divenne ben presto un centro di interesse scientifico e di ricerca per molti scienziati della sessualità, così come per intellettuali e riformatori di tutto il mondo.

Ma l’Istituto era anche un luogo di sostegno e di accoglienza per persone omosessuali e transgender, a cui Hirschfeld forniva permessi riconosciuti dalla Repubblica di Weimar per poter indossare abiti corrispondenti al loro genere di elezione e, soprattutto, un lavoro. Dai primi anni Venti l’Istituto divenne anche un centro di riferimento per le operazioni di modifica del corpo, praticate da specialisti collaboratori di Hirschfeld. Il primo intervento che venne effettuato fu, nel 1922, su Dora Richter, che spesso viene indicata come la prima persona conosciuta a essersi sottoposta a un intervento chirurgico completo di conferma di genere. Da lì in poi e fino al 1931 nell’Istituto si praticarono vaginoplastiche, isterectomie, mastectomie e interventi al viso.

L’esposizione pubblica di Hirschfeld lo portò ad essere attaccato e aggredito fisicamente da diversi gruppi che facevano parte dei movimenti nazionalisti e nazionalsocialisti che si stavano affermando in quegli anni. E quando i nazisti presero il potere in Germania, alla fine del gennaio del 1933, una delle prime azioni che fecero fu approvare un decreto contro il “malcostume” che portò alla chiusura dei locali frequentanti dalle persone LGBT+ e, dopo poco, all’inizio dell’era della censura e del controllo della cultura da parte dello stato.

Il 6 aprile 1933 l’Ufficio Centrale della Propaganda dell’Associazione Studentesca Nazista proclamò infatti a livello nazionale un’azione contro lo spirito anti-tedesco, come dicevano loro, che doveva concludersi con una vera e propria opera di “pulizia” dei libri indesiderati. Nell’ambito di quel piano il 6 maggio del 1933 gli studenti entrarono nell’Istituto di Hirschfeld, distrussero e saccheggiarono quello che vi trovarono dentro, e caricarono migliaia di libri che poi bruciarono il 10 maggio.

Così descrisse quel momento lo scrittore inglese Christopher Isherwood, che in quel periodo abitava a Berlino e che diventerà poi l’autore del romanzo Addio a Berlino:

«Era mattina presto. Trasportati da camion e accompagnati da un’orchestra di ottoni, un centinaio di studenti fece incursione dell’Istituto. Passarono la mattinata a rovesciare inchiostro sui tappeti e sui manoscritti. Riempirono i camion dei libri della biblioteca, ma anche di opere che non avevano nulla che vedere con la sessualità: studi storici, riviste d’arte ecc. Nel pomeriggio arrivò una truppa di SA. Le Camicie brune effettuarono ricerche minuziose. Davano l’impressione di sapere cosa cercare».

In quel momento Hirschfeld non era in Germania. Era impegnato in una serie di conferenze in Francia dove morì l’anno dopo. Al rogo seguirono altri provvedimenti contro associazioni e periodici omosessuali. Nel 1935 il paragrafo 175 venne inasprito: prima puniva solamente l’atto della sodomia, da quel momento in avanti criminalizzò tutti i comportamenti che potevano suggerire omosessualità. Nel 1936 venne istituito un Ufficio centrale del Reich per combattere l’omosessualità e l’aborto. Gli arresti fatti nella Germania nazista sulla base del paragrafo 175 furono circa 100 mila e migliaia di persone finirono in carcere, nei manicomi, o nei campi di concentramento.