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  • Domenica 7 maggio 2023

Le misure della Russia per contrastare la resistenza ucraina nei territori occupati

Sono diventate sempre di più e sempre più rigide, soprattutto dopo alcune azioni riuscite compiute dai partigiani ucraini

(AP Photo/LIBKOS)
(AP Photo/LIBKOS)
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Nelle ultime settimane la Russia ha intensificato i suoi sforzi per cercare di reprimere qualsiasi tipo di opposizione e dissenso all’interno dei territori ucraini occupati, in particolare per prevenire possibili azioni compiute dai civili contro obiettivi russi. Di recente, per esempio, le autorità russe che governano i territori occupati hanno introdotto misure ancora più rigide per limitare la libertà dei civili. Hanno rafforzato le proprie unità di intelligence incaricate di intercettare potenziali azioni di resistenza o rappresaglia da parte degli ucraini e hanno imposto regole restrittive sugli spostamenti tra centri urbani.

Tra le altre cose, la scorsa settimana il governo russo ha stabilito che i civili ucraini dei territori occupati che non accettano di possedere un passaporto russo possono essere costretti con la forza a lasciare le proprie case.

Secondo il Centro nazionale della Resistenza, un’agenzia governativa ucraina creata un mese dopo l’inizio della guerra proprio per diffondere informazioni ai civili su come resistere all’occupazione, la Russia avrebbe iniziato a inviare nelle zone occupate degli agenti dei propri servizi segreti in borghese: questi agenti si fingerebbero cittadini ucraini e inizierebbero conversazioni con gli abitanti per capire le loro posizioni nei confronti dei russi e il loro eventuale coinvolgimento in azioni di resistenza. L’esercito ucraino ha detto inoltre che i russi avrebbero iniziato a fare operazioni di polizia casa per casa nella regione di Kherson (ancora parzialmente occupata dai russi), per sequestrare i cellulari e altri dispositivi elettronici e controllare documenti, video e foto al loro interno.

Le preoccupazioni russe per eventuali atti di resistenza e ribellione sono aumentate anche perché la Russia teme una nuova controffensiva militare ucraina, di cui si parla da settimane e con cui l’Ucraina vorrebbe anzitutto riprendere il controllo dei territori persi durante questi 14 mesi di guerra. Se dovesse iniziare la controffensiva, e se dovessero insieme intensificarsi gli atti di resistenza provenienti dall’interno dei territori occupati, le autorità russe si troverebbero sotto enorme pressione e potrebbero non avere la forza per rispondere.

Nei territori occupati, infatti, l’Ucraina è riuscita a mantenere attiva una qualche forma di resistenza, anche se non è chiaro quanto intensa ed estesa. Il Wall Street Journal ha parlato della presenza di una rete di informatori e partigiani ucraini che invia regolarmente all’esercito le coordinate di basi o centri logistici russi, esponendoli così a nuovi attacchi. Verificare in modo indipendente cosa accade esattamente nei territori ucraini occupati dai russi è comunque complicato – «praticamente impossibile», scrive il New York Times – dato che molto raramente giornalisti indipendenti, organizzazioni umanitarie e osservatori internazionali riescono ad avere accesso a quelle zone.

Dall’inizio della guerra, comunque, sono stati compiuti una serie di attacchi contro obiettivi russi all’interno dei territori occupati: in alcuni casi l’Ucraina li ha rivendicati, in altri casi sono stati attribuiti agli ucraini dalla Russia, senza però conferme da parte ucraina.

A Melitopol, città occupata, è stato ucciso il mese scorso un capo della polizia locale che dopo l’arrivo dei russi aveva iniziato a collaborare con loro: è morto nell’esplosione di una bomba posizionata all’ingresso del complesso in cui abitava. Poco più di un mese prima, sempre a Melitopol e sempre con una bomba, questa volta nella sua macchina, era stato ucciso Ivan Tkach, nominato dai russi direttore della rete dei trasporti pubblici. La stessa cosa era successa lo scorso marzo a Mariupol, dove era stata fatta esplodere l’automobile del capo di polizia russo Mikhail Moskvin, sopravvissuto all’attacco.

Anche durante l’occupazione di Kherson sono stati uccisi diversi funzionari russi, verosimilmente da civili ucraini. In un altro attacco, lo scorso gennaio, è stata fatta esplodere una linea ferroviaria nella città occupata di Shchastia, nella regione di Luhansk, usata dai russi sia per trasportare munizioni, armi e personale militare dalla Russia all’Ucraina che per portare i cereali ucraini in Russia. Il giorno dopo l’esplosione Serhiy Haidai, governatore della regione di Luhansk, ha lodato l’attacco attribuendolo a «partigiani ucraini».

– Leggi anche: L’attacco di “sabotatori” al confine tra Russia e Ucraina, lo scorso marzo