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  • Venerdì 14 aprile 2023

Le ipotesi sulla sospensione di “Non è l’Arena”

La trasmissione condotta da Massimo Giletti non andrà più in onda, e non sono chiari i motivi: intanto l'antimafia indaga sulle partecipazioni di Salvatore Baiardo

Una puntata della trasmissione Non è l'Arena di Massimo Giletti (ANSA/ANGELO CARCONI)
Una puntata della trasmissione Non è l'Arena di Massimo Giletti (ANSA/ANGELO CARCONI)
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Giovedì un comunicato di La7 ha annunciato l’immediata e inattesa interruzione della trasmissione televisiva Non è l’Arena, in cui il conduttore, Massimo Giletti, negli ultimi mesi si era occupato più volte di mafia e dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro. L’azienda non ha comunicato le ragioni della scelta, inattesa anche per lo stesso conduttore e per la società Fremantle, che produce la trasmissione. Sui motivi che hanno portato alla decisione, dai tempi e dai modi piuttosto insoliti, circolano due ipotesi.

Inizialmente si riteneva che La7, televisione di proprietà di Urbano Cairo, avesse deciso la sospensione del programma per via di un possibile passaggio di Giletti alla Rai, a partire dal prossimo autunno. Quello di Giletti sarebbe stato un ritorno, visto che lavorò in Rai dal 1988 al 2017. I quotidiani Repubblica e Domani, però, venerdì hanno ipotizzato che un ruolo nella vicenda potrebbe averlo un’indagine della direzione distrettuale antimafia sulla partecipazione a Non è l’Arena di Salvatore Baiardo, un uomo che in passato aveva aiutato i mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano nella loro latitanza nel Nord Italia. I magistrati stanno indagando in particolare sui pagamenti effettuati dalla trasmissione a Baiardo: la loro ipotesi è che una parte dei 48.000 euro pattuiti sia stata versata in nero.

Salvatore Baiardo, che negli anni Novanta aveva scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento e riciclaggio di denaro, era stato ospite di Non è l’Arena una prima volta un paio di mesi prima dell’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro. In quella circostanza aveva alluso alla possibilità che Messina Denaro venisse arrestato come parte di un accordo fra Stato e mafia, perciò due mesi dopo l’intervista circolò molto, e successivamente Giletti lo ha nuovamente invitato alla trasmissione, più volte.

Baiardo non è considerato particolarmente attendibile, nel corso degli anni ha fatto molte rivelazioni e accuse mai confermate, ma quelle dichiarazioni sono finite al centro delle indagini: Repubblica scrive che poche ore prima che La7 decidesse la sospensione del programma è stato perquisito dagli agenti della Dia, la Direzione investigativa antimafia.

Giovedì Giletti e la casa di produzione Fremantle hanno smentito pagamenti in nero a Baiardo, nonché di essere stati oggetto di perquisizioni o interrogatori. Hanno invece confermato che Baiardo abbia ottenuto un compenso regolare, con emissione di fattura, per la sua presenza in studio. Il pagamento degli ospiti è una pratica piuttosto consueta nelle trasmissioni televisive ed è stata confermata dallo stesso Baiardo a Domani. Baiardo ha invece detto che i rapporti con Giletti si sono «incrinati per altre questioni» e in un video su TikTok ha fatto pubblicità a un libro in uscita e ha preannunciato partecipazioni ad altre trasmissioni, forse delle reti Mediaset.

Il conduttore e giornalista Massimo Giletti (Foto Roberto Monaldo/LaPresse)

Non è quindi certo che la chiusura del programma sia legata all’indagine della Dia, in corso almeno da dicembre. Il giornalista Massimo Giletti è però stato ascoltato come testimone almeno due volte, scrive sempre Repubblica, una il 19 dicembre 2022 riguardo all’intervista in cui Baiardo parlava del possibile arresto e una il 23 febbraio scorso, dopo alcune frasi pronunciate in trasmissione che lasciavano intendere di aver ricevuto pressioni per non occuparsi dell’argomento.

In questi giorni si è parlato di Giletti anche per un suo possibile passaggio alla Rai dalla prossima stagione televisiva. Il governo di destra sta valutando un rinnovamento dei palinsesti ed è nota la stima dell’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, nei confronti del conduttore. L’ipotesi, anche in questo caso non confermata, è che questa prospettiva, in aggiunta ai problemi di costi e di raccolta pubblicitaria che ha il programma, avrebbero spinto l’editore Urbano Cairo a sospendere la trasmissione.