Mercenari del gruppo Wagner nel nord del Mali (French Army via AP, File)

Che cosa fa il gruppo Wagner in Africa

La compagnia di mercenari russi ha interessi militari o commerciali in tredici diversi paesi, e potrebbe avere un ruolo anche nel conflitto in Sudan

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Negli ultimi giorni fonti di intelligence statunitense hanno rivelato ad alcuni media, fra cui il New York Times, che il gruppo Wagner, compagnia di mercenari affiliata al governo russo, avrebbe offerto armi di alto livello, fra cui missili terra-aria, al gruppo paramilitare noto come Rapid Support Forces (RSF), che di fatto è un esercito parallelo ed è comandato dal vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti. Le RSF dal 15 aprile sono impegnate in un violento scontro per il potere contro l’esercito regolare, comandato dal presidente del paese Abdel Fattah al Burhan: il conflitto ha già causato oltre 400 morti.

L’indiscrezione conferma il ruolo sempre più centrale del Gruppo Wagner in Sudan, dove è presente dal 2017, e in generale nel continente africano. La presenza dei mercenari di Wagner in vari paesi africani era nota, così come gli ampi interessi economici del gruppo in varie regioni. Nelle ultime settimane era stata confermata e maggiormente approfondita dalle rivelazioni provenienti da alcuni documenti del ministero della Difesa statunitense, segreti ma fatti trapelare online, inizialmente sulla piattaforma Discord: giovedì 13 aprile per questa pubblicazione di documenti riservati è stato arrestato Jack Teixeira, un dipendente di 21 anni di una base militare.

Secondo vari studi il gruppo Wagner svolge attività in tredici diversi paesi africani, in alcuni casi di tipo militare, in altri solo commerciale: l’obiettivo è da un lato di ottenere vantaggi economici, per esempio tramite lo sfruttamento delle risorse locali, dall’altro creare nel continente una rete di governi vicini alle posizioni russe e in opposizione ai paesi occidentali. La compagnia di mercenari creata da Yevgeny Prigozhin di fatto nel continente agisce quasi come un soggetto politico, oltre che come supporto militare a vari regimi autoritari.

I suoi membri, nel corso degli anni, sono stati accusati di crimini estremamente gravi in molti degli stati in cui hanno operato.

Il gruppo Wagner è una PMC (Private Military Company) composta soprattutto da ex militari, ex poliziotti ed ex agenti di sicurezza russi. Esiste da una decina d’anni: sarebbe un gruppo privato di mercenari, ma nei fatti è sempre stato piuttosto vicino al presidente Vladimir Putin, che lo ha usato in più occasioni come strumento della propria strategia militare. Benché attualmente sia impegnata sul fronte ucraino, e in particolare nella battaglia di Bakhmut, le sue attività nel continente africano non si sono fermate.

I mercenari del gruppo avevano iniziato a operare in Libia dopo la fine del regime di Muammar Gheddafi e l’inizio della guerra civile, e avevano affiancato le milizie del maresciallo Khalifa Haftar nella guerra contro il governo di Tripoli, sostenuto dai paesi occidentali. Da allora hanno svolto, su mandato del governo russo, varie operazioni nel continente africano.

Il gruppo Wagner è presente anche in Sudan dal 2017, quando ha iniziato a fornire addestramento militare sia alle truppe regolari che alle RSF del generale Dagalo. In cambio la compagnia ha ottenuto lo sfruttamento di alcune miniere d’oro, l’autorizzazione alla ricerca di uranio e rapporti privilegiati soprattutto con il vicepresidente Dagalo.

Quest’ultimo è stato più volte in Russia, ha firmato accordi per la creazione di una base navale russa sul mar Rosso a Port Sudan (prevista entro fine 2023), ha ricevuto armi per le sue milizie paramilitari. Due compagnie minerarie con base in Sudan, la cui sicurezza è garantita dalle RSF, sono state oggetto di sanzioni da parte degli Stati Uniti perché accusate di aiutare Prigozhin ad aggirare le sanzioni. Secondo fonti di intelligence anonime attualmente il gruppo Wagner avrebbe offerto al vicepresidente Dagalo missili terra-aria per rispondere alla supremazia aerea delle truppe regolari: queste armi sarebbero a disposizione del gruppo Wagner nella Repubblica Centrafricana. Dagalo non avrebbe ancora deciso se accettare l’offerta, ma avrebbe già ricevuto sostegno militare da milizie libiche molto vicine al gruppo Wagner.

Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo Wagner (AP Photo)

Prigozhin ha personalmente smentito, attraverso il suo canale Telegram, queste indiscrezioni, dicendo che il gruppo da anni non opera in Sudan, ma offrendosi come possibile mediatore fra le due parti in causa: ha legami anche con il presidente Burhan. Il ruolo potenzialmente notevole di Wagner nel conflitto e i legami del suo fondatore Prigozhin con entrambe le fazioni sono un buon esempio della penetrazione della compagnia di mercenari russa in Africa.

– Leggi anche: Mercenari o contractor?

Secondo i rapporti del ministero della Difesa americano divenuti pubblici il gruppo in circa cinque anni ha saputo inserirsi come attore politico in tredici paesi, sfruttando anche il disimpegno americano durante l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, nonché crescenti sentimenti negativi nei confronti della Francia, che aveva forti influenze e interessi in alcuni paesi africani. La lista degli stati che hanno relazioni con Wagner comprende Libia, Eritrea, Sudan, Sud Sudan, Algeria, Mali, Burkina Faso, Camerun, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Madagascar, Mozambico e Zimbabwe.

Gli emissari della Wagner (spesso lo stesso Prigozhin, che in questi anni ha viaggiato molto nelle capitali del continente), offrono addestramento militare, vendita di armi e repressione delle opposizioni, siano esse tribali, jihadiste o politiche. Forniscono alle élite politiche o militari mezzi per esportare capitali all’estero e condizionano l’opinione pubblica locale con campagne di disinformazione via social, sfruttando troll e fake news.

In cambio di tutte queste operazioni e del sostegno a regimi dittatoriali chiedono l’accesso allo sfruttamento delle risorse naturali (oro, diamanti, terre rare, petrolio, uranio, litio) e la creazione di rapporti politici duraturi, compreso l’appoggio alle politiche e agli interessi russi. Uno degli effetti già ottenuti è stato il voto del 24 febbraio alle Nazioni Unite, che chiedeva l’immediato ritiro della Russia dall’Ucraina: due dei cinque voti contrari sono stati di Eritrea e Mali, 15 delle 32 astensioni erano di paesi africani.

Una manifestazione pro-Russia a settembre 2022 in Mali (AP Photo/File)

Il gruppo Wagner è particolarmente attivo in Mali, dove ha alimentato il già presente risentimento nei confronti della presenza di contingenti francesi, che hanno poi annunciato il ritiro dall’area nel 2021. I mercenari russi forniscono supporto militare alla giunta militare al potere in Mali dopo due colpi di stato in meno di un anno (2020 e 2021), soprattutto nel contrasto dei gruppi jihadisti che operano nella regione del Sahel: qui si sono resi colpevoli, secondo osservatori internazionali e Nazioni Unite, di numerose violazioni dei diritti dell’uomo.

La presenza russa in Mali, che secondo gli annunci del ministro degli Esteri Sergei Lavrov è destinata ad aumentare, si aggiunge a quella in Repubblica Centrafricana, dove i mercenari della Wagner presenti sono oltre 1.800: sono intervenuti nel paese la prima volta nel 2017, ufficialmente per fornire addestramento militare, durante la guerra civile iniziata nel 2013, ma sono rimasti nel paese anche dopo la firma degli accordi di pace del 2019. Anche qui sono accusati di esecuzioni sommarie di massa, detenzioni arbitrarie, violenze sessuali, saccheggi, sparizioni forzate e torture durante gli interrogatori.

Immagini che mostrano mercenari della Wagner che seppelliscono dei corpi nei pressi di una base militare (French Army via AP)

Una nuova area di possibile influenza del gruppo è il Ciad: mercenari della Wagner starebbero armando e addestrando gruppi di ribelli, nell’intento di organizzare un’insurrezione contro il governo di Mahamat Idriss Déby, figlio del presidente Idriss Déby ucciso dai ribelli nell’aprile 2021.

Il gruppo è presente anche in Libia: qui è stato accusato dal governo italiano di governare i flussi migratori nell’intento di destabilizzare l’Europa, ma non esistono conferme del numero di mercenari realmente presenti nel paese e il generale libico Haftar, sostenuto dai russi, non controlla direttamente le zone di costa da cui partono le imbarcazioni dei migranti diretti in Italia.

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